Il bus del capo ha un buco nella gomma

Marco Zini
09/07/2021

Da solo un mese alla guida di Ferrovie, l'ad Luigi Ferraris è alle prese con una serie di dossier ereditati, tra cui la disastrosa situazione di BusItalia, la controllata del trasporto su strada.

Il bus del capo ha un buco nella gomma

Non c’è dossier che Luigi Ferraris apra che non gli riservi qualche sorpresa. Per il neo amministratore delegato di Ferrovie i primi 30 giorni di mandato sono stati come un incubo. Il tutto sullo sfondo di spiacevoli episodi di misteriose visite notturne ai suoi uffici di Piazza della Croce Rossa, quartier generale romano del gruppo, che gli avevano indotto addirittura il pensiero di lasciare l’incarico.

I conti in rosso di BusItalia

Tra le grane che il suo predecessore Gianfranco Battisti gli ha lasciato in eredità, è arrivata quella di BusItalia, la società interamente posseduta da Ferrovie che si occupa del trasporto pubblico su strada, già guidata da Renato Mazzoncini, poi promosso dal governo di Matteo Renzi alla guida di Ferrovie e ora amministratore delegato della municipalizzata lombarda a2a per volere del sindaco di Brescia Emilio Del Bono con il placet di quello di Milano Beppe Sala. BusItalia Sita Nord è la società di quei bus che vediamo circolare in alcune regioni italiane. Da non confondere con la neonata ItaBus, l’ultima iniziativa targata Luca di Montezemolo e Flavio Cattaneo. Il bilancio 2020 di BusItalia, approvato qualche giorno fa, segna un preoccupante rosso: circa 22 milioni di perdita, un debito che ha superato i 100 milioni di euro, il patrimonio netto crollato in un anno da 90 a 67 milioni.

il bilancio in rosso per Busitalia grana per l'ad di Fs Ferraris
Busitalia – Sita Nord è una società del Gruppo Fs italiane (dal sito).

I contenziosi con Toscana e Umbria e le perdite di QBuzz bv

Ma non sono solo i numeri a preoccupare il nuovo cda di Fs, presieduto da Nicoletta Giadrossi, uno dei nomi nuovi emersi nell’ultima tornata di nomine dell’era Draghi, sconosciuto ai più ma con un curriculum di tutto rispetto che vanta una laurea a Yale, Mba a Harvard, e una lunga carriera in General Electric. La situazione di BusItalia è infatti molto critica anche per altri aspetti. A partire da quello del suo cda scaduto da oltre un anno, prorogato dal governo Conte 2 con la scusa della pandemia, ma in realtà per la mancanza di un accordo sui nomi tra Pd e Movimento 5 stelle. Come se non bastasse ci sono poi i pesanti contenziosi con le Regioni Toscana e Umbria. La prima che ha estromesso con una gara la società di Fs e ora è in causa per il passaggio di consegne di personale e bus. L’Umbria che ha promosso una gara per scegliere un nuovo gestore, e che da un paio d’anni si trascina tra Tar e il Consiglio di Stato. Poi c’è la QBuzz bv, società olandese di trasporti su gomma, comprata ai tempi di Mazzoncini (il quale ancora tribola con gli strascichi del suo passaggio in BusItalia per un rinvio a giudizio per truffa a Perugia e uno per turbativa d’asta a Parma) che l’anno scorso ha registrato una perdita di 8,2 milioni di euro. Last but not least, c’è il problema del parco mezzi, la cui età media è superiore ai 30 anni. Per Ferraris e Giadrossi una pesante eredità cui cercare di porre subito rimedio.