Fino a inizio marzo Igor Volobuev era vicepresidente della Gazprombank – la banca attraverso cui l’Europa paga il gas a Mosca e per questo per ora graziata dalle sanzioni – e precedentemente aveva diretto l’ufficio stampa di Gazprom. Ora combatte per Kyiv. Lo ha dichiarato lui stesso al sito investigativo russo The Insider e a Liga.net raccontando di aver lasciato la Russia il 2 marzo scorso per unirsi alle forze di difesa territoriale. «Non riuscivo a stare a guardare ciò che la Russia sta facendo alla mia patria», ha spiegato Volobuev, nato nella città ucraina nord-orientale di Okhtyrka. «I russi stavano uccidendo mio padre, i miei conoscenti e i miei amici. Mio padre ha vissuto per un mese in un seminterrato. Persone che conoscevo fin dall’infanzia dicevano di vergognarsi di me». «Mi pento», ha aggiunto, «voglio lavare via il mio passato russo. Voglio restare in Ucraina finché non vinciamo». Volobuyev ha poi definito l’attacco della Russia un crimine di guerra. «Questo è un crimine di Putin, del governo russo e anche del popolo russo», ha detto. «Non è Putin che uccide gli ucraini e stupra le donne. Sono cittadini russi».
La guerra del gas tra Russia e Ucraina e il ruolo di Gazprom
Volobuev, 50 anni, prima di arrivare a Gazprombank si era occupato di pubbliche relazioni in Gazprom. Tra i suoi compiti c’era anche quello di screditare l’Ucraina come partner energetico agli occhi dell’Europa per renderla dipendente da Mosca al pari della Bielorussia. Missione compiuta visto che negli ultimi anni l’Ucraina di fatto aveva perso lo status di Paese di transito del gas con la costruzione del Nord Stream, del Turkish Stream, e del Nord Stream-2, poi bloccato dalla Germania prima della guerra e mai entrato in funzione. Per capire questa guerra sotterranea tra Mosca e Kyiv basta confrontare due numeri: nel 2021 il volume di transito attraverso l’Ucraina è stato di soli 41 miliardi di metri cubi di gas mentre nel 2011 di 104 miliardi, con annate in cui si toccavano i 140. Volobuev come pr doveva far passare il messaggio che le infrastrutture ucraine fossero malmesse, con tubi marci. Ricostruire la rete sarebbe insomma stato troppo costoso per cui conveniva abbandonarla. Per screditare Kyiv, racconta sempre Volobuev, Gazprom ha speso milioni di dollari. Soprattutto durante le guerre del gas. Nel 2009 a supervisionare le attività di Gazprom c’era Aleksey Gromov, vice capo dell’amministrazione presidenziale della Federazione Russa. Un personaggio molto influente al Cremlino visto che secondo il consigliere di Volodymyr Zelensky Mikhail Podolyak sarebbe proprio lui a montare l’isteria anti-ucraina a Mosca.

I dubbi sugli omicidi-suicidi di funzionari e oligarchi
L’ex funzionario nelle interviste ha messo in dubbio anche le versioni ufficiali degli omicidi-suicidi dell’ex primo vicepresidente della Gazprombank Vladislav Avaev a Mosca e dell’ex top manager del gigante energetico Novatek Sergei Protosenya in Spagna. «Non credo si siano tolti la vita», ha detto Volobuev, a Liga.net, aggiungendo che la morte di Avaev potrebbe essere stata «messa in scena perché sapeva troppo». «Il motivo? Difficile da dire. Forse rappresentava una minaccia». Volobuev non è l’unico alto dirigente ad aver lasciato la Russia dopo l’invasione. Prima di lui c’erano stati il vicepresidente del consiglio di Sberbank Lev Khasis, l’inviato presidenziale Anatoly Chubais e il vice Ceo di Aeroflot Andrei Panov.