Direttore: Paolo Madron
  • Economia e Finanza
  • Politica
  • Tecnologia e Innovazione
  • Attualità
x
  • Attualità
    • Cronaca
    • Gossip
    • Web
  • Cultura e Spettacolo
    • Arte
    • Cinema
    • Design
    • Libri
    • Moda
    • Musica
    • Serie Tv
    • Teatro
    • Tv
  • Economia e Finanza
    • Aziende
    • Lavoro
  • Politica
    • Europa
    • Italia
    • Mondo
  • Salute e Benessere
    • Beauty
    • Fitness
    • Food & Beverage
    • Medicina
    • Sanità
    • Wellness
  • Sport
    • Altri Sport
    • Calcio
    • Motori
  • Tecnologia e Innovazione
    • App
    • Device
    • Domotica
    • Gaming
    • Sostenibilità
  • Chi Siamo
  • Scrivono per noi
  • Tag
  • Feed
  • Privacy Policy
  • Cookie Policy
  • Mondo
Wargame

Cosa lega le proteste in Georgia e in Moldavia

Le proteste filo-occidentali guidate dal Movimento nazionale unito dell’ex presidente Saakasvili a Tbilisi e quelle pro Russia in Moldavia, con le dovute differenze, hanno un denominatore comune: il braccio di ferro tra Usa e Russia nelle diverse aree di influenza. Una contrapposizione accentuata dalla guerra in Ucraina. L’analisi.

13 Marzo 2023 18:0113 Marzo 2023 18:06 Stefano Grazioli
Cosa lega le proteste in Georgia e in Moldavia

Le recenti proteste in Georgia sono speculari, pur con le dovute differenze, a quelle in Moldavia, ma a parti invertite. A Tbilisi c’è un governo, democraticamente eletto, che viene accusato di essere filorusso e per questo la piazza protesta a gran voce, vuole il cambiamento, appoggiata in sostanza dall’Unione Europea e dagli Stati Uniti; Mosca accusa l’Occidente di voler destabilizzare la piccola repubblica del Caucaso. A Chisinau il governo è invece filoccidentale, anche qui democraticamente eletto, e per le strade invece scende a protestare l’opposizione vicina alla Russia, accusata a sua volta da tutti di pianificare un colpo di stato. I modelli non sono certo nuovi, visti nel corso degli ultimi decenni in varie repubbliche ex sovietiche, a partire dall’Ucraina, passata dalla rivoluzione arancione filoccidentale del 2004, naufragata cinque anni dopo con l’elezione, democratica, di Victor Yanukovich del 2010, destituito nel 2014 in quello che a Mosca è stato definito appunto un golpe. Poi sono arrivati l’annessione della Crimea, la guerra nel Donbass e nel 2022 l’invasione russa.

Cosa lega le proteste in Georgia e in Moldavia
Proteste davanti al Parlamento georgiano a Tbilisi (Getty Images).

La parabola di Saakashvili e la democracy promotion targata Usa

La Georgia è stata la prima delle repubbliche ex sovietiche a essere teatro di una rivoluzione colorata, quelle delle rose, avvenuta nel 2003, che portò allora alla presidenza di Mikhail Saakashvili, sostenuto apertamente dagli Usa. Allora i rapporti tra Stati Uniti e Russia erano ancora relativamente distesi, sull’onda della collaborazione nella lotta al terrorismo dopo gli attentati dell’11 settembre 2001, e se a Mosca Vladimir Putin stava ancora prendendo le misure durante il suo primo mandato al Cremlino, a Washington stava iniziando la fase della ricerca dei regime change nei Paesi ex Urss, oltre che dall’Afghanistan all’Iraq. A Tbilisi con Saakashivili si compì dunque il primo atto di una strategia ben precisa, mascherata da quella della cosiddetta democracy promotion che ha coinciso più che altro con gli interessi nazionali statunitensi. La Georgia del 2003 non era però, al pari delle altre repubbliche caucasiche e dell’Asia centrale sino al 1991 sotto l’ombrello russo, una democrazia compiuta. Era appena uscita dalle guerre civili indipendentiste in Abcasia e Ossezia all’inizio degli Anni 90, ferite mai rimarginate, che hanno poi costituito la base per la guerra del 2008 e l’intervento russo. Saakashvili, all’inizio grande alfiere della democrazia, poi vittima di se stesso con l’involuzione autoritaria che l’ha visto prima scatenare gli attacchi nei territori abcasi e ossetini ai quali la Russia ha risposto invadendo mezzo Paese, poi la repressione interna, è stato costretto all’opposizione e in seguito accusato di vari crimini e perseguito dalla giustizia georgiana. Mentre così in patria i filoamericani venivano sostituiti negli scorsi 10 anni dall’élite più moderata, e più accondiscendente verso la Russia, guidata dall’oligarca Bidzina Ivanishvili, Saakashvili prendeva la strada dell’esilio negli Usa poi in Ucraina, facendo tra l’altro il governatore di Odessa, per rientrare a Tbilisi nel 2021, quando è stato arrestato.

Cosa lega le proteste in Georgia e in Moldavia
Il leader di opposizione ed ex presidente georgiano Mikhail Saakashvili (Getty Images).

Gli interessi di Russia e Usa in Moldavia, Caucaso e Asia centrale

Le proteste del 2023 sono guidate dal Movimento nazionale unito, fondato appunto nel 2001 da Saakashvili, che dal 2012 è all’opposizione e pare non voler aspettare le elezioni del prossimo anno per ritornare al potere. La strada delle rivoluzioni di piazza è ancora quella preferita dai partiti di opposizione, non solo georgiani, secondo il noto schema che trasforma una protesta, anche legittima e legata inizialmente a una questione precisa (la legge sugli agenti stranieri a Tbilisi, la situazione economica a Chisinau, la mancata firma dell’Accordo di associazione con Bruxelles a Kyiv) nel diritto di cambiare governo senza rispettare gli appuntamenti elettorali. Tutto già visto, con i ruoli intercambiabili, tra rivoluzioni e controrivoluzioni che a seconda della prospettiva vengono definite o colpi di stato turbolenti o legittimi passaggi di potere democratici. In questo contesto, che parte dalle situazioni specifiche interne, si inseriscono sempre gli interessi di Russia e Occidente, che non sono mai spettatori, ma attori interessati, ciascuno secondo le proprie caratteristiche. La guerra in Ucraina ha ulteriormente accentuato la contrapposizione sui palcoscenici che vanno dall’Europa (Moldavia) al Caucaso (Georgia) all’Asia centrale (Kazakistan), dove la competizione per le sfere di influenza è maggiormente evidente.

Cosa lega le proteste in Georgia e in Moldavia
Proteste a Chisinau a sostegno del partito di opposizione Sor (Getty Images).

 

Tag:Crisi ucraina
Una carriera lunga 60 anni quella di Gina Rovere attrice affermata degli anni '60 che in tempi recenti ha prestato il volto anche a fiction di successo
  • Cultura e Spettacolo
Gina Rovere: età, marito, biografia e film dell’attrice
Dalle riviste di avanspettacolo al grande cinema italiano degli Anni 60. Una carriera lunga più di mezzo secolo in cui è stata diretta dai più grandi registi del panorama nazionale.
Gerarda Lomonaco
Mara Venier è andata dai Carabinieri dopo gli insulti ricevuti sul profilo Mediaset e ha detto che si aspetta delle scuse.
  • Gossip
Mara Venier dai Carabinieri dopo gli insulti sul profilo Mediaset: «Aspetto scuse private»
Mara Venier ha postato sul suo profilo Instagram delle foto in caserma dei Carabinieri e ha dichiarato che ora si aspetta delle «scuse private» da Mediaset
Claudio Vittozzi
Alessandra Mussolini chi è: carriera e vita privata
  • Gossip
Alessandra Mussolini: età, marito, figli e cosa fa oggi
Recentemente ha partecipato a Tale e quale show. Si è separata dal marito nel 2013 dopo la scandalo che lo aveva coinvolto.
Alice Bianco
Nasce a Torino il Death Café, diffuso in tutta Europa
  • Attualità
Death Cafè arriva per la prima volta a Torino: cos’è
Il format è nato nel 2011 a Londra e si è diffuso in tutta Europa. Un'altra decina di città in Italia ospita questi particolari caffé.
Alice Bianco
Kyiv, il metropolita Pavel agli arresti domiciliari: è accusato di incitare alla discordia e di lavorare per la Russia.
  • Attualità
Kyiv, il metropolita filorusso Pavel agli arresti domiciliari
Il vicario del monastero delle Grotte di Kyiv, "numero due" di Onufry, è accusato di incitamento alla discordia e di lavorare per la Russia.
Redazione
Ucraina, la battaglia del Monastero delle Grotte di Kyiv contro lo sfratto
  • Attualità
Fedeli alla linea
Centinaia di parrocchiani e monaci hanno impedito lo sfratto dal Monastero delle Grotte, centro della Chiesa ortodossa ucraina legata al Patriarcato di Mosca. Che il governo di Kyiv da mesi accusa di essere fiancheggiatrice e spia di Mosca, nonostante la presa di distanza da Putin e Kirill.
Redazione
Pussy Riot, la fondatrice Nadya Tolokonnikova nella lista dei ricercati in Russia
  • Attualità
Pussy via
Mosca ha inserito Nadya Tolokonnikova, co-fondatrice delle Pussy Riot, nella lista dei più ricercati in Russia. Lei risponde su Instagram con il dito medio: «Oopsie». Mandato d'arresto anche per l'ex marito che come lei vive all'estero.
Fabrizio Grasso
  • Chi Siamo
  • Scrivono per noi
  • Tag
  • Feed
  • Privacy Policy
  • Cookie Policy
Nielsen Digital Measurement Privacy Policy

Tagfin Srl Sede Legale: Via dell'Annunciata, 7 – 20121 Milano

Numero di partita IVA e numero d’iscrizione al Registro Imprese 11673800964 del Registro delle Imprese di Milano.

Registrazione della testata giornalistica Tag43 presso il Tribunale Ordinario di Milano, n. 100 del 23 Aprile 2021