Il più famoso romanzo di George Orwell, 1984, ormai è un libro prêt-à-porter, buono per tutte le stagioni, pro e contro la stessa causa. Quel futuro distopico immaginato da Orwell, quella dittatura della sorveglianza, dove ogni libertà di pensiero è cancellata, aveva due nemici precisi: il nazismo tedesco e lo stalinismo sovietico. Metteva in guardia dalle conseguenze dei regimi totalitari. Ma già da un po’ quel romanzo di 73 anni fa è uscito dalle sue stesse pagine, scippato al suo autore. Con la stessa tenacia è sbandierato di chi resiste a una dittatura e da chi vede complotti ovunque. Tutti lo tirano per la giacchetta, dai dissidenti russi ai ministri di Valdimir Putin, da Matteo Salvini a Giorgia Meloni, dai no-vax a Beppe Grillo, dai contestatori di Donald Trump e dai suoi stessi sostenitori.

In Russia dall’inizio dell’invasione le vendite di 1984 sono lievitate
A Ivanovo, 300 chilometri a nord-est di Mosca, l’imprenditore Dmitri Silin si era piazzato in una delle vie centrali con un tavolino pieno di copie di 1984, voleva distribuirlo gratuitamente ai passanti. È stato fermato dalla polizia e ora rischia seri guai con la giustizia. L’accusa è «discredito delle Forze armate». Le frasi di Orwell, infatti, sono diffuse dagli attivisti contrari alla guerra in Ucraina, che usano il romanzo per riconoscersi, per farne citazioni sui social quando ancora riescono ad aggirare la censura. Secondo i dati del quotidiano economico russo Vedomosti e del Guardian, dall’inizio dell’invasione dell’Ucraina, rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso, 1984 ha aumentato le sue vendite del 30 per cento nelle librerie e del 75 per cento online. Davanti a una tale ondata, il Cremlino ha deciso di adottare la filosofia delle arti marziali tanto cara allo judoka Putin: usare la forza dell’avversario contro l’avversario stesso. “Per molti anni abbiamo creduto che Orwell descrivesse gli orrori del totalitarismo, ma questo è uno dei più grandi falsi globali”, ha detto sabato 21 maggio in un discorso pubblico Marija Zakharova, portavoce del ministero degli Esteri russo. «Orwell attaccava il liberalismo e il modo in cui questo avrebbe portato l’umanità in un vicolo cieco». Così, d’improvviso, nella vulgata putiniana 1984 diventa una critica a tutto l’Occidente. Meno sottile il metodo dalla Bielorussia, che per arginare la diffusione del romanzo (stando al quotidiano Belarus Segodnya) ne ha da poco vietata la vendita.
In Usa Orwell citato sia dagli alleati sia dagli avversari di Donald Trump
Ma la forza virale di 1984 risiede nella sua aura di metafora pop, non serve nemmeno averlo letto, basta citarlo e diventa un oggetto contundente scagliato contro gli avversari politici. Nel 2017, dopo l’elezione di Donald Trump, il romanzo era schizzato nelle vendite anche negli Stati Uniti. Alcune frasi del neopresidente erano state definite dalla stampa «sinistramente orwelliane». Il fantasma del Grande Fratello si era risvegliato tra l’opinione pubblica, e l’editore Penguin aveva dovuto mettere in ristampa il romanzo a causa della nuova improvvisa domanda. Ma anche gli alleati di Trump avrebbero in seguito usato metafore orwelliane: per denunciare la chiusura dei profili social del loro amato The Donald e per condannare la mancanza di libertà d’espressione. 1984 di lotta e di governo, insomma, come da noi.

Da Salvini a Grillo, fino a Meloni: in Italia è gara di menzioni a 1984
«Togliamo la Polizia dalle strade e la trasformiamo in Psico-Polizia per controllare i condomini? Neanche George Orwell sarebbe arrivato a tanto, siamo alla follia, rileggiamoci 1984», aveva twittato Matteo Salvini il 12 ottobre 2020, quando l’esecutivo sfornava un Dpcm dopo l’altro per disciplinare feste e assembramenti. Un mese dopo, il Capitano mostrava sui social una mascherina nera con scritto Covid-19 che diventava Covid-1984: chiarendo ai suoi fan il riferimento a «un libro di George Orwell che sembra scritto ieri mattina». La mascherina in questione richiamava i cartelli e le magliette che si erano viste alle manifestazioni no vax, mentre Beppe Grillo aveva parlato di «immagini orwelliane» in relazione all’obbligo vaccinale, e mentre gli annunci serali di Giuseppe Conte erano stati paragonati a una «neolingua orwelliana». Nemmeno Giorgia Meloni aveva resistito a una citazione dello scrittore inglese. Nell’aprile 2020, quando s’era affacciata l’ipotesi di creare una task force contro le fake news, la leader di FDI aveva paragonato quella struttura al «Ministero della Verità» di 1984.

La profezia del “bipensiero”: la menzogna in vantaggio sulla realtà
Dunque ci siamo dentro tutti quanti? Dalla Russia agli Usa all’Italia è tutto una distopia? Se tutto è orwelliano, allora niente lo è. Potrebbe anzi avverarsi la profezia del “bipensiero”. È il meccanismo mentale che consente di ritenere vero un qualunque concetto e anche il suo contrario. «Nel farne uso si ammette di manipolare la realtà, ma con un novello colpo di bipensiero si cancella questa consapevolezza, e così via, all’infinito, con la menzogna in costante posizione di vantaggio rispetto alla verità»: sono parole di 73 anni fa, di George Orwell, in 1984.