Una Forza Italia melonizzata contro gli stessi voleri del fondatore e leader che deve accettare, suo malgrado, il nuovo corso. Silvio Berlusconi vive infatti la metamorfosi del partito, nato e cresciuto a propria immagine e somiglianza. Nessuno mette in dubbio la sua guida, certo, ma nei fatti la linea del Cav che prevedeva un comportamento critico verso Fratelli d’Italia viene sconfessata giorno dopo giorno. E in questi nuovi equilibri, la capogruppo di Fi al Senato, Licia Ronzulli, appare sempre più isolata, pagando la fedeltà assoluta al capo. Dopo essere stata estromessa dalla partita delle nomine (a seguire i dossier ci saranno Gianni Letta e Antonio Tajani), ora ha perso la presa sul grosso dei parlamentari e deve cercare una strategia alternativa: operazione non proprio semplice, considerando le sue diffidenze verso alcuni alleati. Giorgia Meloni in testa. «Negli ultimi giorni, in particolare con l’articolo di Repubblica (che parlava di una corrente Fascina, ndr) ma non solo, sono stati recapitati dei messaggi all’ala più vicina a Ronzulli», spiega a Tag43 una fonte interna agli azzurri. Il contenuto? «Meno durezza e più accondiscendenza verso il governo».

Tajani, interlocutore privilegiato di Meloni con un occhio ad Arcore
La mente politica dell’operazione è il vicepremier e ministro degli Esteri, Antonio Tajani, fin dall’inizio scelto da Giorgia Meloni come interlocutore privilegiato – tanto da considerarlo ormai un ‘suo’ uomo – ignorando puntualmente le richieste di un maggiore ascolto provenienti da Arcore. L’ex presidente del Consiglio non l’ha mai presa bene, ma il pallino è nelle mani della premier in carica. E dalla sua parte gioca il fattore anagrafico. Lo sanno bene anche i parlamentari azzurri. Certamente sono grati a Berlusconi, ma sono consapevoli di dover guardare al futuro, che nel centrodestra si chiama Meloni. È altrettanto consapevole della situazione Tajani, che ha pure pescato il jolly: la sponda di Marta Fascina, deputata azzurra e soprattutto compagna del Cavaliere. Un’occasione d’oro per il ministro degli Esteri che in privato si dice sia preoccupato di non inimicarsi il leader di Arcore, «quasi fosse una scaramanzia, visto quello che è accaduto ad altri scissionisti», riferisce tra il serio e il faceto un esponente del partito. Le sorti toccate ad Angelino Alfano e Renato Brunetta, finiti fuori dai radar della politica, sono ancora un monito per chi è stato sempre al fianco di Berlusconi. Solo che Tajani vive un’epoca diversa.

Si ingrossa la corrente filo-governista
L’aria è quella di chi pensa alla collocazione da qui ai prossimi anni. Il primo esempio di migrazione dal berlusconismo al melonismo è stato in questo senso Gianfranco Rotondi, inossidabile democristiano e storico sostenitore del Cavaliere, che si è convertito al “verbo di Giorgia” per garantirsi la rielezione a Montecitorio. Missione compiuta. Nei prossimi mesi il caso-Rotondi potrebbe non restare isolato. Per questo motivo il corpaccione del gruppo forzista si guarda bene dal praticare la tattica di guerriglia nei confronti del governo. Nessuno vuole fare sgarbi a FdI. Così, inevitabilmente, il drappello di fedelissimi di Ronzulli si sta via via assottigliando con il rischio che la capogruppo resti sostanzialmente sola. Anche il presidente dei deputati, Alessandro Cattaneo, associato alla linea ronzulliana, è in mezzo al guado: non vuole girare le spalle a Berlusconi, ma è consapevole di dover guidare un gruppo che la pensa ormai diversamente da «Silvio». Da qui la missiva, sotto forma di retroscena, fatta arrivare: «O ci si allinea al nuovo corso o ci saranno spostamenti nei ruoli apicali», è la sintesi del messaggio consegnato a Tag43. Cattaneo, che ha già dimostrato capacità di adattamento, è dato quindi in una posizione molto meno critica verso il governo. Alle sue spalle, si sa, scalpita Paolo Barelli, fedelissimo di Tajani che aveva già ricoperto quel ruolo nella scorsa legislatura. Ci sono poi altri nomi finiti sulla graticola, come il vicepresidente della Camera, Giorgio Mulè. «Ma più che ronzulliano lui è un battitore libero, sa che può concedersi delle sortite in libertà», si vocifera tra gli azzurri. Se proprio non dovesse trovare posto nelle prossime liste, vanta un «curriculum da giornalista di tutto rispetto». Insomma, può concedersi qualche libertà in più. A differenza degli altri.