Addio a Gerardo Bianco, storico esponente della Democrazia Cristiana morto all’età di 91 anni. Deputato alla Camera per nove legislature, dal 1968 al 2006, è stato anche ministro della Pubblica Istruzione dal 27 luglio 1990 al 13 aprile 1991 nel governo Andreotti VI. Alla base del decesso un improvviso peggioramento dopo un intervento subito.
Gerardo Bianco morto a 91 anni
Nato nel 1931, la sua carriera politica è iniziata all’interno del partito di ispirazione democratico-cristiana. Oltre ad essere stato eletto in Parlamento tra le sue fila, è stato anche segretario provinciale di Avellino, capogruppo a Montecitorio (dal 1979 al 1983 e dal 1992 al 1994) e vicepresidente della Camera (dal 1987 al 1990). Dopo la fine della DC, travolta dall’inchiesta di Mani pulite e dal processo per mafia a carico di Andreotti, ha fatto parte del Partito Popolare Italiano (di cui è stato segretario e presidente nonché eurodeputato) fino al passaggio nella Margherita di Francesco Rutelli e nella Rosa per l’Italia di Tabacci e Baccini. Dopo quell’esperienza non ha più aderito a nessun partito, pur rimanendo fermamente convinto della necessità di una forza politica di ispirazione cattolica.

Tra le ultime cariche ricoperte quella di presidente dell’Associazione Nazionale degli ex parlamentari, che conta oltre 1.500 parlamentari cessati dal mandato di ogni schieramento politico, e dell’Associazione nazionale per gli interessi del Mezzogiorno d’Italia. Da sempre grande studioso, latinista, è stato inoltre condirettore della Enciclopedia oraziana presso l’Istituto della Enciclopedia Italiana.
Il cordoglio della politica
Appresa la notizia della morte, l’ex segretario nazionale della DC per le Autonomie Gianfranco Rotondi si è così espresso: «É stato un maestro impareggiabile, il migliore dei democristiani, anche nel dissenso. La sua storia è stata quella di un grande uomo di libertà. Per me è un momento di dolore assoluto che mi unisce alla famiglia e alla comunità di amici che non lo ha mai lasciato solo».

Queste invece le parole di Dario Franceschini, che con lui ha condiviso le esperienze nel PPI e ne La Margherita: «Gerardo Bianco era un uomo libero, colto, coraggioso, buono. Senza di lui non sarebbe nato l’Ulivo e soffriva che questo non gli fosse pienamente riconosciuto. Era antico e moderno insieme, custode della nobiltà della politica ma capace di capire il nuovo. Uno dei Grandi della Democrazia cristiana. Per me un amico e un maestro. Ciao Gerardo».