Quasi ogni Paese si vanta di avere un emulo di Steve Jobs. La Germania è quello che con grande probabilità offre davvero il modello più vicino: Hasso Plattner, fondatore di Sap, colosso dell’informatica, che oggi ha oltre 100mila dipendenti sparsi in tutto il mondo e vale oltre 150 miliardi di dollari, al 27esimo posto nel 2021 nella classica delle maggiori tech company, guidata da Apple con oltre 2.700 trilioni (dati Companiesmarketcap, dicembre 2021).
Plattner, patrimonio da 8,5 miliardi
A 77 anni suonati Plattner è ancora al vertice della società, eccentrico manager che un paio di anni fa ha annunciato di voler lasciare la Germania nel caso arrivasse una tassa patrimoniale. Ovviamente è rimasto e rimarrà per sempre, a meno che il nuovo governo di centro-sinistra di Olaf Scholz voglia fare qualche sorpresa, a lui e agli altri miliardari dell’industria tedesca. In realtà, in fatto di patrimoni, Plattner, con 8,5 miliardi, è nelle posizioni di rincalzo, dietro le grandi dinastie teutoniche, in ordine sparso, tra gli Allbrecht (Aldi, grande distribuzione), i Quandt (Bmw, auto) e altri giganti come Dieter Schwarz (Lidl, grande distribuzione) o Klaus Michael Kühne (Kühne + Nagel, logistica).
La fondazione di Sap GmbH nel 1972
La storia di Hasso Plattner comincia nella Berlino del Terzo Reich ormai al suo epilogo. Nato nella capitale tedesca del 1944, figlio di un medico oculista arrivato da Sibiu, in tedesco Hermannstadt, in quella parte di Romania che fino al 1918 appartenne all’impero austro-ungarico, è cresciuto nella parte ovest di Berlino e dopo la maturità nel 1963 ha studiato Università di Karlsruhe iniziando poi la carriera nel 1968 alla Ibm. Quattro anni dopo, nel 1972, ha fondato con un gruppo di amici la Sap, guidando prima il dipartimento di tecnologia per poi assumere la guida che mantiene sino ad oggi. Non era l’ormai leggendario garage di Jobs a Los Altos nel 1976, era comunque un paese di provincia nel Baden Württenberg, poco distante dalle industrie di Mannheim, dove aprì il primo ufficio. Il quartier generale della Sap GmbH fu spostato nel 1977 a Walldorf, poco distante, già famosa per aver dato i natali a Johann Jakob Astor, i fondatore della catena degli hotel Waldorf-Astoria, e per le Waldorf-Schulen, le scuole libere inventate da Rudolf Steiner.
Le partnership con Apple e Google
Gli anni Settanta furono quelli della produzione dei primi software per industrie e aziende, gli Ottanta quelli della quotazione in Borsa a Francoforte, nei Novanta ci fu la crescita esponenziale che portò Sap a competere con gli statunitensi di Ibm e Oracle. Gli ultimi vent’anni sono stati segnati da acquisizioni in Europa e negli Stati Uniti e da partnership strategiche con Apple e Google. Alla regia sempre Plattner, con la collaborazione dei vari ceo operativi che si sono succeduti, da Hennig Kagermann a Bill McDermott per finire con Christian Klein arrivato lo scorso anno.
Le accuse di spionaggio industriale
Un’ascesa costante da quasi quarant’anni, segnata però da alcuni punti oscuri, se sono veritiere le ricerche di alcuni media tedeschi che la scorsa estate hanno pubblicato documenti interni secondo cui già dagli anni Novanta la Sap avrebbe spiato la concorrenza. Plattner ha barato? Forse, ma per ora si sa solo che una cooperazione tra Sap e l’università di Mannheim, che avrebbe dovuto esaminare software di diverse aziende in maniera indipendente, si sarebbe trasformata invece in una porta girevole in cui la società di Walldorf sarebbe entrata in possesso dei segreti altrui. Il tutto nonostante i dipartimenti legali di Sap avessero avvertito della delicata questione.
L’attività filantropica di Hasso Plattner
Dietro la questione è calato comunque il silenzio e Hasso Plattner non sembra preoccuparsene più di tanto, sempre molto impegnato nella sua attività di mecenate. Attraverso l’omonima fondazione, nata nel 2015, è diventato uno degli attori principali sul palcoscenico filantropico. A Potsdam, alle porte di Berlino, ha finanziato la ricostruzione nel 2017 di Palazzo Barberini, costruito nella seconda metà del Settecento sul modello di quello romano e distrutto nel 1945. Per la primavera del 2022 è annunciata l’apertura del Minsk, il nuovo museo realizzato sulle ceneri del complesso ricreativo che prima della caduta del Muro era l’attrazione della città, speculare al Potsdam nella capitale dell’allora Repubblica sovietica di Bielorussia. All’interno di entrambi i musei parti delle varie collezioni di Plattner, che vanno dall’impressionismo francese all’arte della vecchia Germania Est.