Andrea Delmastro Delle Vedove ha salvato il ruolo di sottosegretario alla Giustizia grazie alla difesa di Giorgia Meloni. Per lui niente dimissioni. Ma dallo scivolone sulle informazioni passate al coinquilino-deputato, Giovanni Donzelli, il suo nome è sceso nel borsino di Fratelli d’Italia. Appena dopo le elezioni era uno dei profili più battaglieri, apprezzati dalla leader diventata presidente del Consiglio. Per questo lo aveva voluto al ministero di via Arenula, al fianco di Carlo Nordio. Adesso la situazione è cambiata.

Nel borsino di Fratelli d’Italia scendono anche Montaruli, Foti e il ‘solito’ Rampelli
Ma Delmastro non è l’unico che ha pagato dazio alla vicenda: allo stesso modo la stella di Donzelli si è un po’ appannata. Resta certamente un profilo centrale all’interno del partito, che traduce i desiderata di Meloni e raccoglie gli umori dai territori. Ma quelle parole alla Camera sulla visita in carcere dei parlamentari del Pd ad Alfredo Cospito hanno lasciato il segno, nonostante l’assoluzione dei giurì d’onore per le accuse rivolte ai deputati dem. Con il tempo avrà modo di recuperare. Posizione calante pure quella di Augusta Montaruli, costretta alle dimissioni in seguito alla condanna per peculato, quando era alla Regione Piemonte. Ora è sparita dai radar, benché per lei si parli di un possibile incarico come vicepresidente della commissione Vigilanza Rai. Potrebbe lentamente partire l’operazione rilancio. Chi ha perso altre posizioni nelle gerarchie meloniane è il vicepresidente della Camera, Fabio Rampelli, l’unico che osa di tanto in tanto mettere in discussione la linea della leader. Il caso delle Regionali in Lazio, con il sostegno di Rampelli dato al suo sodale, Fabrizio Ghera, con un apposito evento “di corrente” è rimasto indigesto a Giorgia. Ma che i rapporti di Rampelli con i vertici non fossero dei migliori era emerso già durante la scelta della squadra di governo: gli è toccato lo stesso incarico della scorsa legislatura, nonostante la schiacciante vittoria alle elezioni. Nessuna promozione, insomma.

Giù anche il capogruppo Tommaso Foti
Altro nome che fa storcere un po’ la bocca a via della Scrofa è quello di Tommaso Foti, capogruppo alla Camera. Alcune sue mosse hanno destato perplessità, come quando si è avvicinato minacciosamente in Aula al deputato di Sinistra italiana, Nicola Fratoianni. Una scena poco in linea con una strategia che punta a dare del partito un’immagine moderata. E in generale non convince la modalità con cui Foti guida il gruppo. Per questo, secondo quanto apprende Tag43, l’ex capogruppo e ministro dell’Agricoltura, Francesco Lollobrigida, fa capolino a Montecitorio appena può per controllare la situazione di persona. Ma anche a livelli più alti, c’è chi non gode più delle massima considerazione a Palazzo Chigi. È il caso del ministro della Difesa, Guido Crosetto, che con Meloni ha un rapporto alla pari e i rumors raccontano di tensioni crescenti. Solo che Crosetto è uno dei pochi intoccabili: nemmeno la premier può permettersi di estrometterlo o comunque ridimensionare il suo ruolo pubblico.

Salgono Fazzolari, Filini, Rizzetto e Liris
Ma se c’è chi scende nel borsino di Fdi, altri sono in rampa di lancio. Il sottosegretario con delega all’Attuazione del programma, Giovambattista Fazzolari, non paga il conto, finora deficitario, dei pochi decreti attuativi emanati: è un suo compito e non sta brillando di luce propria. Poco male, Meloni continua a stravedere per lui, affidandogli i casi scottanti che si rimpalla con la vera eminenza grigia di Palazzo Chigi, Alfredo Mantovano. In particolare Fazzolari sta seguendo il dossier delle nomine. Insieme a lui c’è il deputato Francesco Filini, poco noto al pubblico, ma che in Fratelli d’Italia ha un’ottima reputazione, ricoprendo il ruolo di responsabile del Centro studi del partito, che soprattutto nella scorsa legislatura ha sfornato una serie di documenti su svariati temi. E rappresenta il pensatoio meloniano, dove incubare proposte e programmi elettorali. In crescita, poi, sono le quotazioni di Walter Rizzetto, ex M5s presidente della commissione Lavoro a Montecitorio. Presenzia in varie trasmissioni, dismettendo l’immagine di moderato, che lo ha sempre caratterizzato, e dimostrandosi agguerrito contro gli avversari politici. Nei prossimi giorni può ulteriormente consolidare la posizione con la vittoria alle Regionali in Friuli Venezia Giulia: l’obiettivo è sempre quello di essere il partito più votato. Nemmeno la vicinanza al candidato con nostalgie fasciste, Marzio Giau, ha scalfito l’immagine di Rizzetto. Al Senato, invece, è Guido Quintino Liris che spesso si fa interprete delle richieste del partito, in termini di emendamenti da presentare: un impegno che viene apprezzato dalle alte sfere di Fdi. E infine, sul piano ministeriale, la punta di diamante è il “cognato d’Italia”, proprio Lollobrigida, che ormai è una sorta di numero due del partito, nonostante ufficialmente non ricopra questa posizione.
