Il nuovo primo ministro giapponese è Fumio Kishida. Ex ministro degli Esteri e diplomatico di altissimo livello, è stato scelto dal Partito liberal democratico (Jimto), al governo quasi ininterrottamente dal 1955, come nuovo leader. Kishida, che ha vinto al ballottaggio contro il responsabile della campagna vaccinale Taro Kono, prenderà il posto di Yoshihide Suga, che ha rassegnato le dimissioni dopo appena un anno alla guida del Paese. A 64 anni, lunedì 4 ottobre Kishida sarà confermato con un voto in Parlamento, e avrà il compito di guidare il Paese alle elezioni generali che dovranno tenersi a novembre. Considerata la lunga tradizione di governo e l’ampio consenso – per quanto ultimamente in calo – di Jimto, è molto probabile che Kishida sarà confermato alla guida del Paese anche tra poche settimane.
Il voto interno al partito si è tenuto dopo che Suga, primo ministro in carica, ha annunciato di non volersi ricandidare alla presidenza. Così, i liberal-democratici (centrodestra) sono stati chiamati a scegliere il loro nuovo leader. Oltre a Kishida e Taro si erano presentate alle “primarie” due donne: Sanae Takaichi, ex membro del governo di Shinzo Abe e nota per le sue idee ultraconservatrici (e per questo spesso criticata dal movimento femminista giapponese), e Saiko Noda, al contrario molto impegnata in campagne per i diritti delle donne. I più votati al primo turno erano però stati Kishida e Kono, con il primo che era riuscito a imporsi per una sola preferenza in più. Al ballottaggio la sua vittoria è però stata netta: 257 voti contro 170.
Il nuovo premier giapponese Fumio Kishida e la situazione politica nel Paese
Kishida sarà chiamato a ricostruire il consento attorno a un partito che, nell’ultimo anno e mezzo, ha visto cadere vertiginosamente la propria popolarità. A deludere l’elettorato sia la gestione non efficiente della pandemia da Covid-19, sia la volontà di voler tenere a tutti i costi le Olimpiadi di Tokyo, nonostante il parere contrario dell’opinione pubblica. Suga, poi, non era particolarmente apprezzato perché considerato troppo legato al suo predecessore Shinzo Abe (il premier più longevo nella storia del Giappone), accusato di avere uno stile di leadership prepotente, di aver ridotto il dibattito interno e di aver spostato il partito troppo a destra.