Coi suoi modi diretti e inaspettati, il Santo Padre che viene da lontano non ha usato troppe parole per mettere fine alle ambizioni di Kamel Ghribi per l’ospedale romano Fatebenefratelli, che sta giusto a due passi dal Vaticano. Ai confratelli che si rifanno all’opera di San Giovanni di Dio e che possiedono l’ospedale dal 1585, anno della sua fondazione, ma che nell’ultimo decennio l’hanno caricato di centinaia di milioni di debiti, Papa Francesco, attraverso l’azione congiunta del segretario di Stato, Pietro Parolin, e del presidente dell’Apsa Nunzio Galantino, ha messo definitivamente il veto alla vendita. Dopo che già lo scorso giugno il Pontefice aveva fatto sapere di non gradire la cessione.
Quelle foto non gradite dal papa
Ghribi, ex petroliere e uomo d’affari tunisino naturalizzato svizzero, diventato dopo la scomparsa del patron Giuseppe gran ispiratore della famiglia Rotelli nonché vice presidente del Gruppo ospedaliero San Donato, era ormai convinto che la sua azione di lobby romana avrebbe sbaragliato gli altri contendenti: foto su Instagram con il Papa (ritenuta fortemente inopportuna Oltretevere), articoli di giornali che annunciavano l’acquisizione, persino una squadra di tecnici e manager del San Donato già a Roma per trattare con i frati gli ultimi dettagli economici e del progetto. Un attivismo che non è piaciuto alla Santa Sede e dietro il quale si scorgono mire anche politiche del potente tunisino nel suo travagliato Paese.
Gli ospedali cattolici non devono essere venduti
D’altra parte, Papa Francesco è stato chiaro dopo il suo ricovero al Gemelli. Gli ospedali cattolici non devono essere venduti ma amministrati bene. All’Angelus recitato dal Policlinico Gemelli, il Papa ha ammesso che anche nella Chiesa succede «che qualche istituzione sanitaria, per una non buona gestione, non va bene economicamente, e il primo pensiero che ci viene è venderla. Ma la vocazione, nella Chiesa, non è avere dei quattrini, è fare il servizio, e il servizio sempre è gratuito. Non dimenticatevi di questo: salvare le istituzioni gratuite». Game over.