Con il suo attivismo, Greta Thunberg è diventata un modello di riferimento per tanti giovani ambientalisti sparsi per il mondo. Che, partecipando alle manifestazioni per reclamare l’attenzione dei leader e sensibilizzando coetanei e adulti sui problemi legati al cambiamento climatico, hanno iniziato a seguirne attivamente le orme. Tra questi, spicca il colombiano Francisco Javier Vera, di recente balzato all’onore delle cronache per essere stato oggetto di pesanti minacce sui social network.
Grandi traguardi per un piccolo attivista
Fondatore del movimento Guardians for Life, nato per chiedere azioni concrete contro la crisi climatica, il 12enne vanta nel proprio curriculum una serie di importanti riconoscimenti. Membro del comitato colombiano dei Friday for Future, quest’anno è stato nominato ambasciatore di buona volontà dell’Unione europea e, in occasione del Cop26 di Glasgow, ha incassato anche l’endorsement di Thunberg che ne ha lodato l’impegno nonostante le pressioni con cui quotidianamente si trova a fare i conti. «Sei fonte di ispirazione per tanti ragazzi nel mondo, soprattutto per me», gli ha detto la 18enne svedese. «Continua a fare quel che stai facendo. Non fermarti mai».
Somos los niños, las niñas y los jóvenes quienes estamos defendiendo este 🌍.
Gracias @GretaThunberg por abrir el camino y ser una inspiración para el liderazgo de tantos que desde nuestros territorios defendemos la vida!📷: @RTVCnoticias 😊 pic.twitter.com/T6rUBpiXAy
— Francisco Javier Vera Manzanares (@franciscoactiv2) November 1, 2021
Dalla causa animalista a quella ambientale
Cresciuto in mezzo alla natura, tra anatre, polli e alberi, nel comune di Villeta, a pochi chilometri da Bogotà, Francisco Vera si è avvicinato alle tematiche ambientali partendo dalla causa animalista. Informato e intelligente, non ha mai avuto timore di parlare in pubblico e far sentire la propria voce. Nonostante le poche primavere sulle spalle. A dicembre del 2019, è diventato famoso grazie a un discorso di tre minuti nel quale chiedeva ai membri del Congresso colombiano di varare leggi contro i test sugli animali, contro il fracking e la plastica monouso. E il mese scorso è stato invitato davanti alla Corte Costituzionale, dove ha difeso i diritti di una generazione a cui l’indifferenza degli adulti rischia di togliere il futuro. Il paragone con Greta non gli dispiace ma, durante le interviste, ha più volte riconosciuto come le loro battaglie, pur unite da un comune denominatore, viaggino su binari diversi. «Lei ha fatto e continua a fare un lavoro enorme ma tra noi ci sono parecchie differenze. Non tanto nell’obiettivo finale quanto nei modi di agire e nel contesto in cui operiamo», ha spiegato in un’intervista al magazine Bocas, «La Colombia è un Paese più povero e più diseguale della Svezia, oltre che provvisto di una biodiversità più variegata».
Minacce di morte Francisco
Il coraggio dimostrato nell’esprimere opinioni spesso impopolari non è stato apprezzato da tutti. Tra i tanti traguardi collezionati in così pochi anni, Francisco è stato costretto a confrontarsi persino con minacce di morte via web arrivate dopo la pubblicazione di un messaggio in cui l’attivista chiedeva allo Stato di garantire a tutti i bambini gli strumenti per partecipare alle lezioni online. Immediata è arrivata la reazione di molti ambientalisti che hanno fatto fronte comune in difesa del giovane collega chiamando in causa persino il presidente colombiano Iván Duque. Nonostante tutta questa solidarietà, affrontare la situazione non è stato semplice e la madre ha raccontato di essersi rivolta a uno psicologo per aiutarlo a trovare un rimedio all’ansia. «La mia famiglia mi ha sempre lasciato libero di essere quel che volevo, cosa che non succede a tutti i bambini», ha sottolineato il 12enne. «Veniamo costantemente incasellati in un’etichetta che ci vuole impegnati solo a giocare e a studiare e che ci impedisce di esprimere liberamente un parere sulle cose, su quello che ci circonda e che succede attorno a noi».
Il problema della Colombia con gli attivisti
Il caso di Francisco Javier Vera ha riportato nuovamente l’attenzione sulle violenze subite dagli ambientalisti in Colombia, per due anni consecutivi il Paese col maggior numero di vittime tra gli attivisti, 65 soltanto nel 2020. Da anni, si chiede al governo di ratificare l’Accordo di Escazú per assicurare loro la necessaria protezione. Tuttavia, l’amministrazione di Duque non sembra intenzionata a supportarne l’iter legislativo: dopo un primo fallimento, è stato nuovamente ripresentato davanti al Congresso ma senza alcuna particolare urgenza. Nonostante, in questi giorni, il capo di Stato si sia presentato al Cop26 con un programma pieno di provvedimenti per una seria politica ambientale. «L’ho ascoltato attentamente e l’unica cosa che gli chiedo è che, una volta rientrato in Colombia, rispetti tutte queste promesse e mantenga la parola data», ha precisato Vera, «Partendo dall’approvazione e dalla firma dell’Accordo di Escazú».