Questione di talento che scorre nel sangue. E che in certi casi sfocia in una sana rivalità. A Tokyo 2020 si sono visti o saranno in gara, quasi sempre nella stessa disciplina, quasi 30 coppie di fratelli. Ben nove tra gli atleti del Regno Unito, sette per gli Stati Uniti, due per la Croazia. Dieci le nazioni che schierano ai Giochi fratelli o sorelle, tra queste anche l’Italia. E poi c’è, addirittura chi, nato dagli stessi genitori, partecipa all’olimpiade sotto due bandiere diverse.
Fratelli ai Giochi, il record del Regno Unito
Nel Regno Unito lo sport è decisamente un affare di famiglia. Nella gare a ostacoli corrono le sorelle Tiffany Porter e Cindy Sember, padre nigeriano e madre britannica, ma nate in Michigan. Sono velociste anche Jodie e Hannah Williams, mentre nel canottaggio britannico c’è una doppia coppia: Mathilda e Charlotte Hodgkins-Byrne, Emily e Tom Ford. Sorella e fratello, proprio come Hannah e Harry Martin, impegnati nell’hockey su prato. Dall’erba all’acqua, nel nuoto ci sono Max e Joe Litchfield. Tre le coppie di gemelli britanniche: Pat e Luke McCormack nel pugilato, Adam e Simon Yates nel ciclismo, Jennifer e Jessica Gadirova nella ginnastica artistica, accumunate anche dalla medaglia di bronzo nel concorso a squadre.
Negli Usa sette coppie di fratelli
Le sorelle Nelly e Jessica Korda nel golf, Mackenzie e Aria Fischer nella pallanuoto, Kristie e Sam Mewis nel calcio, sport in cui gli Stati Uniti vantano quattro ori su sei edizioni del torneo fin qui disputate. Anche gli Usa vantano numerose coppie di fratelli. A Londra 2012 avevano ottenuto il bronzo nella spada a squadre Kelley e Courtney Hurley, a bocca asciutta a Tokyo. Male anche i fratelli Chew, Philip e Ryan, eliminati dopo tre sconfitte su tre nel badminton. Ancora in corsa invece Erik e Kawika Shoji nella pallavolo, mentre Henry e Jackson gareggiano nella gara di pistola 25 metri a fuoco rapido.
Con tutto quel mare a disposizione, non è un caso che la Croazia sforni campioni di canottaggio e vela, anche in famiglia. I fratelli Sinković Martin e Valentin, arrivati in Giappone da favoriti, hanno rispettato il pronostico imponendosi nel due senza (per loro anche un oro nel 2 di coppia a Rio 2016 e un argento nel 4 di coppia a Londra 2012). E Šime Fantela, velista vincitore in Brasile cinque anni fa nella classe 470, si è unito al fratellino Mihovil per gareggiare nella 49er. Sono velisti (classe 470) anche i turchi Ates e Deniz Cynar, fratelli proprio come le stelle del basket spagnolo Pau e Marc Gasol, medagliati in passato.
Fratelli d’oro
A Tokyo, in casa, sono invece già saliti sul gradino più alto del podio i judoka Hifumi Abe, nei 66 kg, e la sorella Uta, nei 52 kg. Nel nuoto femminile due ori per l’australiana Cate Campbell (tre in tutto in carriera), tra cui quello conquistato insieme alla sorellina Bronte nella 4x100m stile libero. A proposito di nuotatori, ha una coppia di fratelli anche Capo Verde: si tratta di Troy e Jayla Pina, entrambi nati negli Stati Uniti da madre, appunto, capoverdiana.
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Asia e Alice, le gemelle d’Italia
Tra i dieci Paesi con una coppia di fratelli, sono in cinque a schierare dei gemelli. Tra loro anche l’Italia delle sorelle Asia e Alice D’Amato, che hanno sfiorato il bronzo nella ginnastica artistica a squadre. Ginnaste pure le olandesi Sanne e Lieke Wevers, così come le russe Dina e Arina Averina (ritmica). Nel nuoto sincronizzato, invece, per la Francia ci sono Laura e Charlotte Tremble, mentre l’Austria schiera Anna-Maria e Eirini-Maria Alexandri. Due gemelle, e ce ne sarebbe anche una terza, Vasiliki, che però non si è qualificata per Tokyo.
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Infine, il caso di Mohamad e Alaa Maso. Originari di Aleppo, sono fuggiti dalla guerra in Siria, dove vivono ancora i genitori, e sono stati accolti come rifugiati in Germania. Mohamad ha rappresentato il suo Paese natale nel triathlon, dove è arrivato 47esimo su 51 partecipanti, mentre Alaa gareggia nei 50m stile libero per gli Atleti Olimpici Rifugiati del CIO.