Un Lockdown di fatto per i no vax, con green pass rafforzato anche per le attività di commercio al dettaglio, pur su base federale. Il Covid non allenta la presa sulla Germania, la variante Omicron fa paura, per questo a Berlino provano a correre ai ripari. Ad annunciare il pacchetto di misure in conferenza stampa, dopo l’incontro Stato-lander, Angela Merkel, agli sgoccioli della sua esperienza da cancelliera tedesca: «Cultura e tempo libero a livello nazionale saranno aperti solo a coloro che sono stati vaccinati o guariti». Discorso identico per l’ingresso all’interno di negozi di beni non essenziali. L’obiettivo dichiarato senza mezzi termini è «spezzare la quarta ondata», i cui effetti si sono già manifestati su ospedali al collasso e reparti di terapia intensiva costretti a far traslocare i pazienti più gravi. Oggi alla popolazione si chiede «un atto di solidarietà nazionale» e l’esempio va cercato fuori dai confini nazionali: «Mi sentirei meglio se fossimo in una situazione come quella dell’Italia», ha detto Merkel in relazione al numero dei contagi.
Covid, la Germania verso l’obbligo vaccinale da febbraio
Ma non è tutto perché all’orizzonte è sempre più delineata la sagoma dell’obbligatorietà vaccinale, a proposito della quale verrà avviato un dibattito parlamentare. Qualora l’esito fosse favorevole, il provvedimento potrebbe entrare in vigore già nel prossimo mese di febbraio. E così dovrebbe essere, almeno stando alle parole di Olof Scholz, successore di Merkel, fiducioso sull’efficacia e l’approvazione della misura. Dietro l’ottimismo, l’apertura sul tema manifestata dal leader dei liberali Christian Lindner, destinato nell’ormai imminente esecutivo a ricoprire la carica di ministro delle Finanze: «Lo dico chiaramente, io vado nella direzione dell’obbligo», ha dichiarato al quotidiano Bild.
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Indirettamente collegata al contenimento della pandemia e al carico sugli ospedali, è arrivata anche la disposizione sul divieto di vendita di fuochi d’artificio in vista della notte di Capodanno. Un provvedimento che ricalca quello già varato lo scorso anno. E se i dati lasciano aperto lo spiraglio della speranza, la guardia non può assolutamente essere abbassata. In calo per il terzo giorno consecutivo, infatti, l’incidenza dei contagi si attesta – come riportato dal Robert Koch Institute – a 439,2 ogni centomila abitanti. Ieri era di 442,9, appena un mese fa a 154,5. Un indice piuttosto chiaro di come in questa battaglia non ci sia spazio per tirare il fiato.
Svizzera, il governo propone mascherine al chiuso e green pass nelle riunioni private con dieci persone
Non se la passa meglio la Svizzera alle prese con un netto incremento dei positivi e un tasso di vaccinazione nella popolazione di circa il 65 per cento. Nel rapporto settimanale stilato dall’Ufficio federale della sanità pubblica, si legge che nella settimana tra il 22 e il 28 novembre tra il Paese elvetico e il Liechtenstein il numero di nuove infezioni è stato di 51.440, circa tredicimila in più rispetto alla settimana precedente (38.114), con un incidenza ogni centomila abitanti passata da 437,6 a 590,6. Preoccupanti anche i capitoli inerenti le terapie intensive e i ricoveri, schizzati rispettivamente da 150 a 195 e da 420 a 498. Raddoppiati in sette giorni i morti, 101 contro 57. A ciò si aggiunge la carenza di organico, per compensare la quale alcune cliniche hanno pensato a un premio di ottomila euro destinato a chi riesce a reperire medici e infermieri. In questo scenario trovano giustificazione le possibili, nuove restrizioni del governo, che dopo aver incassato l’approvazione tramite referendum sull’utilizzo del Green pass ha proposto che il certificato verde sia necessario per riunioni private con almeno dieci persone.
#CoronaInfoCH Stato: 02.12.
102 ospedalizzazioni in più rispetto a ieri, 951 ospedalizzazioni negli ultimi 14 giorni. Occupazione UTI: 82,1%
9546 casi confermati in laboratorio in più rispetto a ieri. Tasso di riproduzione Re (19.11.2021): 1,27https://t.co/TYjML63Q58 pic.twitter.com/3j47KwikR7— BAG – OFSP – UFSP (@BAG_OFSP_UFSP) December 2, 2021
Ma anche che nelle scuole vengano effettuati tamponi a tappeto e nei locali chiusi sia indossata la mascherina. Tutto, però, rimane confinato al campo delle ipotesi. La forma di governo prevede infatti che sull’introduzione delle norme l’ultima parola spetti ai cantoni. Per tale ragione, nonostante l’impennata dei casi, rimane difficile una riproduzione del modello austriaco, complice, tra gli altri, l’opposizione della categoria dei ristoratori, tra le più influenti in Svizzera. Questa nelle ultime ore ha incassato le disdette di numerose prenotazioni, soprattutto legate a cene aziendali. Proprio ai clienti, con un accorato appello si è rivolto il vice-presidente di Gastrosuisse, Massimo Suter: «Niente panico, abbiamo bisogno di voi, ne va della nostra sopravvivenza e della sorte del nostro personale». A Basilea, però sono già stati accertati due casi di variante Omicron, ecco perché il monito dell’università di Berna pare viaggiare su binari decisamente diversi: «Le misure contro il diffondersi del Coronavirus devono essere prese prima che i reparti di terapia intensiva degli ospedali siano pieni. La probabilità di sopravvivenza dei pazienti cala a partire da un’occupazione del 70 per cento».