I riflessi della battaglia Generali sugli assetti del sistema

Giovanna Predoni
30/04/2022

Chiusa la partita di Trieste, Caltagirone e Del Vecchio potrebbero rifarsi dello smacco subito puntando su Mediobanca. Per questo l'ad Alberto Nagel sta cercando da tempo di approntare le difese. Le ipotesi in campo.

I riflessi della battaglia Generali sugli assetti del sistema

Battaglia Generali, il giorno dopo. Perché a poche ore dalla rotonda vittoria della lista del Consiglio e di Mediobanca che l’ha patrocinata, c’è già un dopo. Riguarda gli sconfitti la coppia Caltagirone-Del Vecchio, e riguarda l’istituto di Piazzetta Cuccia, dove i due arzilli capitalisti intenderebbero spostare le loro mire. Facilitati dal fatto che, insieme, ne possiedono già quasi il 25 per cento. Ma se, come scrivevano ieri Occhio di Lince e il nostro direttore, a Trieste era il costruttore romano a menare le danze, a Milano tocca al re degli occhiali riaprire eventualmente il fronte. Succederà così? Difficile dirlo, anche perché la conquista della più blasonata banca d’affari del Paese non è una passeggiata. Anzi, per entrare bisogna chiedere il permesso della Bce, alla quale per altro Leonardo Del Vecchio ha sempre detto che il suo investimento era finanziario e non industriale.

mario greco punta alle generali
Alberto Nagel, Ceo di Mediobanca (Getty Images).

Mediobanca cerca una fusione difensiva che diluisca la quota di Del Vecchio

Ma nell’incertezza, al piano nobile dell’istituto che confina con La Scala pensano sia bene predisporre le difese. In che modo? Con una operazione di fusione/acquisizione che la partecipazione di Del Vecchio. L’idea non è nuova, non è nata cioè all’indomani della vittoria a Trieste. È da tempo che il ceo Alberto Nagel guarda al settore il cerca di possibili obiettivi. Si era parlato inizialmente e fugacemente di una fusione con Banca Generali, poi di un possibile matrimonio con Mediolanum che si scontrava però con la convinzione di Ennio Doris di non volersi imparentare con nessuno. Ma adesso che il fondatore della ‘banca intorno a noi’ è venuto a mancare, forse ci sono margini per poter rispolverare il progetto con il figlio Massimo. Infine l’ipotesi lanciata venerdì 29 aprile da Tag43, ovvero l’eventuale clamoroso ritorno sul dossier di Banca Intesa, che già anni orsono tentò senza successo un’operazione delle Generali. Un progetto che ruoterebbe intorno alla possibile unione di Mediobanca con Banca Imi, divisione dell’investment banking che fa capo a Intesa. Per gli analisti una delle opzioni possibili, ma non l’unica.

Ucraina, Intesa Sanpaolo dona 10 milioni di euro. Al via anche una campagna di raccolta fondi attraverso la piattaforma For Funding.
Carlo Messina, CEO di Intesa Sanpaolo (Getty Images).

Il ruolo di Banca Intesa di fronte in caso di attacco a piazzetta Cuccia

Opzione ripresa ieri da alcuni giornali, come Il Fatto quotidiano, il quale riportava però al contempo la smentita di Intesa. Lo scorso 4 febbraio il suo amministratore delegato Carlo Messina, presentando il piano d’impresa, rispondendo a una domanda aveva escluso un interessamento verso Mediobanca. Ma si sa che i tempi e le situazioni cambiano velocemente, al punto che nessuno nella business community crede che la prima banca italiana possa restare alla finestra a fronte di manovre che in qualche modo stravolgessero gli attuali assetti del sistema. Molto dipenderà dunque dall’atteggiamento degli sconfitti nella guerra di Trieste: accetteranno la mano dei vincitori tesa a coinvolgerli nel triennio che sta per cominciare, o attaccheranno a testa bassa su Mediobanca, che come primo azionista del Leone è la sua principale porta di ingresso? La sensazione è che la risposta non tarderà molto ad arrivare.