Gli obiettivi sono due: la Camera prima, il Quirinale poi. Enrico Letta e Dario Franceschini procedono a braccetto, con lo scopo di portare entro un anno proprio l’attuale ministro della Cultura alla presidenza della Repubblica. «Il metodo Salvini non va bene», ha sentenziato il segretario del Partito democratico, in riferimento all’atteggiamento di lotta e governo con cui la Lega sta complicando la vita all’esecutivo Draghi. L’alert è stato lanciato al premier, perché Salvini intenda Il Pd infatti è in risalita nei sondaggi e vuole giocarsi bene carte nelle partite che contano.
Camera e Quirinale: il “modello Scalfaro”
La trama di Franceschini parte dalle Amministrative, con il loro consueto gioco di incastri, trampolino per arrivare all’elezione dell’erede di Sergio Mattarella. I rumors parlamentari indicano, infatti, una spinta costante del dem per la candidatura di Roberto Fico a Napoli, emblema dell’alleanza giallorossa. Una mossa che libererebbe la casella della presidenza della Camera, obiettivo numero uno di Franceschini. Per quale motivo? Lo scranno più alto di Montecitorio «è lo step ideale per cercare l’approdo alla presidenza della Repubblica», è il ragionamento che circola negli ambienti di Largo del Nazareno. Franceschini modello Scalfaro, dunque.
Alla ricerca di una allure istituzionale
Che il ministro della Cultura ambisca al Quirinale è una certezza che trova conferme in ogni angolo. «Secondo voi perché ha benedetto l’elezione di Letta a segretario del Pd, se non per togliere un temibile avversario nella corsa al Colle?», osserva una personalità di spicco che conosce bene le dinamiche tra i dem. Ora Franceschini è consapevole di doversi dedicare a un ruolo istituzionale per mettere a bagnomaria l’etichetta di uomo di parte. Una mission impossible, per qualcuno. Ma lui ci crede e vuole provarci, tanto che sta sfumando la sua visibilità all’interno dei dem. Cerca di non infilarsi nella rissa quotidiana, lasciando spazio a Letta, più voglioso di battagliare.
Il nullaosta di Roberto Fico
Certo, c’è di mezzo un ostacolo non proprio di poco conto: Fico. Il pentastellato è certamente tentato dalla candidatura nella sua città, ma soppesa pro e contro. «In realtà si presenterà solo se i sondaggi e gli umori lo danno sicuro vincitore», spiegano fonti interne al Movimento 5 stelle. Sarebbe fantozziana la rinuncia alla presidenza della Camera per finire a fare il consigliere di opposizione a Napoli. Con tutto il rispetto per l’incarico. Fico, comunque, ci sta pensando, anche se il vuoto di potere nel Movimento non agevola una scelta difficile.
Ruggini accantonate
Il progetto di Letta e Franceschini, intanto, ha consentito ai due di accantonare le ruggini del passato. L’ex presidente del Consiglio accusò di “tradimento” l’attuale ministro della Cultura, quando l’intero partito spinse Matteo Renzi a Palazzo Chigi a discapito di Letta. «Ma Enrico non cova più risentimenti», giurano nel Pd, facendo anche riferimento all’apertura, in realtà molto cauta, a Renzi. Meglio il pragmatismo che può portare un dem al Quirinale.