Clamoroso in Vaticano, in occasione dei funerali di Benedetto XVI. Le decisioni di Papa Francesco hanno fatto tremare le mura dei palazzi della Curia, e non solo. Si comincia col ricordare che non è stata una giornata di lutto, nella Santa Sede, visto che è una prerogativa che spetta solo al papa regnante. E va bene. Uffici e servizi aperti. Ok. La circolare dell’Ufficio coordinamento dicasteri della Santa Sede ha informato «i dipendenti della Curia romana e del Governatorato dello Stato Vaticano» potevano partecipare al funerale «liberamente, anche se in orario lavorativo, informando previamente i propri Superiori», usando la “s” maiuscola. E qui viene il bello, o il brutto secondo altri. A chi lavora nello Ior, quello che una volta era il potentissimo Istituto per le Opere di Religione, è stato vietato di presenziare a piazza San Pietro all’ultimo saluto a Joseph Ratzinger. L’ordine “superiore” che impediva la partecipazione proveniva proprio da Papa Bergoglio.

Vaticano inguaiato con gli Inuit, musei in pericolo
Musei Vaticani a rischio: ora gli Inuit chiedono la restituzione delle loro opere conservate dalla Santa Sede. Cosa è successo? Papa Francesco ha donato all’arcivescovo ortodosso di Atene Ieronymos II tre frammenti del Partenone. Si trovavano nel Museo Gregoriano e vi erano giunti, testualmente, «per vie sconosciute». Tanto che il pontefice ha fatto scrivere un comunicato nel quale si sottolineava la sua intenzione di dare «un segno concreto dl sincero desiderio di proseguire nel cammino ecumenico di testimonianza della verità», privando le collezioni vaticane di preziosi reperti, nel segno della pace. Apriti cielo! I primi a farsi avanti sono stati gli Inuit del Canada, che chiedono di riavere le opere oggi conservate tra le mura della Santa Sede. «Se si svegliano tutti insieme, del museo etnologico non resterà più nulla», dice sconsolato un cardinale. Che poi quelle erano le testimonianze delle missioni cattoliche in giro per il mondo.
Castellaneta adulatore: per lui Meloni è come Golda Meir
Giovanni Castellaneta, classe 1942, ambasciatore di lungo corso, uno che dopo la pensione è stato destinato alla carriera di manager in Sace e in Finmeccanica (l’attuale Leonardo), non vuole certo passare le giornate ai giardinetti. E così scrive, tanto: nell’ultimo fondo si è inventato “meloniano”, con un elogio senza precedenti dell’attuale inquilina di Palazzo Chigi. Leggiamo: «È stato confortante vedere il presidente del Consiglio Giorgia Meloni in tuta mimetica salutare i nostri militari in Iraq a Erbil, facendoci ricordare la fermezza delle donne e quasi rievocando la figura di Golda Meir, che riuscì a dare a Israele un profilo internazionale». Addirittura! Meloni come Golda Meir! Ma che adulatore, il vecchio Gianni! Qualcuno comunque dica a Castellaneta che il premier ha già un ex ambasciatore di fiducia, si chiama Giulio Terzi di Sant’Agata.

Quando canta il gallo c’è Sangiuliano
Gennaro Sangiuliano ora è ministro della Cultura, ma ha fatto il giornalista fino a poco tempo fa, quindi dovrebbe sapere che i colleghi (o forse ormai li reputa ex?) odiano le alzatacce. La convocazione mattutina per i giornalisti è sempre condita da parolacce e imprecazioni comunque irripetibili. Impavido, Gennarino ha scelto la data di martedì prossimo per far arrabbiare molti cronisti dell’arte: quel giorno Sangiuliano sarà al Parco archeologico di Pompei per la riapertura della Casa dei Vettii, con il direttore generale Musei Massimo Osanna e il dg del Parco archeologico di Pompei Gabriel Zuchtriegel. “Venghino, venghino, siori colleghi”, deve aver pensato qualcuno: e per questo si comunica che «è previsto un pullman in partenza da Roma alle ore 6». Con il canto del gallo. Evidentemente non è un problema per Andrea Petrella, capo dell’ufficio stampa e comunicazione del ministero della Cultura, uno che da sempre si sveglia alle 4,30 del mattino (ma qualcuno dice 4,45). Orari da infarto, per la stampa.

E Gennarino visita la sua casa di campagna
A proposito di Petrella: ricorre sempre nella vita del ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano, che è stato a Petrella Salto, nel Cicolano, in provincia di Rieti. Esattamente nella frazione di San Martino «che ospita da circa un anno la sua casa di campagna», sottolineano le cronache locali. Sangiuliano è stato accolto dalle autorità, a cominciare dal sindaco del Comune, Gaetano Micaloni, intervenuto insieme alla Giunta comunale. E «al termine della visita guidata, un breve pranzo presso un agriturismo del territorio a base di prodotti tipici della zona, insieme ai rappresentanti delle istituzioni». Prosit. E cin cin.