Forza Italia, tanti addii e pochi ritorni: si sgretola il partito di Berlusconi

Redazione
28/05/2021

Il cavaliere da Arcore prova a frenare la diaspora, ma sono già in 25 ad averlo abbandonato, sedotti dalla proposta di Toti e Brugnaro. Ecco di chi si tratta.

Forza Italia, tanti addii e pochi ritorni: si sgretola il partito di Berlusconi

Da Forza Italia a Coraggio Italia. Il partito di Silvio Berlusconi continua a perdere pezzi. Ben dodici deputati sono passati con il nuovo gruppo fondato dal presidente della Regione Liguria e leader di Cambiamo, Giovanni Toti, e dal sindaco di Venezia, Luigi Brugnaro.

La diaspora riguarda cinque donne e sette uomini: Micaela Biancofiore, Maria Teresa Baldini, Simona Vietina, Elisabetta Ripani, Fucsia Fitzgerald Nissoli, Stefano Mugnai, Matteo Dall’Osso, Felice Maurizio D’Ettore, Raffaele Baratto, Cosimo Sibilia, Guido Pettarin e Marco Marin.

L’addio dell’Amazzone Micaela Biancofiore

Un’altra fedelissima abbandona, dunque, Silvio Berlusconi. L’aveva definita l’Amazzone e per il Cavaliere, l’addio di Micaela Biancofiore deve essere stato assai doloroso. Con lei se ne va l’ennesima sacerdotessa del credo berlusconiano. Prima era toccato a Nunzia De Girolamo, sposata con l’ex ministro per gli Affari regionali e le Autonomie, Francesco Boccia, poi è stata la volta di Laura Ravetto cui è seguito il tradimento dell’ex segretaria Maria Rosaria Rossi, tentata dalle sirene del governo Conte, al quale è andata in soccorso votando la fiducia.

L’obiettivo di Toti e Brugnaro

Una nuova area moderata. È questo l’obiettivo di Toti e Brugnaro, i due artefici di un nuovo progetto che mira a prendere le distanze dall’ala sovranista di Giorgia Meloni e Matteo Salvini e porti maggiore equilibrio nella coalizione di centrodestra. L’obiettivo è delineare in modo preciso lo scacchiere politico in vista delle prossime elezioni comunali e, più sul lungo periodo, delle consultazioni politiche.

Nel gruppo gli ex forzisti sono già 25. Un’operazione tessuta in pochi giorni, anche se da tempo filtrava il malumore delle varie anime del partito. «Urgono riforme» aveva tuonato Brugnaro e con lui si è detto d’accordo Giovanni Toti, infastiditi dall’immobilismo dei vertici azzurri degli ultimi mesi.

La formazione di Coraggio Italia

Sono quattro i capi delegazione di Coraggio Italia. Oltre Toti e Brugnaro si tratta di Marco Marin e Gaetano Quagliariello. Il portavoce invece è Paolo Romani, ex ministro dello Sviluppo Economico nel IV governo Berlusconi. In questo scenario, il Cavaliere deve fare i conti anche con condizioni di salute che non gli consentono di agire come vorrebbe, costretto ad assistere alla disintegrazione della sua creatura.

In passato erano stati proprio il suo carisma e la capacità persuasiva a frenare ogni iniziativa tesa a scompaginare gli assetti all’interno del partito. Adesso c’è chi teme che l’emorragia di deputati e senatori possa essere irrefrenabile e le sue discese in campo sono un lontano ricordo.

Il percorso inverso di Renata Polverini

Tra i tanti che scappano c’è qualcuno che rientra tra le fila azzurre. Si tratta di Renata Polverini, la deputata che a gennaio aveva lasciato Forza Italia per votare la fiducia al governo Conte – aderendo al gruppo Centro democratico -italiani in Europa e poi spostarsi al Gruppo misto il 25 febbraio. La notizia è stata comunicata su Twitter dal capogruppo alla Camera, Roberto Occhiuto. Un gesto certamente apprezzato dal Cavaliere ma non sufficiente a fargli tornare il sorriso.

Adesso tutti i fari sono puntati su Mara Carfagna. È stata la prima a reclamare le distanze dalle pulsioni sovraniste di Lega e Fratelli d’Italia, restando, però, sempre accanto al suo leader. Criticata da tanti all’interno del partito alla prova dei fatti ha dimostrato, fin qui, di essere lei la più fedele interprete dello spirito liberal democratico tanto caro a Berlusconi.

Antonio Tajani unico frontman

Si è sgretolato un pezzo di storia Impossibilitato a muoversi dalla sua dimora di Arcore, Berlusconi non può far altro che alzare il telefono e tentare di calmare le acque. La sensazione è che si sia giunti alla fine di un’epoca. Solo Antonio Tajani si espone quotidianamente alle telecamere, rilascia dichiarazioni, prova ad arginare le sommosse interne: tentativi di corto respiro, la diga ormai ha ceduto.