Una storia fatta di generosità e di sincera commozione: protagonista, la famiglia di Stefano, 30enne di Genova, che, nel 2021, ha perso la vita a causa di un tumore desmoplastico. Il giovane, che durante l’alluvione che colpì la sua città, si distinse per la sua generosità come volontario, mettendosi a disposizione per aiutare a ripulire, era tra gli allora cosiddetti «angeli del fango». Dopo la perdita del figlio, la madre Laura, ha fondato un’associazione di supporto per i pazienti oncologici e le loro famiglie, chiamata S.T.E.F.A.N.O.

La madre del giovane scomparso dona i mobili a una vittima dell’alluvione
La madre di Stefano, di recente, ha pubblicato su Facebook un post in cui ha fatto sapere di voler donare i mobili della stanza di suo figlio a una famiglia colpita dalla tragedia. Dopo la condivisione, l’incrocio di vite con Andaz Aziz, 44enne, che vive a Sant’Agata sul Santerno da 5 anni. L’uomo, che da piccolo ha perso entrambe le gambe mentre fuggiva dalle persecuzioni del regime di Saddam Hussein, cammina grazie a delle protesi, danneggiatesi in maniera irreparabile, unitamente a quanto contenuto all’interno dell’abitazione, a seguito dell’alluvione che ha investito l’Emilia-Romagna il 16 maggio. Quando Laura ed Aziz si accordano, succede un altro piccolo miracolo: numerosi volontari genovesi si offrono per aiutare Laura sia a smontare che a trasportare i mobili.
«Non ho dubbi, mio figlio sarebbe corso in Romagna»
La madre di Stefano, in un’intervista al Corriere della Sera, ha affermato: «A volte credo che le cose non accadano per caso, la persona a cui andrà la stanza di Stefano è un uomo che ha perso le gambe per lo scoppio di una mina, e spesso l’amputazione degli arti è una tragedia in cui incorrono anche i malati di osteosarcomi. Un aspetto positivo di questa vicenda è stata sicuramente la vicinanza e la solidarietà di tante persone, che senza conoscermi mi hanno contattato sui social e si sono offerti di venire a smontare o trasportare la stanza da Genova a Sant’Agata sul Santerno» aggiungendo «Mio figlio Stefano era stato un angelo del fango durante l’alluvione di Genova, non ho alcun dubbio che se fosse stato ancora vivo sarebbe corso in Romagna per dare una mano».