Ha vissuto con la sua Agnès per 13 anni, fino alla mattina del 22 febbraio scorso quando la compagna, insegnante di spagnolo, è stata accoltellata a morte da uno studente in un liceo di Saint-Jean-de-Luz, nei Pirenei Atlantici, in nuova Aquitania. Da allora Stéphane Voirin, 55 anni, è diventato per tutti “l’uomo che balla”. Al funerale infatti ha voluto salutarla un’ultima volta con passi di danza leggeri, volteggiando da solo sulle note di L-O-V-E di Nat King Cole. Dopo pochi minuti, davanti al feretro, si sono aggiunte altre coppie commosse. E quel momento di intimità è diventato un ricordo condiviso. Il video postato sui social da un quotidiano locale è diventato immediatamente virale. «Volevo uscire dal rituale per far emergere i miei sentimenti», spiega Voirin a Libération. «È stata una dichiarazione d’amore».
L'image du jour : l'hommage dansé du compagnon d'Agnès Lassalle et de ses amis à l'enseignante, en sortant de la cérémonie d'obsèques ( 🎥@F3euskalherri ) #saintjeandeluz pic.twitter.com/8P43nsjvWS
— France 3 Aquitaine (@F3Aquitaine) March 3, 2023
La coreografia di Le Parc guardata insieme pochi giorni prima della tragedia
Pochi giorni prima che morisse, mentre erano in vacanza in Thailandia, Voirin aveva mostrato ad Agnès il video di una coppia di ballerini che eseguiva la coreografia di Le Parc, creata nel 1994 da Angelin Preljocaj, in cui lui solleva delicatamente lei e iniziano a girare all’infinito baciandosi. «Per me, era così, quel venerdì», racconta Voirin commuovendosi. «È tornata a scuola lunedì. Mercoledì era morta. Martedì sera avevano partecipato a una lezione di swing». Era stato proprio il ballo a farli incontrare nel 2010, i due infatti si erano iscritti a un corso a Saint-Jean-de-Luz e nel momento in cui si erano presi per mano era scattata la scintilla.
«Dobbiamo andare avanti perché la vita è bella»
Oggi il 55enne desidera solo tirare «fuori qualcosa di buono da tutta questa merda». I messaggi, le lettere e i fiori ricevuti dopo la pubblicazione del video lo hanno intenerito. E dire che non ha profili social. Del suo ultimo ballo con Agnès dice solo che «è stato naturale, l’ho potuta salutare serenamente». Voirin cerca di aggrapparsi disperatamente alla felicità. «Con Agnès avevamo parlato dell’eventualità che uno di noi morisse», e la conclusione a cui erano arrivati era una: «Dobbiamo andare avanti perché la vita è bella, lei l’ha accettata con tutta se stessa». Questa forza d’animo Voirin forse l’ha ereditata dal nonno veneziano fuggito dalla dittatura fascista e trasferitosi a Parigi oppure la deve alla sua carriera trentennale di pilota prima nell’esercito poi nell’aviazione civile. Si arruolò a 22 anni fuggendo da Parigi. In famiglia infatti erano tutti medici e non vedevano di buon occhio questa sua fame d’aria. Il primo incarico da capitano fu in Nuova Caledonia dove, dice, «ho scoperto il mondo». È lì che comincia ad appassionarsi di ballo. E di sport acquatici. «Stare in acqua è come ballare, porta pienezza, ti calma».
L’odio per la politica e la preoccupazione per le condizioni di lavoro degli insegnanti
Ateo, è però convinto che l’energia si trasformi. Che la materia si rinnovi come in un circolo senza mai scomparire. Dopo 22 anni di carriera militare, Voirin è diventato pilota di elicotteri nell’aviazione civile. Nel 2021 si trovava in Birmania quando scoppiò il colpo di Stato guidato dall’esercito per rovesciare il governo di Aung San Suu Kyi. Troppo rischioso rimanere nel Paese e così rientrò in Francia. Quando morì di cancro un suo caro amico cominciò a rivedere le sue priorità. «Non volevo essere il più ricco del cimitero», dice oggi ormai in pensione da due anni. Il 22 febbraio, poche ore dopo l’assassinio di Agnès Lassalle, i ministri Pap Ndiaye e Stanislas Guerini si sono recati a Saint-Jean-de-Luz. Durante il loro incontro, Stéphane Voirin ha discusso delle condizioni di lavoro degli insegnanti, un lavoro a cui la sua compagna dedicava «il 90 per cento del suo tempo». «Ci sono centinaia di Agnès, per me era importante dirglielo», ricorda ora, «per tutte le ore che ha passato dietro la sua scrivania». Dalla politica non si aspetta granché, anzi dice di odiarla per «averci avuto a che fare troppo nella sua carriera». «Tutto gira intorno ai soldi, voto solo contro gli estremismi», ammette con Libé. «Sono di destra e allo stesso tempo di sinistra», aggiunge.
Voirin dice di non provare rabbia contro l’assassino 16enne: «Vorrei solo sapere cosa aveva in mente e soprattutto perché lo ha fatto»
L’omicida di Agnès, 16 anni, ora è in prigione. Ma Voirin dice di non provare rabbia. Padre di un figlio avuto da una precedente relazione si mette nei panni dei genitori del ragazzo. «Ero un adolescente abominevole, un mascalzone cattivo», spiega. «Vorrei solo sapere cosa aveva in mente e soprattutto perché lo ha fatto. Ma non voglio vivere per questo». Meglio concentrarsi sui progetti, ieri a due, e oggi solitari. Come viaggiare in camper, vivere nella piccola casa nella Spagna del Sud che Agnès adorava, continuare a danzare e riprendere il nome italiano di sua madre. «Dopo la tempesta, verrà il sole, questa è una lezione che ho imparato», conclude.