Prima gli Tajani

Stefano Iannaccone
21/10/2021

L'elezione a capogruppo azzurro di Barelli scatena la faida in Forza Italia. Gelmini e i governisti preparano la controffensiva e puntano a disarcionare il coordinatore che però gode dell'appoggio del Cav. La mappa del partito.

Prima gli Tajani

Un voto che ha lasciato strascichi e apre la faida in Forza Italia. Con un obiettivo importante: sostituire Antonio Tajani, che insiste per la federazione con Lega e FdI. L’elezione di Paolo Barelli, fedelissimo del coordinatore azzurro, come nuovo capogruppo alla Camera al posto di Roberto Occhiuto è andata anche peggio del previsto. Ha scoperchiato le tensioni che covavano già in campagna elettorale. Il ritiro cavalleresco di Sestino Giacomoni, l’altro candidato, è stato un gesto di riverenza nei confronti di Silvio Berlusconi che ha chiesto di evitare la conta. Anche se, nei fatti, era venuta meno la possibilità regolamentare di chiedere il voto segreto.

Lo sfogo di Gelmini contro il cerchio magico del Cav

La ministra degli Affari regionali, Mariastella Gelmini, ha colto l’occasione per denunciare il tentativo di screditare i ministri agli occhi del leader. «Gli è stato detto che noi al governo siamo draghiani e non siamo più berlusconiani, gli è stato raccontato che sulla giustizia non avremmo fatto il nostro dovere in Consiglio dei ministri. Gli è stato detto che ci saremmo venduti. Non possiamo nasconderci che c’è una delegazione di governo con tre persone che sono state da sei mesi tolte dai tavoli con il presidente». L’obiettivo dello sfogo – l’audio è stato diffuso da Repubblica – era appunto il coordinatore Tajani. Un’uscita che ha fatto infuriare Berlusconi che ha parlato di «dichiarazioni contrarie alla realtà». L’ex presidente del Consiglio ha poi comunque lanciato un messaggio rassicurante ai suoi ministri: vuole che Mario Draghi resti a Palazzo Chigi fino alla fine della legislatura.

forza italia: divisioni tra governisti e tajani
Mariastella Gelmini e Renato Brunetta (Getty Images).

L’ala governista di Forza Italia e l’ipotesi di una corrente

Proprio l’ala governista, composta da Mara Carfagna e Renato Brunetta oltre che da Gelmini, si sta organizzando. Tra gli interlocutori più interessati al ragionamento ci sono il vicecapogruppo vicario a Montecitorio, Valentino Valentini, i due vicecapogruppo, Claudia Porchietto e Paolo Russo più Giacomoni, uscito sconfitto dallo scontro per il ruolo di capogruppo. Ma non solo: tra gli altri anche la deputata pratese Erica Mazzetti, il campano Luigi Casciello e l’atleta Giusy Versace. Insomma, lo zoccolo duro di quell’ampia porzione di parlamentari, che comprende anche Massimo Mallegni e Carlo Giacometto, intenzionati a mettere in discussione la posizione di Tajani. Per questo è stato rinnovato l’appuntamento alla settimana prossima per un incontro che consenta di fare il punto. Si sta valutando la strutturazione di un’area che avrebbe tutte le sembianze di una corrente (parola che però agli azzurri fa venire l’orticaria). La strategia di Gelmini e soci è quella di portare Forza Italia su posizioni sempre più moderate, senza appiattimenti sulla linea sovranista degli alleati Salvini e Meloni. «Sia chiaro, nessuna ipotesi di scissione. Restiamo in Forza Italia per fare la nostra battaglia dall’interno. Noi non usciamo», garantisce a Tag43 una fonte vicina all’operazione, che nei fatti è semplice: mettere in discussione e rimpiazzare Tajani.

I Tajani boys contro le sirene centriste di Calenda 

Ma, sull’altra sponda, i fedelissimi del coordinatore ravvisano la tentazione di «portare Forza Italia insieme a Calenda nel progetto centrista a cui sta lavorando». Certo, per riuscirci sarebbe necessaria una riforma della legge elettorale in senso proporzionale. E, come riferiscono fonti interne, non si tratta di un’operazione tecnica: il sistema con cui si andrà a votare può ridefinire il quadro delle alleanze. Un ragionamento bollato come “illazione” dei governisti che anzi rivendicano: «Vogliamo che Forza Italia resti il fulcro del centrodestra e non vogliamo finire fagocitati dalle politiche di Salvini e Meloni che criticano addirittura il Green pass». Veleni incrociati, dunque, che sono il preludio di una fase delicata per un partito che pure era uscito meno peggio degli alleati dal voto delle Comunali. «Queste cose si sa come iniziano e non si sa come finiscono», dice un deputato, citando maliziosamente «Fini, Alfano e Toti». Tre che hanno lasciato il partito per altri progetti non proprio di successo.

faida in forza italia: gelmini e i governisti contro Tajani
Mariastella Gelmini, Anna Maria Bernini, Antonio Tajani e Silvio Berlusconi (Getty Images).

L’inner circle di Tajani: da Gasparri a Ronzulli

Il punto fermo è che Tajani, uscito rafforzato dalla nomina di Barelli, può contare sulla piena fiducia di chi detiene la tolda del comando: Berlusconi. Al suo fianco, oltre a Barelli, c’è l’ala laziale (nel senso della regione) del partito, a cominciare dal senatore Maurizio Gasparri, per proseguire con Francesco Cannizzaro e Alessandro Battilocchio. C’è anche la capogruppo al Senato, Anna Maria Bernini, che resta a distanza dalle posizioni dei ministri, così come la senatrice Licia Ronzulli, considerata da molti una sorta di braccio destro di Tajani. Non è da meno il sottosegretario alla Difesa, Giorgio Mulè, che ha prontamente replicato agli attacchi di Gelmini. Anche il deputato Alessandro Cattaneo è ascrivibile a chi preferisce evitare scossoni all’interno del partito. Ma di sommovimenti ne sono attesi parecchi. La battaglia è solo iniziata con la nomina di Barelli.

 

La risposta del senatore di Forza Italia Massimo Mallegni

Ho letto su un quotidiano online, relativamente alla vicenda dell’elezione del Capogruppo alla Camera di Forza Italia, che il mio nome viene tirato in ballo a sproposito. Non capisco a quale titolo la mia figura sia parte di questa diatriba: non sono interessato a guerre, non sono interessato a correnti. Sono solo interessato a svolgere il mio lavoro di Coordinatore Regionale della Toscana, che mi è stato affidato da Antonio Tajani e da Silvio Berlusconi.  La mia posizione politica è di equilibrio e moderazione all’interno del centrodestra, che per me rimane saldo ed inequivocabile. Essere vicino ad Antonio Tajani è un punto di orgoglio: un uomo moderato, con un grande spessore politico e culturale. Non sono assolutamente disponibile ad accomunare il mio nome a guerre inutili, che in questo momento servono solo a dividere. La fiducia in SIlvio Berlusconi e nelle sue decisioni è totale e a quella ci dobbiamo tutti rifare. Pare incredibile che, ancora oggi, qualcuno che si trova in Forza Italia, miracolato dal Presidente, si muova in maniera scomposta.