Lorenzo Fontana, un filorusso alla presidenza della Camera

Redazione
14/10/2022

Dopo La Russa presidente del Senato, ecco Fontana alla Camera dei deputati. Braccio destro di Salvini e ultraconservatore cattolico, non ha mai nascosto le simpatie per Putin: tutte le volte in cui si è schierato al fianco di Mosca.

Lorenzo Fontana, un filorusso alla presidenza della Camera

È meglio “la Russia” o “La Russa”? Ignazio, il fedelissimo di Giorgia Meloni è ora, ufficialmente, la seconda carica dello Stato. Mentre la terza è Lorenzo Fontana, braccio destro di Matteo Salvini, eletto presidente della Camera dei deputati. Europarlamentare dal 2009 al 2018, poi ministro per la Famiglia e le Disabilità fino al 2019, in seguito titolare degli Affari europei per due mesi nel governo Conte, il 42enne veronese Fontana è un ultraconservatore cattolico (pare reciti 50 Ave Maria al giorno), da sempre in prima fila contro aborto, unioni civili, matrimonio tra omosessuali e, dal 2014, contro le sanzioni nei confronti della Russia. Insomma, una figura fortemente divisiva la cui candidatura, considerato il momento storico che stiamo vivendo, ha fatto storcere il naso a molti.

Lorenzo Fontana, un filorusso alla presidenza della Camera: le volte in cui si è schierato al fianco della Russia di Putin.
La protesta del Pd alla Camera dei Deputati.

Nel 2014 andò in Crimea come osservatore internazionale per il referendum di annessione 

Amico di Alba Dorata e profondo ammiratore di Orban, Le Pen e Putin, a marzo del 2014 fu invitato (e andò) in Crimea in qualità di osservatore internazionale per il referendum di annessione alla Federazione Russa, schierandosi ovviamene a favore dei sì alla consultazione. «Considerando che il sì al referendum sopraccitato ha raggiunto quota del 96,6 per cento, quali sono le ragioni sulla cui base l’Ue vi dimostra avversione politica?», si chiedeva. Sei mesi dopo criticò l’Ue, incapace di capire «la volontà di un popolo» che finalmente sentiva di «essere tornato alla casa madre», auspicando «un passo indietro dell’Unione europea circa le sanzioni alla Russia».

Fontana: sempre dalla parte di Mosca, con il dito puntato contro Nato e Ue

Nel 2016, commentando la decisione da parte della Nato di inviare un piccolo contingente al confine europeo con la Russia, dichiarò: «La scelta di schierare militari al confine russo è schizofrenica e gravissima: le forze mondialiste combattono la Russia identitaria invece di occuparsi del terrorismo islamico. L’esercito lo si schieri per fermare l’immigrazione incontrollata, invece di giocare alla Guerra Fredda». In quell’occasione aggiunse: «La Nato, con la complicità del governo italiano, sta fomentando il conflitto. Vergognosi i silenzi del governo imbarazzante il tentativo del premier (Renzi, ndr) di buttarla in caciara e del ministro Gentiloni di minimizzare». Un mese dopo puntò il dito contro Strasburgo: «Nel parlamento europeo giocano alla guerra e c’è ancora qualcuno che non ha capito che la Russia deve essere un partner importante e non un nemico, ma ormai il mondo sta cambiando nonostante questa Ue, per fortuna».

Lorenzo Fontana, un filorusso alla presidenza della Camera: le volte in cui si è schierato al fianco della Russia di Putin.
Lorenzo Fontana (Getty Images)

La t-shirt “No sanzioni alla Russia” sfoggiata all’Europarlamento

Un tema, quello delle misure contro Mosca, da sempre fumo negli occhi per Fontana, che arrivò a presentarsi all’Europarlamento indossando (assieme a Salvini e al compianto Buonanno) la t-shirt “No sanzioni alla Russia”. Nel 2018, con il varo del governo M5s-Lega, sottolineò come le sanzioni avessero danneggiato, più che la Federazione Russa, il nostro Paese. «Dobbiamo semmai chiederci se lo stesso danno economico ha pesato su altri Stati che sono contrari a cancellare le sanzioni alla Russia», disse. E poi: «l’Italia deve farsi sentire, alzare la voce». Nell’estate del 2019 mise in evidenza la necessità di superare le sanzioni per «dare una spinta al commercio e anche superare quanto successo in Ucraina», auspicando «un riavvicinamento tra Russia e Stati Uniti».

Le dichiarazioni a pochi giorni dall’invasione dell’Ucraina

A inizio febbraio, intervistato dal Foglio, Fontana ha invece detto, con poca lungimiranza e troppa fiducia nel Cremlino: «Il mio punto di vista, che è un punto di vista atlantista ed europeista, è che se la Russia avesse voluto invadere l’Ucraina, cosa che mi auguro non accada mai, lo avrebbe già fatto e che quella della Russia sia la posizione di chi cerca di avere un punto di forza all’interno di un negoziato». Provare a dialogare con la Russia, spiegava il vice di Salvini, «non è un atteggiamento arrendevole, da filorussi, ma è un atteggiamento necessario, pragmatico, per evitare di compiere lo stesso errore che vogliono evitare gli Stati Uniti: creare una saldatura tra gli interessi della Cina e quelli della Russia».

Il 14 febbraio, a dieci giorni dall’invasione dell’Ucraina, Fontana ribadiva ancora l’interesse dell’Italia a mediare, evidenziando una posizione ammorbidita nei confronti delle sanzioni («ci possono stare, ma facciamo in modo che non ci tornino indietro come un boomerang»), verso il Paese guidato dal “suo” zar preferito: «Se trent’anni fa la Russia, sotto il giogo comunista, materialista e internazionalista, era ciò che più lontano si possa immaginare dalle idee identitarie e di difesa della famiglia e della tradizione, oggi invece è il riferimento per chi crede in un modello identitario di società». Così parlò Fontana e le idee sono rimaste quelle.