Il caso della fuga dai domiciliari di Artem Uss, imprenditore russo figlio del governatore del Krasnoyark, in Siberia, Alexander Uss, non si smonta. Anzi, i toni si inaspriscono dopo le parole del padre dell’uomo, rientrato a Mosca grazie all’intervento di Putin e di «amici stranieri», e la richiesta di ispezione da parte del ministro della Giustizia Carlo Nordio, che vuole far luce sulle falle che hanno portato alla fuga di Artem Uss. La Corte d’Appello di Milano ha così redatto una relazione in cui si imputa al ministero stesso di non aver chiesto alcun inasprimento delle misure per il prigioniero.

La Corte d’Appello non poteva inasprire i domiciliari
A presiedere la Corte d’Appello è Giuseppe Ondei. Nella relazione si fa riferimento al codice di procedura penale e a una parte in cui si sottolinea come per inasprire la misura cautelare dei domiciliari bisognava presentare una richiesta specificata. A farlo potevano essere soltanto la procura generale, che si era opposto ai domiciliari, ma solo in caso di violazione delle disposizioni, o lo stesso ministero della Giustizia. Poiché questa richiesta non è stata presentata, la Corte si è attenuta alle procedure e non ha potuto sostituire la misura senza alcuna violazione. L’articolo prevede che «in ogni tempo la persona della quale è domandata l’estradizione può essere sottoposta, a richiesta del Ministro della Giustizia, a misure coercitive».

Braccialetto spento alle 13.52, intervento immediato dei carabinieri
Nella relazione si riscostruisce anche com’è stato l’intervento dei carabinieri non appena scattato l’allarme. Il braccialetto elettronico con cui veniva monitorato Artem Uss si è spento alle 13.52 del 22 marzo. Da quel momento in poi le forze dell’ordine sono immediatamente entrate in azione, con il comandante della centrale operativa di Milano a chiedere un intervento in tempi brevissimi alla compagnia di Corsico, per andare a Baglio. Tutto accade un giorno dopo il via libera all’estradizione.
LEGGI ANCHE: Artem Uss tornato in Russia, parla il padre: «Grazie a Putin e ad amici stranieri»