E’ stato definito dall’Agenzia Dire come un «viaggio di istruzione a cinque stelle»: la gita dal costo di mille euro a studente è stata proposta a due classi del Liceo Colombo di Genova, uno del classico e una del linguistico, entrambe del terzo anno. La destinazione è l’Irlanda, e l’obiettivo è quello di far immergere i ragazzi in una settimana fatta di scuola e di abitudini locali. Non tutti però si possono permettere di mandare i propri figli in gita pagando una tale cifra, ecco perché – secondo quanto raccontato all’agenzia Dire – cinque studenti sono rimasti esclusi a causa dei costi proibitivi.

Il preside replica alle accuse sui costi della gita scolastica a Genova
La Rete degli studenti medi non ci sta e denuncia la cifra troppo onerosa, proposta alle famiglie. La reazione del preside del Colombo, Luca Barberis, non si è fatta attendere. L’uomo ha infatti respinto le accuse: «Non è un viaggio di istruzione, ma un soggiorno linguistico. I 900 euro che abbiamo chiesto sono in linea con i prezzi del mercato. Abbiamo anche pagato una quota per una famiglia che non poteva». Il dirigente ha inoltre specificato a Dire che: «Per questa esperienza è partito anche un ragazzo con disabilità in sedia a rotelle, e la scuola si è fatta completamente carico del pagamento della quota per una famiglia che non aveva le possibilità economiche di sostenere la spesa».
La difesa di Devoti verso gli studenti delle fasce meno abbienti
Francesco Devoti, coordinatore metropolitano del sindacato degli studenti, tuttavia lamenta che: «La cifra sicuramente non è elevata per l’esperienza in sé, visto che comprende anche l’aereo, ma lo diventa per un’attività che rientra tra le attività formative della scuola pubblica, che non possono essere un privilegio non accessibile a chi non ha i mezzi economici. In questo modo, gli ultimi resteranno gli ultimi, se i primi sono irraggiungibili».
Devoti prosegue il suo sfogo, come riportato da Dire: «Si tratta di una situazione che evidenzia la mancanza di attenzione verso le fasce meno abbienti e una visione intrinsecamente classista della scuola. Non è possibile che tutto questo venga ritenuto normale. La rabbia è molta, stare in silenzio di fronte a questi eventi vorrebbe dire rimanere indifferenti di fronte alle diseguaglianze che ci circondano, che vanno chiamate con il loro nome: ingiustizie. Questo sono. Non può chiamarsi pubblica una scuola che permette di godere di esperienze belle e formative come i viaggi d’istruzione solo a chi può permetterselo, privandone, di fatto, chi si trova in situazioni di difficoltà».