Scoppia il caso legato a un post su VKontakte, il Facebook russo, pubblicato e poi cancellato dall’ex presidente Dmitrij Medvedev. Sul profilo dell’ex premier si leggeva, prima dell’eliminazione, un post in cui si parlava di Georgia e Kazakistan, entrambe vecchie repubbliche sovietiche, come di «Stati artificiali». Una frase dura, poi cancellata. Il suo staff, attraverso le parole del portavoce Oleg Osipov, lo difende dicendo che il profilo sia stato hackerato. Ma sui social nessuno ci crede, soprattutto dopo le uscite di Medvedev degli ultimi mesi.

Medvedev contro Georgia e Kazakistan: «Profilo hackerato»
La difesa dell’ex presidente Medvedev parla di «profilo hackerato», ma intanto il post, online per dieci minuti, non è sfuggito ai media. L’attuale numero due in carica al Consiglio di Sicurezza non ha nascosto in questi mesi gli attacchi all’Occidente e alle ex repubbliche sovietiche. Per questo nessuno crede al profilo rubato. Nel post Medvedev diceva che non bisognava dubitare «che gli errori fatali commessi agli inizi degli anni Novanta sarebbero stati corretti». Poi si leggeva anche che Mosca «dopo aver liberato Kiev e i territori della Malorossija», sarebbe tornata grande perché «confini della nostra Madre Patria, si sa, non finiscono».
Osipov: «Le autorità si occuperanno di chi ha hackerato»
Il portavoce ha ribadito che il profilo è stato hackerato. «L’amministrazione di VKontakte e le autorità competenti si occuperanno di chi ha hackerato la pagina», ha spiegato ai media. Medvedev ha oltre 2 milioni di follower sul social e il post ha collezionato circa 2mila visualizzazioni prima della cancellazione. «Troppo perfino per lui», ha commentato la giornalista Ksenia Sobchak, commentando la notizia e dando credito all’ipotesi degli hacker. A ribattere è stata Ilja Lozovskij del progetto di investigazione sulla corruzione e sul crimine organizzato Occrp: «Non mi sembra plausibile. I social network russi scherzano che sia stato un post da ubriaco. Ma chi lo sa? Se non è stato un hackeraggio, è difficile capire quale sia il punto. Un messaggio ai nazionalisti intransigenti? Un “grido dell’anima” di cui si è pentito perché era andato troppo oltre? O che gli è stato ordinato di rimuovere? Chi sa più che cosa succede».
