En Marx
Nato in una famiglia marocchina immigrata in Francia negli Anni 70, Anasse Kazib, 34 anni, è il frontman di Rivoluzione permanente. Ferroviere come il padre e sindacalista, sogna di correre per l'Eliseo in nome della lotta di classe. Il profilo.
Tra i candidati di estrema gauche pronti a scendere in campo per le Presidenziali della primavera 2022 – la veterana (è la terza volta che corre) Nathalie Arthaud di Lotta operaia, Fadi Kassem del Polo di rinascimento comunista, il 70enne Jean-Luc Mélenchon di France insoumise, Philippe Poutou del Nuovo partito anti-capitalista, Fabien Roussel del Partito comunista – c’è anche Anasse Kazib, il 34enne ferroviere, sindacalista, marxista e frontman di Rivoluzione permanente. Ancora fuori dal radar dei sondaggisti, Kazib in caso di candidatura non dovrebbe superare l’1 per cento. Presa tutta insieme, l’estrema sinistra sfiora il 12 per cento, con Mélenchon a fare la parte del leone con l’8 per cento nelle intenzioni di voto.
La discesa in campo di Kazib e la spaccatura del Nuovo partito anti-capitalista
Kazib sta cercando di raccogliere le 500 sponsorizzazioni necessarie per ufficializzare la corsa all’Eliseo. La sua “pre candidatura”, annunciata lo scorso 4 aprile, ha spaccato il Nuovo partito anti-capitalista (che ora corre con Poutou). La maggioranza, più moderata, spingeva per un avvicinamento a France Insoumise e ha posto un veto al sindacalista, espressione della corrente comunista rivoluzionaria, frangia che a giugno ha lasciato il partito con i suoi quasi 300 militanti.

Gli studi in Architettura interrotti per mantenere la famiglia
Kazib è nato Sarcelles, in Val D’Oise, in una famiglia operaia di origine marocchina emigrata in Francia negli Anni 70. Iscritto ad Architettura per salire sul famoso ascensore sociale, si è sposato a soli 21 anni ed è stato costretto a lasciare gli studi poco dopo. L’università era troppo cara per un giovane padre di due bambini. E così ha cominciato a lavorare come centralinista alla stazione di Le Bourget, proprio come suo padre, uno degli 848 Chibanis (“capelli bianchi” in arabo), quei lavoratori immigrati assunti tra il 1970 e il 1983 dalla SNFC (le ferrovie francesi) che vennero discriminati a livello contrattuale e pensionistico perché non cittadini europei. Kazib entrando nella società si è voluto prendere la rivincita. «Mio padre è nato in Marocco, quindi è stato discriminato nella sua carriera e nella sua pensione», ha raccontato il 34enne a Libération. «Non aveva lo status da ferroviere come me», ha sottolineato. Così, da rappresentante sindacale, si è buttato a capofitto in ogni battaglia per i diritti dei lavoratori.
La vicinanza ai Gilet gialli e l’esperienza come opinionista in radio
Oratore di talento, Kazib è stato ingaggiato come opinionista nel 2018 di Grandes Gueules su Rmc, un programma da 2 milioni di ascoltatori al giorno. Una tribuna perfetta per restituire quotidianità a termini impolverati come “proletariato”, “lotta di classe”, “borghesia”, “marxismo”. Un’esperienza durata solo due anni. Il suo sostegno ai Gilet gialli e il suo tono da novello Georges Sorel hanno irritato i vertici dell’emittente che hanno troncato la collaborazione. Coccolato comunque dai media, sostenuto dai militanti anti-razzisti e anti-colonialisti, Kazib con 56.300 follower su Twitter ora tenta la candidatura ufficiale.

Nel programma pensioni più alte e nazionalizzazione dell’industria farmaceutica
Tra i punti economici del suo programma c’è la lotta alla disoccupazione, lo slogan «non un solo povero lavoratore in questo Paese», il congelamento dei prezzi dei beni di prima necessità, l’indicizzazione degli stipendi al costo della vita. Un tetto per tutti, pensioni più alte, diritto al pensionamento anticipato e divieto di lavoro notturno. Ma anche la nazionalizzazione dell’industria farmaceutica per un vero accesso alla salute e l’apertura dei libri contabili delle aziende che effettuano esuberi. Ecologista, femminista, contro il gender gap e la violenza di genere, Kazim è naturalmente anti-colonialista e anti-razzista, promette pieni diritti a immigrati e rifugiati e lotta per il diritto all’autodeterminazione dei popoli oppressi. Poi, stando al programma, sfida la V Repubblica e i professionisti della politica, come un grillino della prima ora. E a livello europeo, «né Frexit né Europa del Capitale». Perché di Capitale, per Kazim, ce n’è uno solo.