Ma che ha in testa Dario Franceschini? Pare che Mario Draghi non abbia usato parole tenere parlando del ministro dei Beni culturali e del Turismo con alcuni interlocutori del Pd, il segretario Enrico Letta in primis. Tra i due non c’è mai stato feeling, ma dopo il battibecco in Consiglio dei ministri di qualche giorno fa, finito sui giornali non certo per mano del premier, ora siamo ai ferri corti. Tutto era nato per il diniego di Draghi – reiterato più volte, vista l’insistenza del ministro – alla proposta avanzata da Franceschini di nominare al vertice della Rai il suo fidatissimo Salvatore Nastasi, segretario generale del ministero da lui retto.

L’impossibile speranza di andare al posto di Mattarella
Una nomina che Franceschini riteneva di sua pertinenza, e per la quale si è molto offeso non solo che Draghi avesse scartato Nastasi, ma che non avesse condiviso le scelte che aveva in animo di fare. E che poi hanno portato al vertice della tivù di Stato l’ancora per poco sovrintendete dell’Opera di Roma Carlo Fuortes (al neosindaco Roberto Gualtieri spetta indicare il nome del successore alla guida del teatro). Inoltre, il presidente del Consiglio si è lamentato con il segretario del Pd di aver ricevuto richieste di vario genere dal ministro, anche e soprattutto al di fuori degli ambiti di sua competenza.

Draghi lo ha messo nella sua black list
Ma, si sa, Franceschini, che nel Pd ha realizzato anche la mozione degli affetti sposando in seconde nozze Michela Di Biase, consigliera del partito in Regione Lazio, è noto per essere, e sentirsi, un capo corrente. E come tale si comporta. In più, il ministro ferrarese si sente un candidato alla presidenza della Repubblica, carica per la quale ritiene di avere non poche possibilità di successo. Quasi come Silvio Berlusconi. E come nel caso del Cavaliere, non si rende conto che invece sono pari a zero. Tanto più ora che Draghi lo ha definitivamente messo nella sua black list.