Francia, oggi il voto di sfiducia al governo Borne sulla riforma delle pensioni

Redazione
20/03/2023

Riforma delle pensioni, si avvicina la resa dei conti per il governo Borne. La proposta interpartitica presentata dal piccolo gruppo LIOT per rovesciare il governo potrebbe arrivare a 262 voti sui 287 necessari. Occhi puntati dunque sui Repubblicani vero ago della bilancia e al momento divisi.

Francia, oggi il voto di sfiducia al governo Borne sulla riforma delle pensioni

Lunedì bollente per il governo francese. Si avvicina infatti il momento della resa dei conti e già oggi si potrebbero votare le mozioni di sfiducia contro Elisabeth Borne, rese possibili dal ricorso all’articolo 49.3 della Costituzione per far passare la tanto contestata riforma delle pensioni. Sulla carta però l’esecutivo sembra poter tirare un sospiro di sollievo. La mozione del Rassemblement National difficilmente passerà: nessun partito infatti intende fare un favore a Marine Le Pen e all’estrema destra (88 deputati in tutto). L’altra, interpartitica e su iniziativa del piccolo gruppo LIOT (Libertés, Indépendants, Outre-mer et Territoires) che conta appena 20 eletti, potrebbe sì avvicinarsi a quota 287, i deputati necessari per fare cadere al governo (sarebbe la prima dal 1962, quando il governo Pompidou venne fatto cadere dopo l’annuncio da parte di De Gaulle di un referendum sull’elezione del presidente della Repubblica a suffragio universale diretto), ma resta l’incognita Repubblicana. All’appello per raggiungere la fatidica cifra mancano infatti 25 deputati LR. Dal partito di centrodestra infatti solo una decina si sono detti pronti a votare contro Borne. Pallottoliere alla mano, secondo Libération, al momento 274 deputati voterebbero per far cadere il governo. La mozione presentata da LIOT potrebbe arrivare a 262 voti (tutte le opposizioni tranne i Repubblicani). Dei 250 rappresentanti della maggioranza invece solo uno, il deputato MoDem Richard Ramos, voterà contro. «Serve un governo che rimescoli le carte, con ministri capaci di ascoltare il popolo francese e non un branco di arroganti che spiegano ai francesi perché sono degli idioti», ha tuonato.

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Emmanuel Macron e Elisabeth Borne (Getty Images).

Occhi puntati sui Repubblicani, ago della bilancia

Occhi puntati dunque sui neogollisti che però, appoggiando in parte un voto contro il governo, si spaccherebbero ulteriormente rischiando di perdere la poltrona. Emmanuel Macron infatti è stato netto: in caso di caduta di Borne scioglierà il parlamento. Una minaccia a cui non crede il leader di Nupes Jean-Luc Mélenchon, secondo cui alla fine i Repubblicani si compatteranno contro la prima ministra. Sciogliendo il parlamento, «Macron prenderebbe la batosta del secolo, e quindi non lo farà», ha pronosticato il leader insoumis su Rtl. «Speriamo che i repubblicani ritrovino la testa», ha invece rilanciato il ministro Bruno Le Maire dalle colonne di Parisien Dimanche. «Riteniamo che questa riforma (delle pensioni, ndr) sia necessaria per il Paese, la sottoporremo al voto del Parlamento», ha aggiunto il titolare delle Finanze su France 3. «Questa è l’occasione per votare ciò che giovedì non si è potuto votare», ha sottolineato il segretario generale della CGT, Philippe Martinez, su BFMTV, d’accordo per una volta con il ministro. Se Macron vorrebbe voltare pagina subito dopo il voto di sfiducia, le opposizioni comunque vada promettono battaglia. Hanno presentato ricorso al Consiglio costituzionale e se possibile cercheranno di ritardarne l’applicazione con un referendum. Il capo dello Stato dovrebbe parlare ai francesi durante la settimana. Mentre i sindacati, sempre uniti,  per giovedì hanno indetto una nona giornata di mobilitazione.