Francia, presidenziali 2022: le regole del dibattito televisivo tra i candidati
I candidati dovranno obbedire al principio di equità, che proporziona la durata degli interventi alla presenza del partito di riferimento in parlamento. Polemiche per l'eccessiva esposizione mediatica di Macron.
Una campagna elettorale breve nei tempi, offuscata dal dramma della guerra in Ucraina. Sono 11 i candidati che contenderanno a Emmanuel Macron il ruolo di capo dello Stato in Francia. Tutti dovranno sottostare alle rigide regole che garantiscono il pluralismo politico nel Paese e regolamentano il dibattito audiotelevisivo, il cui rispetto è garantito dall’Autorità pubblica francese di regolamentazione della comunicazione (Arcom). Dal primo gennaio al 27 marzo scorso, così i media francesi hanno dovuto garantire, in ottemperanza al principio di equità, un tempo di parola e di spazio televisivo proporzionale al numero di eletti del partito di riferimento in parlamento. Dall’8 marzo, poi, giorno della convalida delle candidature da parte del Consiglio costituzionale, l’equità è stata ulteriormente rinforzata con la dicitura: «condizioni di programmazione paragonabile». Un’ulteriore stretta ha preso il via il 28 marzo e ha incluso la nozione di tempo di presenza. Questo, allo spazio dedicato al discorso del candidato, o di un suo sostenitore, somma anche quello relativo ai commenti dei giornalisti, fissando la durata effettiva di permanenza all’interno di uno studio. Altro aspetto riguarda l’accesso paritario alle diverse fasce orarie, così suddivise: mattutina, diurna, serale e notturna. Ogni candidato deve poter avere accesso a ciascuna delle quattro fasce, evitando che un’emittente, magari poco affine per pensiero politico, finisca per relegare un certo candidato sempre a un orario scomodo.

Le regole che scandiranno il dibattito elettorale in Tv durante il secondo turno
Una volta consumatosi il primo turno, dal lunedì successivo, l’11 aprile nel caso specifico, al venerdì antecedente il ballottaggio, il principio di equità varrà esclusivamente per i candidati rimasti. Nel giorno precedente le votazioni e in quello in cui i seggi saranno aperti, nessun candidato potrà apparire sui media, tantomeno prendere la parola. Disposizioni precise, in relazione alle quali tuttavia non sono mancate le polemiche. In molti si sono infatti lamentati dell’eccessiva esposizione mediatica di Macron, accusato dai rivali di sfruttare la sua funzione presidenziale in vista del voto, e di aver strategicamente rinviato all’ultimo momento l’annuncio della candidatura. La questione in realtà è ben più antica e si ripropone sistematicamente a ogni tornata, o almeno quando il presidente in carica si ripresenta per il secondo mandato. In relazione a Macron, l’Arcom ha spiegato come non dovessero essere considerate nel principio di equità le dichiarazioni pronunciate nel ruolo di presidente di turno dell’Unione europea a patto non «si tratti di parole suscettibili di rientrare nel dibattito politico per il loro contenuto e contesto». Esentate dal principio di equità anche le dichiarazioni nell’ambito della mediazione con la Russia in relazione alla guerra in Ucraina.