I due direttamente non si parlano, ma gli intermediari friulani sì, e anche in modo intenso. Sul fronte del Quirinale si registra una convergenza tra Enrico Letta e Matteo Renzi, tanto inedita quanto clamorosa visti i precedenti all’insegna dell’«Enrico, stai sereno». Complici le vacanze natalizie trascorse in entrambi i casi a Trieste, Debora Serracchiani ed Ettore Rosato, rispettivamente capogruppo del Partito Democratico alla Camera lei e coordinatore nazionale di Italia Viva lui, nella loro veste di “vicinissimi” ai due leader, si sono visti e parlati a lungo.

Franceschini come nome su cui far convergere democratici e renziani
Lo scopo è far convergere Letta e Renzi su due obiettivi condivisi: il primo è creare le condizioni per portare Mario Draghi al Quirinale e il secondo è sostituirlo a Palazzo Chigi con il dem ritenuto il punto di mediazione ottimale tra il Pd e il mondo renziano, Dario Franceschini. Ma se questi sono i due obiettivi comuni, quali sono quelli individuali? Per Letta si tratta di evitare a Italia Viva la tentazione di portare Silvio Berlusconi al posto di Sergio Mattarella e più in generale di sottrarla dall’orbita potenziale del centrodestra, in modo che in vista delle elezioni (anticipate o meno che saranno) si possa creare un centrosinistra allargato. Per Renzi, si tratterebbe di aprirsi a uno dei due forni del sistema politico, andando a rompere le uova nel paniere al duo D’Alema-Bersani che sta brigando per riportare la Ditta dentro il Pd.

Il pessimo rapporto tra Draghi e il ministro dei Beni culturali
Ma i due, che si detestano (Letta lo odia e Renzi lo disistima) stanno facendo sul serio o si stanno prendendo reciprocamente per i fondelli? Letta, che di tattica politica capisce tanto quanto Fedez di greco antico, si crede capace di tessere un ordito sofisticato, e dunque pensa di poter attrarre Renzi nella sua ragnatela. Viceversa, il fiorentino fa mille giochi, e per lui questo è uno dei tanti. Perché è vero che dopo essere stato tra i primi a sostenere che Draghi non deve muoversi da Palazzo Chigi, ora va dicendo che sarebbe meglio mandarlo al Colle. Ma, ammesso e non concesso che questa sia e rimanga la sua linea sull’attuale premier, di certo è difficile credere che faccia tutto questo per portare Franceschini alla presidenza del Consiglio. Il quale, invece, ci crede e ci tiene da morire. Un po’ per vanità, che è una caratteristica che lui e la sua signora, Michela De Biase, coltivano con cura, e un po’ per prendersi la rivincita su Draghi, che detesta, ampiamente ricambiato dopo un violento scazzo in consiglio dei ministri di qualche tempo fa in cui alla fine l’ex governatore della Bce l’ha zittito dicendo che comandava lui. Ed ecco l’ennesimo sassolino che può far saltare il disegno di Letta: se anche Draghi dovesse andare al Quirinale, ce lo vedete dare l’incarico a Franceschini?