Una vecchia zia si aggira per l’Europa: è Francesco Giubilei. Lo spettro marxiano rivisto da Leo Longanesi, autore di culto del nostro, a cui ha dedicato il libro Il Borghese conservatore, finalista al Premio Fiuggi (e dove se no?). Il nuovo esegeta di Giorgia Meloni è irresistibile: sempre pettinato, sempre in giacca e cravatta, è nato, nemmeno a farlo apposta, all’inizio della fine del secolo scorso, 1991. Uno di quei compagni di liceo che tutti abbiamo avuto in classe, che faceva impazzire le nonne con un impeccabile baciamano. A 17 anni, nel 2008, fondò la casa editrice Historica: «È una cosa più grande di te, non puoi farcela», gli dissero i genitori, quando una sera a cena li informò del progetto. Più o meno quello che disse il papà a Damiano dei Maneskin, perché non voleva tutto quel fracasso giù in cantina.

Rimase incantato dall’elmetto e dal fucile da balilla del nonno
In silenzio, senza disturbare il condominio, Giubilei, appena uscito dalla pubertà, diede concretezza alla sua passione, la storia. Lo racconta in una fenomenale intervista a Stefano Lorenzetto sul Giornale: quell’infatuazione gliel’aveva trasmessa il nonno che, finita la guerra, «non ebbe bisogno di bruciare i cimeli del Ventennio, ma li custodì in soffitta». Quando mostrò a Francesco l’elmetto e il fucile da balilla, dice lui, «rimasi incantato». Da lì a pubblicare il suo primo romanzo Giovinezza fu un attimo. Perché – gli chiede l’intervistatore – il suo romanzo d’esordio ha per sottotitolo “Partitura per mandolino e canto”? Risponde Francesco: «Perché in soffitta c’era pure quella, la partitura dell’inno del Partito nazionale fascista, insieme a copie ingiallite del Corriere della Sera e del Messaggero, con la notizia della visita di Adolf Hitler a Roma il 3 maggio 1938». Come faceva a resistere?

A soli 31 anni accumula incarichi, l’ultimo con Sangiuliano
L’intervistatore prova a provocarlo: «Ma i suoi amici pensano alle ragazze e alle discoteche…». «Infatti», risponde il giovane Giubilei, «tutti i sabati sono al Vidia Rock Club di Cesena, alle Indie di Pinarella, allo Shaki di Cervia o alla Mecca di Rimini». Fidanzato? «Lo sono stato». Come mai è finita? «È una storia lunga, che non c’entra con l’editoria». O i libri o me, deve avergli detto Martina (il nome lo cita lui). Giubilei ha scritto Giorgia Meloni. La rivoluzione dei conservatori, mentre prima si era cimentato nel difficilissimo I riferimenti culturali della Lega di Salvini. Quando si dice avere le idee chiare. Oggi è l’astro nascente della destra. A soli 31 anni accumula incarichi su incarichi, l’ultimo è «consigliere del ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano» che, essendo giornalista, ama circondarsi di giornalisti: un altro (Alessandro Giuli) lo ha piazzato alla presidenza del Maxxi, un altro ancora (Federico Mollicone) lo ha nominato presidente della Commissione Cultura scienza e istruzione, alla Camera.
In difesa di Cristina D’Avena, contro il mondo Lgbt e le femministe
Noi seguiamo Giubilei su Twitter, dove contende a un’altra giornalista, molto attiva anche su TikTok, tale Hoara Borselli, lo scettro delle banalità e dei luoghi comuni. Dice per esempio Giubilei: «Per anni decine di cantanti hanno partecipato alle Feste dell’Unità senza che nessuno dicesse niente. Ora Cristina D’Avena viene insultata perché canterà alla Festa di Fratelli d’Italia. Se c’è libertà artistica, deve valere sempre!». Gli fa eco Hoara Borselli: «Cristina D’Avena canterà alla festa per i 10 anni di Fratelli d’Italia. Scoppia la polemica nel mondo Lgbt. È una paladina Lgbt, non può andare dalla Meloni. Ma come? Inclusione inclusione e poi escludete?». Francesco e Hoara sono quelli, quando fanno i seri, di «la violenza non ha colore, è sempre da condannare», «Le femministe vere erano quelle di una volta… Vergognatevi di aver rubato il loro nome scimmiottando di rappresentarle in chiave moderna!».
Il Giubilei e’ consigliere del ministro dell cultura . Ora: via Tito e’ intestata a Tito Vespasiano. Come l’Arco di Tito . Ah, signor Giubilei : l’Arco di Tito e’ stato finito circa 1900 anni prima della morte di Josip Broz detto Tito . pic.twitter.com/bUDdSKPcLS
— Andrea Bitetto (@AndreaBitetto) December 12, 2022
Dentro il Qatargate ci sguazza: «Non esiste superiorità morale della sinistra»
A certi tweet non si saprebbe come rispondere perché cadono le braccia, tuttavia sono rivelatori del buon senso inesorabile che evidentemente fa breccia nei cuori (e nei cervelli) semplici. Lui e lei sempre in tivù, Giubilei accanto a Ilaria D’Amico, Borselli 17 anni fa a Ballando con le stelle, oggi nei talk populisti. Francesco vive il suo grande momento con il Qatargate: un tweet ogni ora per dire che «non esiste superiorità morale della sinistra», lo ripete in continuazione: lui doveva averci creduto, alla superiorità morale dei radical chic, o doveva aver avuto almeno un dubbio, con tutte quelle dichiarazioni di voto a destra dei boss, mai che uno dicesse di votare un compagno. Su Twitter, Francesco è il teorico del tutto per la parte: fascismo e comunismo sono uguali, donne e uomini se uccidono sono uguali, la violenza su un gay o su un etero è uguale. Non imparerà mai a usare i nomi e i cognomi, o a riconoscere la violenza di genere: sono i maghrebini tutti a essere criminali, è l’etnia intera, se uno di loro uccide; è la sinistra al completo, in tutto il suo variegato spettro, se uno di Articolo 1 viene preso con le mani nel sacco, a essere corrotta; non contano la storia, né la casualità o la reiterazione del crimine. Giubilei preferisce sempre fare di ogni erba – e non è un gioco di parole – un fascio. E più facile e si ricevono più applausi.