È la Davos di casa nostra, l’appuntamento che manager, banchieri e capitalisti (dai rampanti che vogliono mettersi in vetrina ai già affermati) non possono mancare. Così ogni anno, puntuale come un orologio svizzero, il Forum Ambrosetti di Cernobbio irrompe sulla scema a ricordarci che l’estate sta finendo, e un nuovo anno, le cui prospettive sono di solito peggiori di quello passato, sta per cominciare. Questo è il Forum che sulle rive del lago di Como ci racconta dell’economia che verrà, mettendo insieme solitamente un parterre di ministri e burocrati che neanche l’ambito palcoscenico del Meeting di Rimini raccoglie. Per alcuni impossibile non esserci, per altri un trionfo della chiacchiera in libertà, un prolungamento dei tanti talk show televisivi che ammorbano i palinsesti. Ma la chiacchiera, di questi tempi narcisi, è diventata una florida industria per chi sapientemente la sa orchestrare. E Ambrosetti in questo, almeno così dicono i numeri, è maestro. Chi vuole partecipare al Forum, e sedersi nella stessa salo dove un premio Nobel o un premier pronuncia il suo intervento, si pagano decine di migliaia di euro. Che diventano centinaia se un’azienda (questa edizione per esempio fra gli altri è toccato a Eni e A2a) commissiona ad Ambrosetti una ricerca sui temi che la interessano.
Una formidabile macchina da soldi
Nell’edizione di settembre che si è appena chiusa c’era l’universo mondo, anche perché cadeva a ridosso di elezioni che quasi sicuramente porteranno a una svolta politica, e anche gli ospiti da fuori sembravano presagirlo. Dall’ex segretario di Stato Usa Mike Pompeo al presidente azero Ilham Aliyev, passando per tutti i principali leader politici italiani il parterre è stato decisamente ricco. La visibilità dell’evento porta, come ogni anno, a mettere però in secondo piano la portata delle attività di Ambrosetti, che per buona parte dell’anno si concentrano sulla società di consulenza omonima, che pubblica rapporti e svolge ricerche su commissione per istituzioni, aziende ed enti di ricerca italiani e internazionali risultando una vera e propria macchina da soldi.

Ambrosetti, nel 2021 utili da record
L’ambrosia dell’Ambrosetti sgorga copiosa: i bilanci 2022 depositati alla Camera di Commercio di Milano mostrano un aumento notevole delle attività dell’azienda The European House – Ambrosetti S.p.a., capace di crescere da 30,561 a 39,340 milioni di euro il fatturato. Una crescita del 22,32 per cento che, dice a Tag43 un manager di lungo corso che ha lavorato a lungo nel mondo della consulenza strategica, «è notevole anche per un settore, quello degli affari pubblici e del consulting politico-economico, che dopo la pandemia è rimbalzato», complice la necessità per molti attori di «governare il caos interno e internazionale». Ambrosetti, tra i cui clienti figurano tutte le principali società strategiche del sistema Paese e gruppi di ogni settore, da A2a a Illimity passando per Microsoft Italia, aumenta anche sul fronte dell’utile, che cresce da 4,172 a 4,456 milioni al netto delle imposte (+6,38 per cento). Un aumento minore in percentuale legato soprattutto all’aumento dei versamenti fiscali. Ambrosetti, che nel 2020 ha pagato 796.254 euro di imposte, sale nel 2021 a 1,858 milioni, un aumento di oltre il 57 per cento dei versamenti. Al lordo delle imposte, che nella nota di approfondimento delle attività Ambrosetti sottolinea potenzialmente recuperabili nell’esercizio in corso grazie ai crediti di imposta per le attività di investimento pubblicitario, l’utile del gruppo sarebbe di 6,3 milioni di euro contro i 4,9 del 2020. Sul fronte finanziario, la solidità è dimostrata da un cospicuo fondo cassa dato da depositi bancari per un valore di 17,887 milioni di euro che crediti verso clienti superiori ai 16 milioni esigibili oltre l’esercizio in corso sono destinati a ampliare ulteriormente.

Grazioli e De Molli, le figure chiave di Ambrosetti
Chi sono le figure chiave negli assetti proprietari del gruppo? Chiara Ambrosetti, figlia di Alfredo Ambrosetti, fondatore del gruppo e promotore nel 1975 della prima edizione del Forum di Cernobbio, detiene l’11,11 per cento delle azioni, un settimo della quota maggioritaria detenuta dall’azionista di riferimento, Ganesh S.r.l., che col 77,77 per cento è di gran lunga il socio più importante. Spulciando nei bilanci, si nota che Ganesh S.r.l. è divisa equamente tra due soggetti: Marco Grazioli e Valerio De Molli. Grazioli, 67 anni, è socio dal 2006 tramite Ganesh e in passato ha lavorato alla corte di Ambrosetti dal 1985 al 1994 prima di operare esperienze autonome da consulente con Newton Management Innovation e da docente alla Cattolica di Milano. Ricopre dal 2003, con un’interruzione tra il 2009 e il 2014, la carica di Presidente di Ambrosetti. Valerio De Molli, invece, è amministratore delegato della società. È Managing Partner e amministratore delegato di The European House – Ambrosetti dal 2000. Nel 2008 è stato protagonista, con altri partner, del management buyout di The European House – Ambrosetti liquidando il fondatore. Oltre a tali attività, De Molli è consigliere di amministrazione di Longino & Cardenal, società di rivendita alimentari specializzata nella cucina gourmet, e della Vittoria S.p.a. di Brembate (Bergamo), attiva nel settore degli pneumatici e forte di un fatturato superiore ai 90 milioni di euro. La V.D.M. S.r.l., società di servizi alle imprese di cui è proprietario, ha inoltre ottenuto stando agli ultimi dati di bilancio ricavi per 5,86 milioni di euro e utili per oltre 3 milioni.

Tutti gli uomini e le donne di European House
European House – Ambrosetti detiene inoltre l’1,39 per cento del capitale in azioni proprie. Una quota analoga è garantita agli altri partner che svelano molto della rete di relazioni e competenze che animano la società. Sono soci e partecipano tanto alle attività quanto alla proprietà del gruppo manager di spessore come Luca Petoletti (ex bocconiano ed ex Ispi), Gianluca Consonni, (ex Ibm ed ex senior consultant di McKinsey), la responsabile healthcare Daniela Bianco, nel gruppo dal 2000 e con un passato in Bayer, Flavio Sciuccati, dal 1992 docente alla Bocconi School of Management, Alessandro De Biasio, che lavora del gruppo dal 1996 e ha scalato le gerarchie fino a diventarne partner, Lorenzo Tavazzi, ex Unicredit e Ernst&Young a capo del dipartimento scenari, e Nicoletta Marini, area leader per l’Emilia-Romagna. Oltre a de Molli e Grazioli, dei partner Daniela Bianco è l’unica a essere membro del consiglio di amministrazione. Al cui interno siedono anche Paolo Borzatta, ex presidente della Divisione Tubi di Plastica della Dalmine, ex docente al Politecnico di Milano e da quasi 40 anni impegnato nella consulenza strategica, Giorgio Tonelli, presidente dal 2009 al 2014, e Daniel John Winteler, Managing Director dell’area Special Operations and Business Development con alle spalle una carriera in gruppi come Ciba-Sandoz, Novartis, Alpitour e Miroglio, a lungo membro del cda di Fiat, Juventus, Club Med e La Rinascente, docente di Management all’Università di Torino.

La ricetta della longevità del Forum Ambrosetti
Una rete ramificata, quella di Ambrosetti, che nei suoi gangli mostra dunque l’intreccio di interessi e potenzialità offerte da una cultura relazionale e di studio del contesto economico nazionale strutturatasi in decenni. E che, cosa particolare, vede un management e un assetto proprietario estremamente continuativi, in cui molti direttori operativi sono anche, a loro volta, soci o attori chiave nel processo decisionale. A cavallo tra consulenza, ricerca e attività di think tank, Ambrosetti ha in questa struttura organizzativa articolata il segreto della sua longevità e di risultati operativi che rappresentano il miglior carburante per poter continuare a organizzare la vetrina internazionale del Forum di Cernobbio.