«Che tu possa avere sempre il vento in poppa. Che il sole ti risplenda in viso e che il vento del destino ti porti in alto a danzare con le stelle». È stata annunciata con la più nota frase di Blow, il film ispirato alla sua vita e all’ascesa criminale, la morte di George Jung. Il celebre narcotrafficante americano, scomparso a 78 anni, era pilastro del cartello di Medellìn e uomo di fiducia di Pablo Escobar.
Figlio della middle class a stelle e strisce e della California degli anni della contestazione, la sua storia è stata una delle prime a inaugurare il filone cinematografico e televisivo dei cartel movie. Negli anni, il pubblico se ne è progressivamente innamorato, convincendo i registi ad attingere spesso e volentieri alle vicende dei più famosi protagonisti del narcotraffico.
Escobar, il Re della cocaina
Tra loro, spicca naturalmente Pablo Escobar. Originario della Colombia, il Re della Cocaina è passato alla storia come il più ricco criminale di sempre. Il suo patrimonio nei primi Anni 80 ammontava a 76 miliardi di dollari. Qualcosa in meno di un ventennio per mettere in piedi (e gestire) l’impero della droga più grande della storia. Le esportazioni giornaliere di cocaina superavano le 15 tonnellate e venivano dirottate negli Stati Uniti attraverso una rete di aerei e sottomarini. Numeri monstre, che gli regalano un posto d’onore nella classifica degli uomini più ricchi al mondo stilata da Forbes.
Con lui, il cartello di Medellín si impone così su quelli di Sinaloa, Calí e Guadalajara, almeno fino al 1991. È l’anno in cui Escobar decide di consegnarsi alle autorità colombiane per evitare l’estradizione negli Stati Uniti. Alla decisione seguono trasferimenti, tentativi di evasione, fughe e l’ultimo, grande inseguimento: quello che, nel 1993, gli costa la vita. Oltre alla celebre serie in tre stagioni Narcos, prodotta e distribuita da Netflix dal 2015 al 2017, El Patron è stato protagonista di pellicole come Escobar: Paradise Lost, uscita nel 2014 e Escobar – Il fascino del male, biopic che ripercorre la vita del boss, dall’ascesa alla morte, passando per la possibile estradizione e il rapporto con la giornalista Virginia Vallejo, prima amante, poi collaboratrice di giustizia.
El Chapo, un “bambino prodigio”
Seconda solo a Escobar in quanto a copertura cinematografica e televisiva, la storia di Joaquín “El Chapo” Guzmán con il narcotraffico inizia presto quando, ancora adolescente, entra a contatto coi grandi cartelli messicani. La sua è una scalata verso il potere abbastanza rapida: negli anni Ottanta gestisce i grossi flussi tra Stati Uniti e Messico, riuscendo a farsi apprezzare nel Cartello di Guadalajara. Diventerà uno degli uomini di fiducia del boss Felix Gallardo, il cui arresto si trasformerà nel suo definitivo trampolino di lancio.
Nel 1989, il Chapo è già nell’Olimpo dei signori della droga. Titolo che continua a difendere persino in prigione. Almeno fino al 2016, quando, dopo una serie di catture ed evasioni, viene arrestato per la terza volta e rinchiuso in un carcere di sicurezza in Colorado, dove attualmente sconta una condanna all’ergastolo. Accanto alle sue apparizioni in Narcos e al film sulla fuga, El Chapo: el escape del siglo, uscito nel 2016 e distribuito soltanto nelle sale messicane, il leader del cartello di Sinaloa vanta una serie monografica in tre stagioni co-prodotta da Netflix e Univision e andata in onda tra 2017 e 2018.
Frank Lucas, tra Vietnam e Harlem
Sicuramente meno noto di Escobar e El Chapo, Frank Lucas è passato agli onori della cronaca, oltre che per la fedina penale, per aver ispirato American Gangster, diretto dal regista Ridley Scott e interpretato da nomi di spicco come Denzel Washington e Russell Crowe. Coinvolto nel narcotraffico sin da ragazzino, appena sedicenne diventa autista e guardia del corpo di un noto malvivente di Harlem, Ellsworth Johnson detto Bumpy.
Lucas arriverà a guadagnare più di un milione di dollari al giorno, procurandosi la droga direttamente dal Vietnam. Eliminerà qualsiasi intermediario, ottenendo eroina di alta qualità a prezzi bassi. Dopo la cattura nel 1975 viene condannato a 70 anni di detenzione. Ne sconterà solo cinque, per l’apporto dato a un’indagine su un giro di poliziotti corrotti. Ma i guai non sono terminati, perché sorpreso nuovamente a spacciare, viene arrestato ancora. Uscito di prigione nel 1991 e pentito per le vicende del passato, collaborerà con la figlia per l’organizzazione Yellowbrickroads. Fino alla morte, avvenuta nel 2019.
Barry Seal, un pilota criminale
La parabola di Barry Seal, pilota e contrabbandiere statunitense, è al centro del film diretto da Doug Liman Barry “Seal – Una storia americana”, uscito nel 2017 e interpretato da Tom Cruise. Tra i più giovani piloti della Trans World Airlines, Seal inizia a operare nel contrabbando di marijuana alla fine degli anni Settanta, per poi passare alla ben più redditizia cocaina. Dopo l’arresto in Honduras, al rientro da un trasporto di droga dall’Ecuador e la successiva liberazione, inizia a collaborare con il cartello di Medellín e, sfruttando come base Louisiana e Arkansas, gestisce i traffici con aerei in partenza dalla Colombia e da Panama. Arrestato alla fine degli Anni 80, viene condannato a 10 anni di carcere e mette la sua testimonianza a disposizione della Dea, portando al fermo di numerosi narcotrafficanti colombiani.