Ci sono due partiti nel parlamento tedesco che non sono mai stati a governo: l’Alternative für Deutschland (AfD) e Die Linke. I primi sono i più giovani, fondati nel 2013 e solo dal 2017 al Bundestag, e rimarranno ancora per un bel po’ fuori dai giochi: sono i nazionalpopulisti della destra xenofoba con cui nessuno vuole allearsi. I secondi sono invece gli eredi della SED, il partito unico della vecchia DDR. In questi 30 anni hanno cambiato un paio di volte nome e si sono fusi con la WASG, costola della socialdemocrazia (SPD) radicale fuoriuscita dalla casa madre a metà degli Anni 2000. Gli ex comunisti hanno anche raggranellato qualche successo a livello regionale, soprattutto nella parte orientale del Paese, dove governano in Turingia, e sognano ora di formare un governo rosso-rosso-verde insieme con SPD e Grünen.
Janine Wissler e Diemtar Bartsch dietro ai Verdi di Annalena Baerbock
Fantapolitica? Forse non del tutto, a partire dal fatto che i numeri, prendendo per buoni in sondaggi di questi giorni, lo consentirebbero. Al voto di quattro anni fa la Linke aveva superato il 9 per cento, davanti ai Verdi, ma la sera del 26 settembre il partito che ha lanciato in corsa la coppia formata da Janine Wissler e Diemtar Bartsch rimarrà sicuramente dietro alla formazione di Annalena Baerbock, proiettata oltre il 15 per cento. Il risultato finale, soprattutto la gara tra conservatori e socialdemocratici per il primo posto, decreterà quali alleanze saranno davvero possibili e se i desideri della sinistra radicale avranno una base concreta. Intanto, per una decina di giorni, Die Linke può continuare ancora a sognare.

La sfida con l’AfD per i Land orientali
Il duello a distanza è proprio con l’altra formazione estrema, la AfD, con la quale la Linke si contende soprattutto l’elettorato delle regioni orientali. Secondo uno dei leader storici della sinistra post DDR, Gregor Gysi, è proprio il suo partito che dovrebbe rappresentare con forza i Land orientali per favorire il cambiamento a Berlino. A oltre 30 anni dalla caduta del Muro la Germania è ancora divisa e se fino a pochi anni fa la protesta e la nostalgia erano canalizzate a sinistra, da un quinquennio il timone è passato a destra. Purtroppo per Gysi, politico eloquente e raffinato, ormai quasi un quarto dei tedeschi dell’Est vota per i rumorosi populisti che vogliono picconare l’intero sistema dietro lo slogan “Merkel muss weg”, la cancelliera deve andarsene.

Il progetto di una coalizione con la Spd di Olaf Scholz
Angela Merkel non sarà in ogni caso alla guida del prossimo governo tedesco, dato che ha già passato il testimone al delfino Armin Laschet, che è però sta rischiando di affondare. Per Gysi al Kanzleramt dovrebbe finire il socialdemocratico Olaf Scholz, con il supporto di Baerbock e della sinistra. Al di là dei numeri, ci sarebbero anche punti condivisibili in una coalizione rosso-rosso-verde, che se in politica interna potrebbe avere una base più solida sul criterio della solidarietà che accomuna SPD e Grünen, per quella estera avrebbe bisogno di maggiore collante. È forse per questo che Gysi e compagni hanno smorzato leggermente i toni su uno dei punti chiave del loro programma, la forte opposizione alla Nato, che rimane per i possibili alleati una questione comunque indiscutibile. Il disastro occidentale in Afghanistan ha fornito qualche freccia in più all’arco pacifista della sinistra tedesca, ma alla fine dei conti gli elettori in Germania sono abituati a prendere le loro decisioni lasciando stare le questioni esterne.

La battaglia dunque si combatte per la Linke in casa propria: il doppio misto che ha condotto la campagna elettorale, una donna dell’Ovest, Wiessler e un uomo dell’Est, Bartsch, è speculare a quello della Afd (Alice Weider e Tino Chrupalla) e resta da vedere chi uscirà vincitore nelle circoscrizioni orientali. La destra ha solo la possibilità di rimpinguare il bottino, anche se sarà difficile replicare l’exploit del 2017; la sinistra radicale può aspirare a una percentuale che la tenga dentro il Bundestag (superiore al 6 per cento) e le consenta almeno in teoria di coalizzarsi con i moderati. L’elettorato tedesco pare orientato al cambiamento, anche se non così radicale, ma l’Unione di Merkel e Laschet negli ultimi giorni ha iniziato a sventolare lo spettro di un’alleanza rosso-rosso-verde, segnale del timore che quella vecchia volpe di Gysi possa, nonostante tutto, avere ragione.