Un agguato nella notte è stato fatale per un 18enne di Napoli, Francesco Pio Maimone, ucciso a colpi di pistola. L’omicidio del ragazzo è avvenuto nella zona degli chalet di Mergellina, non nuova a episodi di cronaca. Le ferite sono risultate da subito gravissime e, nonostante i due amici che erano con lui lo abbiano trasportato immediatamente all’ospedale Vecchio Pellegrini, per lui non c’è stato nulla da fare.
Francesco Pio Maimone ucciso a Napoli
Per quanto le dinamiche siano ancora da chiarire, sembrano emergere alcuni elementi: da una prima ricostruzione degli agenti, la lite tra i ragazzi sarebbe scattata per futili motivi. Un piede calpestato, uno sguardo di troppo, una reazione non prevista potrebbero essere alla base di quanto accaduto. Chi lo ha ucciso, molto probabilmente, non sapeva nemmeno a chi stesse sparando: se l’era presa con un altro giovane che gli aveva fatto cadere qualcosa sulle sue costosissime sneaker bianche e gliele aveva sporcate, ma il colpo ha finito per colpire Francesco Pio.
Durante le primissime ore successive alla tragedia si è pensato che il ragazzo fosse l’ennesima vittima di un agguato di camorra. Ma, stando alle ultime informazioni, pare che fosse estraneo all’ambiente malavitoso così come i suoi amici. Rider di professione, sognava di diventare il proprietario di una pizzeria. Gli investigatori della squadra mobile di Napoli, guidata da Alfredo Fabbrocini, sono continuamente al lavoro per rintracciare l’assassino.
Il commento del deputato Francesco Emilio Borrelli
A poche ore dalla terribile notizia sono arrivate anche le prime reazioni, tra cui quella del deputato Francesco Emilio Borrelli: «Mergellina è terra di nessuno, sparano all’impazzata tra la gente, la risposta dello Stato sia dura e intelligente». Per Borrelli non bisogna perdere tempo: «Bisogna capire velocemente cosa stia accadendo: non è certo la prima volta che la zona degli chalet di Mergellina diventa teatro dei regolamenti di scontri tra clan rivali e bande criminali che si contendono il territorio. Avviene da tempo eppure il fenomeno continua a essere preso sottogamba. La città non può rimanere in balia di camorristi, violenti e criminali, le strade non possono macchiarsi di sangue ogni volta che nascono tensioni negli ambienti malavitosi, cioè quasi sempre. Prima o poi ci andrà di mezzo un’anima innocente». Borrelli conclude con un appello: «Lo Stato è chiamato a intervenire con energia e intelligenza, occorre indagare, arrestare e condannare ma anche eliminare quelle condizioni per le quali ci sono continui turn-over nel modo delle bande e tentativi di scalate vertici della malavita».