L’assemblea di Generali alla conta finale
Il corteggiamento è stato asfissiante. Ma alla fine i Benetton hanno deciso: nella battaglia per Generali si schiereranno con Caltagirone e Del Vecchio. Basterà ai due per vincere la sfida? L'annunciata massiccia partecipazione all'assemblea non li fa partire favoriti.
Se non ci fosse la guerra vera, dove si spara e si muore, quella che si combatte per il controllo delle Assicurazioni Generali sarebbe sulle prime pagine di tutti i giornali. Perché siamo a ridosso del gran finale (venerdì 29 aprile col voto dell’assemblea si conoscerà il vincitore), e poi perché in ballo non ci sono bazzecole ma i destini del più grande gruppo finanziario italiano. Quella che una volta era la signora senza marito del capitalismo italiano, anche se negli anni della Mediobanca di Cuccia con lei conviveva molto più di adesso more uxorio.
La politica assente dalla madre di tutte le battaglia
La vicenda dovrebbe interessare anche la politica, non foss’altro che la società del Leone ha in pancia una quarantina di miliardi di titoli di Stato, ma la politica che non ha mai brillato nella cura dei campioni del sistema ora ha davvero altro a cui pensare. Se n’era interessato di sfuggita il Copasir, il comitato che vigila sui servizi segreti, e in modalità tragicomica una Commissione di inchiesta sulle banche in cerca di protagonismo. Ma niente di serio. A proposito di Leone, è intorno al re della foresta che si è combattuto a suon di slogan e dichiarazioni rassicuranti. La lista che sfida il cda uscente, quella capeggiata da Caltagirone e Del Vecchio, il leone lo vorrebbe risvegliare, ruggire a mo’ di quello che apre i film della gloriosa Mgm. Gli avversari, Mediobanca in testa, ribattono che mai come in questi anni è stato sveglio, anzi sveglissimo. Finora lo scontro si è giocato tra piuttosto aggressive interviste sui giornali (capitalismo di redazione), fitti incontri sull’asse Agordo-Treviso-Roma (capitalismo di relazione) e gran lavorio di studi legali. Venerdì si decide sul campo di battaglia (virtuale, in streaming), dove si annuncia una massiccia partecipazione di truppe.

L’asfissiante corteggiamento di Del Vecchio e Milleri sui Benetton
Novità dell’ultima ora. Sfiniti dall’asfissiante corteggiamento del patron di Luxottica e del suo braccio destro Francesco Milleri, i Benetton hanno deciso di schierarsi col fronte che vuole rompere gli attuali assetti. Non è stata una scelta facile, perché i legami della famiglia di Ponzano con Mediobanca sono comprovati nel tempo, e una parte degli eredi, quelli che fanno capo al compianto Gilberto, avrebbero preferito fare gli svizzeri e chiamarsi fuori. Non andrà così, salvo improbabili ripensamenti dell’ultima ora, anche perché la soluzione non dispiace affatto ad Alessandro, fresco di leadership e voglioso di inserirsi nelle more della disfida dell’anno. E ancora meno all’amministratore delegato della finanziaria di famiglia, Enrico Laghi, che pensando a quel milieu romano dov’egli ha costruito le sue notevoli fortune professionali, si è molto speso per l’alleanza con Caltagirone.

Il patron di Luxottica impegnato nella conquista di Mediobanca
In questi mesi l’accoppiata tra l’ingegnere e Del Vecchio ha sempre tenuto, nonostante i distinguo di fondo: al costruttore romano interessa Generali, non era la sua partita della vita ma forse col passare del tempo lo è diventata. E comunque ci ha investito un sacco di soldi, oltre 3 miliardi, e da protocapitalista qual è vuole comandare facendo valere le prerogative del titolo quinto: chi ha i soldi ha vinto. Per Del Vecchio invece l’interesse precipuo è prendersi Mediobanca, di cui è già primo azionista col 20 per cento, ma non si dà pace finché non ne otterrà il pieno controllo mandando a casa i manager che la guidano, in primis l’amministratore delegato Alberto Nagel. Deve però fare i conti con la fortissima resistenza interna (Nagel ha mostrato anche in passato di sapersi ben difendere) e con una Bce, la Banca centrale europea, che non sembra intenzionata a rendergli facile la conquista. Finora ha dalla sua qualche modifica statutaria e – anche l’universo simbolico conta – il matrimonio del figlio più piccolo, Leonardo Maria, con la nipote di Vincenzo Maranghi, che di piazzetta Cuccia ha scolpito la storia. Nei corsi e ricorsi della storia tutto si tiene, anche il fatto che il candidato presidente proposto da Caltagirone sia quel Claudio Costamagna che agli inizi degli Anni 90 da giovane responsabile di Goldman Sachs Italia tentò di strappare Ferruzzi-Montedison proprio dalle mani di quella Mediobanca che ora si ritrova di fronte. Assodato che il proposito degli sfidanti, ovvero presentarsi all’assemblea con un pacchetto di voti superiore a quello dei difensori (siamo, più o meno, intorno al 28 per cento) è stato raggiunto, a decidere la sfida sarà il voto di fondi e investitori istituzionali. Come in politica, il numero dei partecipanti sembra dirimente sull’esito del risultato. Siccome si è prenotato il 70 per cento degli aventi diritto, un numero che surclassa il 57 della precedente assemblea, sulla carta la lista del consiglio appare favorita.

Battaglie legali se la lista del cda vince con uno scarto minimo di voti
Ma questa è cronaca, e nel mentre la facciamo i protagonisti guardano già al dopo simulando i differenti scenari. Se a vincere fosse il duo Caltagirone-Del Vecchio, Generali volterebbe pagina con tanto di ripercussioni sul suo azionista di riferimento milanese i cui destini sono legati: simul stabunt, simul cadent. Se invece si conferma lo status quo, il consiglio guidato dal riconfermato Philippe Donnet (che peraltro nei suoi anni di regno ha centrato tutti i piani industriali) cercherà di essere inclusivo con gli sconfitti che avranno in Caltagirone, l’ambiziosa Marina Brogi e il collaudato Flavio Cattaneo i loro rappresentanti in consiglio. E che naturalmente non si daranno per vinti. E qui il futuro lascia intravvedere due strade possibili: se l’affermazione della lista del cda avvenisse con uno scarto inferiore percentualmente al numero di azioni prese a prestito da Mediobanca per aumentare il suo peso nell’assemblea di venerdì, con tripudio degli avvocati si scatenerà un’ imponente battaglia legale. Altrimenti la tenzone cambierà prospettiva, da Trieste a Milano, puntando dritto su Mediobanca. Che per Del Vecchio è sempre stata la via più semplice per conquistare le Generali, non fosse che per lui fastidiosi vincoli regolatori ne rendano l’accesso complicato. Ma Piazzetta Cuccia non ha i vertici in scadenza, e dunque se ne riparlerà a ottobre del prossimo anno, ovvero tra 18 mesi. Un tempo infinito, un tempo in cui può succedere di tutto: a piazzetta Cuccia e, si spera non tragicamente, in Europa e nel mondo.