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Tre palle e un soldo

Generali, Mediobanca, Unicredit-Bpm: le manovre sotterranee della finanza milanese

L’OBOLO DI SAN PIETRO. Il costruttore romano punta a conquistare la presidenza del collegio sindacale di Generali, Mediobanca non presenterà una sua lista. Potrebbe essere l’inizio di un disgelo tra i due avversari della battaglia di Trieste. Complice il risiko ai piani alti della finanza. Dove Unicredit vuole tornare a giocare da protagonista.

18 Aprile 2023 13:5518 Aprile 2023 16:35 Sebastiano Venier
Generali, Mediobanca, Unicredit-Bpm: le manovre sotterranee della finanza milanese

Grandi manovre, anche se per ora ancora sotterranee, nella finanza milanese “oscurata” in queste settimane dalla partita romana delle nomine nelle società pubbliche. L’assemblea delle Assicurazioni Generali del 28 aprile si avvicina, un anno dopo la battaglia che ha visto prevalere Mediobanca sulla cordata Caltagirone, Delfin e Benetton, e confermare Philippe Donnet alla guida della compagnia. Al prossimo appuntamento triestino non c’è da rinnovare il cda ma solo il collegio sindacale. E qualcuno nella city meneghina sussurra che potrebbe essere l’occasione, se non di un accordo, almeno di un possibile allentamento delle tensioni che hanno portato al durissimo scontro dello scorso aprile tra piazzetta Cuccia e il costruttore romano. Un fatto che, pur in assenza di prese di posizione pubbliche che lo auspichino, sarebbe ben visto da entrambe le parti dopo che nei mesi scorsi un tentativo di mediazione fatto da Fabrizio Palenzona non è andato a buon fine. Il quale Palenzona nel frattempo è diventato presidente della Fondazione Crt, ponendo fine al lungo interregno di Giovanni Quaglia. Episodio detinato a riverberarsi sull’asse Milano-Roma-Trieste visto che Quaglia nella battaglia per il controllo di Generali aveva portato la Fondazione a fare asse con Caltagirone e Del Vecchio.

Il grande gioco di Nagel e Mediobanca: da salotto buono a attore di sistema
La torre Generali a Milano (Getty Images).

Generali, Caltagirone punterebbe sulla presidenza del collegio sindacale

Secondo le indiscrezioni Caltagirone punterebbe, non in prima persona, alla presidenza del collegio sindacale della compagnia triestina forte di una quota detenuta nel Leone di circa il 6,5 per cento. Nei giorni scorsi sono state depositate due liste. Una dei fondi riuniti sotto Assogestioni e una del gruppo romano per il rinnovo del collegio relativamente al triennio 2023-2025. Mediobanca non ha intenzione di presentarne una sua, ma di scegliere tra le due in campo. Il favore della vigilia va alla lista di Assogestioni, anche perché votare per quella di Caltagirone – qualcuno ancora ci spera – significherebbe che il gelo tra Milano e Roma è stato del tutto sciolto. Cosa che avrebbe sicuramente ripercussioni sull’intera governance del Leone.  Diversi fondi, sotto l’egida di Assogestioni, hanno candidato a sindaci effettivi Paolo Ratti, Sara Landini e Luca Laurini mentre nella sezione relativa ai sindaci supplenti sono indicati Michele Pizzo e Maria Francesca Talamonti. VM 2006, srl che fa capo a Caltagirone e che detiene direttamente una partecipazione pari al 2,01 per cento del capitale di Generali, ha come candidati Carlo Schiavone e Tazio Pavanel e come sindaci supplenti Giuseppe Melis e Mario Civetta. Visti i numeri e le liste in ballo l’imprenditore romano potrebbe certamente puntare alla presidenza del collegio sindacale o a ottenere due rappresentanti. E se fosse questa l’occasione per riprendere contatti tra i due contendenti al momento inesistenti? L’ipotesi non è peregrina, sempre che Mediobanca e Caltagirone vogliano confermare la reciproca volontà di svelenire i rapporti.

In Mediobanca c’è in ballo la riconferma di Pagliaro e Nagel

A Piazzetta Cuccia però si sta già guardando oltre, ovvero all’assemblea dell’istituto prevista il prossimo ottobre, dove in ballo c’è la riconferma degli attuali vertici. Ovvero la possibilità di un altro mandato triennale per il presidente Renato Pagliaro e l’ad Alberto Nagel. Nei mesi scorsi ci sono stati dei contatti con Delfin, la finanziaria della famiglia Del Vecchio che ha in portafoglio il 20 per cento della banca. Sul tavolo le ipotesi sono due. O la presentazione di una lista di amministratori da parte di Delfin e Caltagirone, anche lui azionista della merchant, riproducendo quindi lo scontro già visto a Trieste. Oppure puntare ad avere dei propri rappresentanti nella lista del Consiglio. C’è tempo per capire ed eventualmente trattare per arrivare a un accordo.

Il grande gioco di Nagel e Mediobanca: da salotto buono a attore di sistema
Alberto Nagel (Getty Images).

Le mire di Unicredit su Banco Bpm

Ma la Milano degli affari si agita in questi giorni in cui la città sta vivendo col Salone del mobile il suo appuntamento fieristico più importante anche per la ripresa del risiko bancario. A nessuno è sfuggita la continua crescita in Borsa di Banco Bpm, già in passato oggetto di speculazioni su possibili nozze. E oggi come allora l’indiziato numero uno resta Unicredit. Il suo amministratore delegato, Andrea Orcel, è uscito rafforzato dall’ultima assemblea che ha approvato il nuovo piano di remunerazione. Questo, secondo molti osservatori, fa sì che Unicredit, forte anche dei suoi risultati, sia pronta per mettere a segno un colpo di peso sul mercato. Ma anche a guardare a possibili operazioni di sistema, come banca finanziatrice, vedi la partita sulla vendita della rete Tim, o puntando lo sguardo su Mediobanca, di cui era il socio di riferimento prima che Jean Pierre Mustier, il precedente ad, decidesse di disimpegnarsi da quel fronte.

UniCredit, SACE e Cdp sostengono lo sviluppo di AMA Spa con un finanziamento della durata di 6 anni pari a 10 milioni di euro.
La torre UniCredit (Getty Images).

Tag:Potere
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