Per 27 anni hanno rappresentato gli abitanti perfetti di quell’Olimpo contemporaneo formato dai miliardari tecnologici, quelli venuti fuori tipicamente dal garage di un sobborgo americano e poi assurti a Paperoni, sommersi di dollari da Wall Street. Ma all’interno di quella cerchia, loro, Bill e Melinda Gates (con un patrimonio che secondo Forbes ammonta a 133 miliardi di dollari lui, 70 lei) apparivano come i più puri e incorruttibili, pubblicamente impegnati con la loro Fondazione benefica, ma privatamente discreti e appartati, dediti all’educazione dei figli e al godimento dei loro privilegi di ricchissimi.
— Bill Gates (@BillGates) May 3, 2021
In confronto a Gates, Steve Jobs è stato un dio tormentato e dolorosamente nevrotico, figlio adottivo a sua volta inseguito per anni da una figlia, Lisa, riconosciuta solo dopo una battaglia legale. Geniale, prepotente, insopportabile perfezionista, più volte caduto nella polvere per tornare alla gloria della creatività tecnologica, oltre che nella classifica dei più ricchi del mondo. Solo da un certo punto in poi, Jobs ebbe una famiglia normale come quella dei Gates, con una moglie bella, bionda e intelligente e tre figli. Affronterà con il loro conforto la sua morte cristologica che lo ha consegnato alla leggenda del nostro tempo.
Il divorzio Bezos
Jeff Bezos, attuale imperatore dell’Olimpo, per capitale e patrimonio, è già stato troppo umanamente beccato in adulterio flagrante con Laura Sanchez, volto tivù nonché amica della coppia. Signorilmente ha ammesso il fatto e liquidato la moglie MacKenzie (madre dei suoi quattro figli, nonché azionista della società) con la mirabolante cifra di 40 miliardi di dollari. Anche MacKenzie utilizza parte di quel denaro per fare del bene e non c’è foto in cui non sorrida, prima e dopo il divorzio.
La fine di una favola
Ma loro no. I Gates erano perfetti così, nella loro normalità iperuranica, nella loro unione di nobili intenti e impegni per l’umanità. Nel 1994, Melinda sposa lo sgraziato ragazzone di Seattle, con quell’aria da ingegnere olandese invecchiato troppo in fretta, quello che mette il suo sistema operativo in tutti i computer del mondo e accumula una quantità di denaro che lo porta al primo posto tra gli dèi miliardari. E forse è proprio Melinda, lei che era una semplice impiegata, a suggerire a Bill che si può fare qualcosa di utile con quella montagna di dollari, pensare anche agli altri: i poveri, i malati e gli infelici non mancano, se vuoi darti da fare. E lui si dà da fare, da quel cervellone che è si cimenta coi mali che affliggono il Pianeta, dalle malattie alla crisi climatica, scrive libri, sovvenziona opere, propone soluzioni globali, come un capo del mondo in pectore. E proprio sul finale, ti crollano così, dall’iperuranio allo studio dell’avvocato in cui concordare alimenti e suddivisione dei beni. Chissà cosa è accaduto. Se ci siano di mezzo nuovi innamoramenti o se semplicemente anche la vita degli dèi si logora, e non basta la ricchezza stratosferica a permettere di continuare a stare insieme, magari facendosi ognuno i fatti propri. Avessi dovuto scommettere sul divorzio di una celebrità, avrei scelto sì un Bill, ma non questo, avrei detto Clinton. Tra gli dèi dell’Olimpo tecnologico, ci rimane Mark Zuckerberg col suo modello di famiglia più globalizzato: un ebreo americano che sforna bambine con la moglie pediatra di origine cinese. Bambine che – tento un’altra scommessa – verranno cresciute tenendole ben alla larga dai social network.