L’assemblea degli azionisti di Unicredit ha detto sì con il 69,1 per cento dei voti alla nuova politica di remunerazione della banca, che prevede un aumento del 30 per cento dello stipendio dell’amministratore delegato Andrea Orcel, fino a 9,75 milioni di euro. L’approvazione dei soci si prospettava tutt’altro che scontata. In particolare da quando, due settimane prima dell’assemblea, i due maggiori proxy advisor globali Iss e Glass Lewis avevano raccomandato agli azionisti di bocciare la proposta dal board, che come detto includeva tra le altre cose un aumento della retribuzione massima di Orcel a 9,75 milioni (di cui 3,25 fissi e 6,5 variabili), giudicandola «eccessiva». Ma alla fine hanno vinto i soci storici. La tedesca Allianz in primis, con cui l’istituto milanese ha stretto un solido accordo in tema di banca-assurance.

Quelle sibilline dichiarazioni di Salvini in trasferta a Trieste
Adesso quindi Orcel può guardare avanti e dedicarsi con tutte le sue forze allo sviluppo di Unicredit, dopo che nel recente passato i dossier sin qui affrontati dall’istituto milanese, cioè Mps e Banco Bpm, sono stati per diversi motivi accantonati. Un’intenzione che la comunità finanziaria deve aver subito captato, se è vero che da due settimane a questa parte a Milano cominciano a circolare strane voci. Tutto parte da alcune dichiarazioni fatte il 28 marzo da Matteo Salvini, in trasferta a Trieste per chiudere la campagna elettorale che ha portato alla riconferma del governatore uscente Massimiliano Fedriga. «Generali è un patrimonio, il più grande, il più importante, il più decisivo patrimonio italiano, è la linea del Piave. Mi sembra ci sia un momento in cui qualche volontà vorace guarda all’Italia».

L’idea che stuzzica Donnet: trovarsi un nuovo socio forte
Che cosa voleva dire il vice presidente del Consiglio? A Trieste sembra regnare grande tranquillità. Anzi, troppa. Mediobanca si è assopita dopo aver vinto la battaglia all’ultima assemblea, e il ceo Philippe Donnet regna incontrastato, anche se sono tutt’altro che dismesse le mire di Francesco Caltagirone e della Delfin di Francesco Milleri, che non hanno ancora digerito la sconfitta dell’aprile 2022. E che potrebbero cercare alleati di rango per riorganizzare le fila pronti a una nuova battaglia. Con l’obiettivo di ridimensionare il peso di Mediobanca, azionista di riferimento della compagnia, magari di fronte della cessione di Banca Generali, su cui da tempo ha messo gli occhi.

Una complessa operazione che taglierebbe fuori Piazzetta Cuccia
Inevitabilmente le speculazioni corrono subito verso la transalpina Axa, da cui proviene l’attuale ceo triestino. Ma questa strada è molto complicata visto gli odierni difficili rapporti tra Italia e Francia. Ed è qui che entra in scena Orcel. A Piazza Affari si parla infatti con insistenza di una complessa operazione che taglierebbe fuori Piazzetta Cuccia e coinvolgerebbe direttamente Unicredit e Allianz. Alla maxi operazione potrebbero partecipare anche altri imprenditori italiani, non solo Caltagirone e Delfin. I rapporti tra Donnet e Orcel sono buoni, e Allianz avrebbe molto da guadagnare se potesse mettere le mani su una parte delle attività estere del Leone. Fantafinanza? Forse, ma alcuni indizi autorizzano a considerare il disegno. In primis il fatto che l’ad di Unicredit, dopo il aver avuto il sostegno dei suoi azionisti (i quali peraltro dal suo arrivo hanno visto raddoppiare il valore in Borsa dei loro delle loro partecipazioni) deve mostrare loro con una grande operazione che la fiducia sulla sua persona è stata ben riposta.