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Tragedia del Mottarone, come funzionano i controlli delle funivie in Italia

Manutenzione straordinaria e ordinaria degli impianti. Dalle funi ai freni. Fino al controllo magnetoscopico. Come funzionano i controlli delle funivie in Italia.

25 Maggio 2021 10:0025 Maggio 2021 10:00 Redazione
i controlli i sicurezza delle funivie in Italia

Sugli impianti di risalita – funivie, cabinovie, seggiovie – il quadro normativo italiano è il più aggiornato e severo d’Europa. I controlli sono di competenza del ministero delle Infrastrutture e i risultati sono validati dall’Ustif, Ufficio speciale trasporti a impianti fissi. L’organo periferico del dicastero rilascia il nullaosta per l’entrata in servizio degli impianti – di controllo pubblico o affidati a concessionari privati come nel caso della funivia Stresa-Mottarone, ad esempio – ed effettua verifiche e prove funzionali a intervalli periodici al complesso delle opere e installazioni e ai relativi materiali.

Le funivie sono collaudate all’apertura della stagione: i controlli vanno dalla frenata alle funi

All’apertura della stagione agli impianti viene fatto un collaudo di prova, al fine di verificare che tutto sia a posto. Viene posta sotto osservazione la frenata, si ricontrollano le funi e si fa un check up accurato di tutto ciò che ha a che fare con la sicurezza. Compiti, questi, che vengono svolti sotto la supervisione del direttore d’esercizio, incaricato di monitorare quotidianamente l’infrastruttura. Il tema della sicurezza è stato particolarmente stressato dal legislatore, giungendo a definire anche quelli che in apparenza possono sembrare dettagli trascurabili: obbligatorietà delle sbarre nelle seggiovie, obbligo per i minori di otto anni e sotto il metro e 25 di essere accompagnati dai propri genitori. Le rigide disposizioni nazionali vanno oltre le più aggiornate regolamentazioni dei Paesi europei, prevedendo anche la “sorveglianza antiritorno”. In pratica, “la sorveglianza di concordanza del senso di marcia (funzione di sicurezza) provoca l’arresto di emergenza dell’impianto in marcia, qualora questo si muova nel verso opposto a quello selezionato. Di regola, la sorveglianza è attiva per entrambi i sensi di marcia. Essa deve intervenire con tempestività tale da non consentire ai veicoli di raggiungere velocità rilevanti nella direzione imprevista, e per tale ragione è tarata in velocità, a valori in genere non superiori a 0,5 m/s”.

Per garantire la sicurezza delle funivie sono previste una manutenzione ordinaria e una straordinaria

Quanto agli interventi si distinguono quelli di manutenzione ordinaria e straordinaria. I primi sono quelli previsti dalla legge, come la messa a punto periodica degli impianti; i secondi sono rivolti a intervenire su problemi principalmente connessi all’usura dei materiali (cambio dei cuscinetti, sostituzione di parti in gomma, e così via). In merito alla revisione sono previste due tipologie di intervento: quinquennale e generale. Il primo mette sotto osservazione i componenti elettrici e le parti meccaniche, procedendo alla loro sostituzione in caso di necessità e indaga inoltre lo stato di efficienza dei principali azionamenti: di soccorso, riserva e recupero. La revisione di carattere generale – da farsi in un intervallo compreso tra 20 e 40 anni – prevede l’obbligo di ottemperare alle nuove disposizioni emanate nel corso del tempo. Ogni anno, inoltre, viene effettuato il controllo magnetoscopico. Questa ispezione mette in evidenza eventuali difetti interni o superficiali e si basa sulle anomalie determinate dai difetti stessi su un campo magnetico indotto. Alla luce della complessità delle problematiche che possono insorgere e dell’urgenza che richiedono alcuni tipi di interventi, ogni impianto deve prevedere la presenza di personale altamente qualificato nei settori ritenuti essenziali – dall’elettronica alla meccanica, all’informatica – cui si affiancano in caso di interventi molto specifici risorse specializzate di ditte esterne. L’ultimo bilancio tragico legato a una funivia risale al 1998, ma non si trattò di un guasto né di un problema tecnico. In quell’occasione, un aereo militare statunitense decollato dalla base di Aviano volò a una quota molto bassa e tranciò il cavò dell’impianto del Cermis nei pressi di Cavalese, in Val di Fiemme. La cabina precipitò da un’altezza di 150 metri e si registrarono 20 decessi.

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