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Tokyo 2020

Cerchioni d’oro

Trascinati da un grandissimo Filippo Ganna, gli azzurri dell’inseguimento su pista battono la Danimarca e salgono sul gradino più alto podio, ritoccando il loro stesso record del mondo.

4 Agosto 2021 11:204 Agosto 2021 11:49 Redazione
ganna e i suoi vincono oro a Tokyo 2020

Medaglia d’oro e record del mondo. L’Italia maschile dell’inseguimento a squadre su pista batte in finale la favoritissima Danimarca e conquista uno splendido primo posto, modellando il primato già centrato ieri nella semifinale contro la Nuova Zelanda. Il quartetto azzurro, composto da Lamon, Consonni, Milan e Ganna ha chiuso la sua frazione in 3’42″032. Per l’Italia è il sesto oro a Tokyo e complessivamente la medaglia numero 30. Ecco chi sono i protagonisti dell’impresa.

UN VERO CAPOLAVOROOOOO! 😍

Record del Mondo e medaglia d’OROOOOO! 🥇

Simone #Consonni, Filippo #Ganna, Francesco #Lamon e Jonathan #Milan sono CAMPIONI OLIMPICI nell’inseguimento a squadre! 🚴‍♂️🚴‍♂️🚴‍♂️🚴‍♂️#ItaliaTeam #Tokyo2020 #CyclingTrack @Federciclismo pic.twitter.com/tO6kYnLo9M

— CONI (@Coninews) August 4, 2021

Filippo Ganna, la locomotiva del quartetto

Nato a Verbania il 25 luglio 1996, Filippo Ganna è il ciclista più famoso del gruppo. Professionista dal 2017, è un passista specializzato nelle prove a cronometro, disciplina in cui è stato due volte campione nazionale e poi mondiale nel 2020 a Imola. Pistard eccezionale, si è laureato quattro volte campione del mondo di inseguimento individuale, con tanto di record di specialità (4’01″934). Un predestinato, già dal cognome: Ganna, come Luigi che nel lontano 1909 vinse il primo Giro d’Italia. Tra i due non c’è nessuna parentela. Filippo è si figlio d’arte, ma di Marco, canoista azzurro a Los Angeles 1984 che gli ha trasmesso l’hobby del giardinaggio. Quelli per la nutella e, soprattutto, per la bici sono venuti da soli, probabilmente assistendo alle vittorie degli idoli Fabian Cancellara ed Elia Viviani, portabandiera a Tokyo. Su strada corre per i britannici del Team Ineos e nelle ultime due edizioni della Corsa rosa è stato il primo ciclista a indossare il simbolo del primato. A Tokyo ha partecipato anche alla prova a cronometro su strada, chiudendo quinto.

Ciclismo su pista Ganna e la sua squadra oro
Filippo Ganna esulta dopo il record mondiale di Tokyo 2020 (Getty Images).

Francesco Lamon, la fiamma azzurra 

Atleta affiliato al Gruppo Sportivo Fiamme Azzurre, Francesco Lamon vanta tre bronzi mondiali nell’inseguimento a squadre e un titolo europeo nella stessa disciplina, ottenuto a Glasgow nel 2018. Nato a Mirano (Venezia) il 5 febbraio 1994, a trasmettergli la passione per la pista sono stati due grandi interpreti della disciplina, Cipriano Chemello e Attilio Benfatto, che è stato anche il suo primo maestro, insieme ai fratelli Sandro e Marino Bettuolo. Nato sportivamente nell’UC Mirano, società nella quale ha militato fin dalla categoria giovanissimi, ha conquistato molto presto la Nazionale ed è stato selezionato per Rio 2016, dove è arrivato sesto nell’inseguimento a squadre. Quando non pedala ascolta musica e guarda film.

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Simone Consonni, gregario di Elia Viviani

Nato a Ponte San Pietro il 12 settembre 1994, Simone Consonni vive a Lallio, comune alle porte di Bergamo. Professionista dal 2017, ha iniziato a correre in bicicletta a sei anni, insieme ai figli di un amico del padre, che si può dire lo abbia scoperto. Da Under 23, si è classificato secondo ai campionati del mondo su strada nel 2015, per poi ottenere cinque medaglie ai Mondiali su pista negli ultimi anni (quattro bronzi e un argento): «Non mi sento un talento predestinato: sono un ragazzo che ha fatto della sua passione il proprio lavoro e che cerca con dedizione e tanto lavoro di farlo al meglio», ha raccontato. Convive con Alice Algisi, ex ciclista che ha corso alcuni anni da professionista. Tesserato con i francesi del Team Cofidis durante la stagione su strada è l’uomo che lancia lo sprint a Elia Viviani.

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Jonathan Milan, il bambino d’oro

Jonathan Milan è il più giovane del quartetto. È nato il 1° ottobre 2000 a Tolmezzo, in Friuli Venezia Giulia, ed è appena passato professionista nelle fila della Bahrain Victorious. 194 centimetri di altezza e 46 di scarpe, ha iniziato a correre in bicicletta a soli quattro anni, in sella a una mountain bike tra i campi erbosi di Buja, dove abita. Figlio di Flavio, professionista attivo a inizio Anni ‘90, Jonathan oltre a pedalare ama fare trekking, guardare film d’azione e, da buon italiano, la pizza. Restio ai social, prima di avvicinarsi alle due ruote ha praticato judo, karate e nuoto. Il suo sogno nel cassetto (archiviate le Olimpiadi) è vincere la Parigi-Roubaix, classica monumento andata all’idolo Peter Sagan nel 2018. In un’intervista ha detto di ritenere Marco Pantani il ciclista più forte di tutti i tempi «perché ha dimostrato di essere un campione con un carattere unico».

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