Sono arrivate le motivazioni della sentenza che ha prosciolto il presidente della Regione Lombardia Attilio Fontana dalle accuse di frode in pubbliche fornitureper il “caso camici“.
Fontana e il caso camici
Il Gup di Milano Chiara Valori ha spiegato perché non ha rilevato elementi penali rilevanti nell’inadempimento dell’iniziale fornitura sanitaria di 75 mila camici per 513 mila euro al centro di un contratto del 16 aprile 2020, in piena prima ondata pandemica, tra Dama, l’azienda di cui è titolare Andrea Dini (cognato di Fontana) e la centrale acquisti regionale Aria.

La trasformazione da fornitura a donazione «si è realizzata con una novazione contrattuale che è stata operata in chiaro, portata a conoscenza delle parti, non simulata ma espressamente dichiarata» e non ci fu dunque alcun inganno. Lo ha scritto Valori nelle motivazioni della sentenza con cui ha prosciolto, il 13 maggio, perché il fatto non sussiste, il governatore lombardo Attilio Fontana e il cognato Dini.
Le motivazioni dell’assoluzione di Fontana
A detta del Gup risulta in primo luogo del tutto sfornita di riscontro la tesi secondo cui «la fornitura sia stata dall’origine vestita da donazione allo scopo di celare il conflitto di interesse fra la proprietà di Dama e il presidente Fontana. Al contrario, risulta che il contratto di fornitura era stato stipulato in modo formale, prevedeva un corrispettivo economico, è stato registrato al Protocollo di Aria e sono state emesse le prime fatture». Secondo il giudice, non convince la tesi accusatoria che avrebbe visto Fontana, il cognato Dini, e gli altri imputati creare «artificiosamente le premesse giustificative» per non adempiere gli ulteriori obblighi derivanti dal contratto di fornitura, facendo così mancare i camici destinati al sistema sanitario regionale. Da parte di Dini non vi è stato «nessun inganno» in quanto la sua «volontà, più o meno legittima che fosse, era chiaramente espressa ed è stata correttamente intesa da tutti gli interlocutori». Per Valori non risponde a verità la motivazione dell’accusa secondo cui quando la fornitura, a maggio, fu trasformata in donazione Fontana abbia cercato a posteriori di considerare la fornitura come a titolo gratuito fin dall’origine. E anzi tutto, secondo il giudice, fu reso palese tra le parti: da un lato Dama ha sospeso le consegne, dopo aver fornito 50 mila camici, e dall’altro Aria «ha revocato i mandati di pagamento».Non si può dire, quindi, ha concluso il Gup, che il nuovo accordo per cui Fontana era messo sotto accusa costituisse un mero contratto simulato, teso ad occultare la reale volontà dei contraenti.