Due soli gradi di separazione dividono Filippo Tommaso Marinetti e l’Eurovision Song Contest 2023. Del resto chi meglio del maestro del futurismo italiano dovrebbe essere chiamato in causa nell’edizione che si sarebbe dovuta svolgere in Ucraina, vista la vittoria nel 2022 dei Kalush con Stefania, l’accento categoricamente sulla i, ma che invece andrà di scena a Liverpool, in una città che tanto ha dato alla musica ma che, tecnicamente, con l’Europa ha pochino a che fare? La sua poesia, sua di Marinetti, Zang Tumb Tumb, ispirata all’assedio di Adrianopoli durante la prima guerra balcanica, l’onomatopea dei suoni resa alla perfezione, potrebbe essere applicata anche oggi a Kyev, Kherson o una delle tante città bersaglio degli attacchi russi, il tutto mentre altrove sarà la musica a farla da padrona. I due gradi di separazione cui si faceva riferimento in esergo, però, non sono certo dovuti all’attualità dei suoni che Marinetti ha fermato su carta per parlare di bombe, lì il grado di separazione sarebbe stato solo uno.

A Liverpool si riuniranno dopo 36 anni i Frankie Goes to Hollywood
No, il fatto è che a Liverpool, città che fu dei Beatles, lo sanno anche le pietre, rotolanti o meno, esattamente dopo 36 anni dallo scioglimento torneranno assieme nella loro formazione originaria su un palco i Frankie Goes to Hollywood. Band electropop capitanata da Holly Johnson, proprio di Liverpool, per altro titolo del loro secondo album, e ascesa all’empireo del pop negli Anni 80 grazie a mega hit planetarie quali Relax, Two Tribes oThe Power of Love. Band a suo tempo pubblicata da quella factory tutto genio e basta della ZTT Records, cioè la Zang Tuum Tumb Records, etichetta nata dalle fertili menti di Paul Morley, Trevor Horn, Gary Langan e Jill Sinclair. Un vero colpaccio, per Eurovision Song Contest, perché negli anni più e più volte si era ventilato di un loro ritorno, ma mai questi rumors avevano trovato seguito, con una nuova formazione a girare indegnamente sotto quel marchio.
La ZTT Records, Morley & Horn e l’onda della New Wave e del Post-Punk
Il fatto è che i Frankie Goes To Hollywood, nome iconico per una band molto iconica, erano davvero stati la perfetta incarnazione di un modo di concepire la musica che alla ZTT Records trovava non solo asilo, ma proprio cittadinanza. Una realtà guidata da due mostri sacri: Paul Morley, firma atipica della critica musicale inglese in forze al New Musical Express, già deus ex e in machina per gli Art of Noise, band senza volto proprio per non svelare troppo la presenza tra le fila della penna più bizzarra d’Albione, in ottima compagnia del suo socio d’affari Trevor Horn, produttore di troppe hit per nominarle tutte, basti quella Video Killed the Radio Star a firma dei suoi Buggles che in qualche modo aprì le porte a MTV, Art of Noise band che prendeva il nome dall’Arte dei rumori di Luigi Russolo, altro caposaldo del futurismo italiano. Proprio Paul Morley aveva intuito che gli Anni 80, troppo spesso bistrattati per il loro essere troppo sintetici e plasticosi, in realtà lasciassero una libertà d’azione prima impensabile, la New Wave, il Post-punk, il pop elettronico tutto su un medesimo piano, fatto che lo avrebbe portato proprio a saltare la staccionata che di solito divide chi scrive di musica e chi la musica la produce, dando vita a progetti incredibili come quelli già citati, oltre a quei Propaganda capitanati da Claudia Brücken, la signora Morley, la loro Duel uno dei brani più rappresentativi di quel decennio.

Eurovision Song Contest, palcoscenico perfetto per gli eccessi della band
Un ritorno che, visto il modo burrascoso in cui la band di Johnson si lasciò, ha davvero dell’incredibile, come se, che so, per una ipotetica edizione ospitata a Manchester a tornare insieme fossero The Smiths, Morrissey e Johnny Marr su uno stesso palco come invece accadrà proprio a Holly Johnson, Brian Nash, Paul Rutherford, Mark O’ Toole e Peter Gill. Il tutto a 40 anni dall’uscita di Relax, la loro canzone manifesto, una delle 10 canzoni più vendute di sempre nel Regno Unito, 37 settimane in Top 40, ai tempi, di cui 35 senza che le radio, BBC in testa, la passassero a causa del testo considerato, a ragione, troppo esplicito. Certo, in un contesto come quello di Eurovision Song Contest, tutto estrosità e eccessi folkloristici, i Frankie Goes to Hollywood saranno padroni di casa assolutamente in tono con il dress code d’ordinanza, quel loro giocare costantemente con certi ambienti BDSM in salsa gay, in epoche in cui le sigle quali LGBTQ+ non erano ancora atterrate sul nostro Pianeta, assolutamente in linea con un mood condiviso da una buona porzione degli artisti in gara.

Sognare nuove canzoni o nuovi progetti non costa nulla
Se questo ritorno così inaspettato sarà poi foriero di nuove canzoni, di nuovi lavori sulla lunga distanza, chissà. Magari anche di un nuovo cameo in qualche film. Immortale quello in Omicidio a luci rosse di Brian De Palma, regista che in quel caso si divertì non poco a giocare di metanarrazione. La protagonista della pellicola, interpretata da una giovane Menalie Griffith, si chiamava Holly Body, professione pornostar, e il film che avrebbe acceso la trama si intitolava Holly Does Hollywood, Holly come Holly Johnson, lì a interpretare se stesso in una clip assolutamente sadomaso. Film, questo di De Palma, ossessione di Patrick Bateman, protagonista del romanzo American Psycho di Bret Easton Ellis, a sua volta di ritorno con un nuovo romanzo metanarrativo, The Shards, sorta di seguito letterario di Lunar Park. Se questo passaggio così inaspettato, dicevamo, sarà poi foriero di nuove canzoni, di nuovi lavori sulla lunga distanza non è ancora dato saperlo, ma sognare non costa niente. Figuriamoci sognare dentro un contesto psichedelico e stroboscopico come l’Eurovision Song Contest, tra canti di contadine uzbeke e reggaeton che arrivano dritti dritti dall’Austria. Bentornati Frankie Goes to Hollywood, sicuramente ne vedremo e sentiremo delle belle.