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Tre palle e un soldo

Fondazione Corriere della Sera, Cairo snobba il centrodestra

Nel consiglio della Fondazione Corriere domina il trittico De Bortoli-Mieli-Calabi che ha scritto la storia del quotidiano degli ultimi 30 anni. Ma non è sfuggita la mancanza di un esponente di area conservatrice. Nonostante il solido rapporto tra Meloni e il direttore Fontana e il fatto che Cairo sia attenzionato da Roma per la linea editoriale de La7.

8 Febbraio 2023 14:23 Giovanna Predoni
Fondazione Corriere della Sera, Cairo snobba il centrodestra

Un tuffo nel passato, una madeleine inzuppata nel saporoso tè dell’editoria che fu. Con in più una copiosa spruzzata di rettorale sapienza. Questo ci ricorda la novella Fondazione Corriere della Sera che il 20 di febbraio insedierà il nuovo consiglio. Sì, perché al suo interno ci sono tre uomini che nella storia recente della Rcs, quella pre Urbano Cairo, hanno avuto un ruolo importante.

Nel nuovo consiglio della Fondazione due bis direttori: De Bortoli, presidente, Mieli e Calabi

Intanto ci sono due bis direttori, Ferruccio De Bortoli e Paolo Mieli. Nella lunga e storia del quotidiano di via Solferino sono gli unici che alternandosi lo hanno diretto per due volte. Il primo, che sostituisce Piergaetano Marchetti al vertice della Fondazione (a proposito, nonostante l’età avanzata e l’averla presieduta per quasi 20 anni, pare che il notaio non l’abbia presa benissimo), è stato direttore una prima volta dal 1997 al 2003, poi dal 2009 al 2015, quando l’allora dominus del giornale, John Elkann gli comunicò ruvidamente e con largo anticipo che avrebbe dovuto lasciare la scrivania al suo braccio destro Luciano Fontana. Il secondo, Mieli (a proposito, nonostante sia ovunque in tivù e spadroneggi sulle pagine culturali del giornale pare non abbia preso benissimo il fatto di non essere lui a fare il presidente), ha guidato il Corriere dal 1992 al 1997 (Tangentopoli e il famoso avviso di garanzia a Berlusconi mentre stava a Pratica di Mare), poi dal 2004 al 2009. E poi c’è Claudio Calabi, che gestì la declinante stagione dei Romiti padroni della casa editrice, che fu amministratore delegato della Rcs dal 1995 al 2000, che quindi i due bis direttori li vide passare nelle sue stanze e soprattutto con De Bortoli si trovò bene al punto poi, complice Luca Di Montezemolo allora capo di Confindustria, da portarselo alla direzione del Sole 24 Ore. Il manager torinese però non è in Fondazione solo per un omaggio al passato, ma anche per riconoscenza. È stato infatti grazie alla sua mediazione se l’anno scorso Cairo si è tirato fuori dal brutto contenzioso con il fondo Blackstone sul palazzo di via Solferino che rischiava di travolgerlo.

Fondazione Corriere della Sera, Cairo snobba il centrodestra
Ferruccio De Bortoli nella sede del Corriere (Getty Images).

Completano la squadra oltre a Monti le rettrici Giovanna Iannantuoni e Donatella Sciuto

Insomma, il trittico De Bortoli-Mieli-Calabi è come l’angelo della storia di Paul Klee: la testa girata all’indietro ma il corpo proiettato in avanti, verso il sol dell’avvenire, che si spera si stagli splendente nel cielo dell’editoria oggi malata. La Fondazione non è solo la memoria storica dei giornale che nei suoi archivi custodisce un patrimonio prezioso di documenti e testimonianze, ma anche un salottino buono che unisce il dibattito sul presente a un afflato formativo verso le nuove generazioni, con la malcelata speranza che esse distolgano lo sguardo dai social per diventare i lettori domani. Ed è per questo che a completare la squadra di De Bortoli ci sono ben due rettrici universitarie, Giovanna Iannantuoni della Bicocca e Donatella Sciuto, reduce da freschissima nomina alla guida del Politecnico. E se anche quella di avere nei cda di aziende e fondazioni massime cariche del mondo dell’istruzione è la moda del momento -come il beige, un rettore si porta con tutto – è innegabile che nella Milano del futuro, quella che proprio adesso sta ridisegnando assetti e poteri, il loro ruolo sia in molti ambiti predominante. A proposito di rettori, nel consiglio c’è anche Mario Monti, peraltro illustre editorialista del Corsera. Il dominus della Bocconi, l’università dei sapientoni, è stato presidente dell’ateneo dal 1994 a quest’anno, fatta salva la breve pausa di quando è stato premier a Palazzo Chigi.

Fondazione Corriere della Sera, Cairo snobba il centrodestra
Donatella Sciuto, rettrice del Politecnico di Milano.

Fa discutere l’assenza di esponenti di area conservatrice 

Inutile nascondere che nella capitale morale del Paese il novello consiglio della Fondazione abbia fatto discutere. Gli esegeti della politica hanno per esempio fatto notare come, in una regione governata dal centrodestra, non ci sia nel consiglio qualcuno che faccia riferimento a quell’area politica. È vero che la Milano metropolitana è una enclave strettamente in mano all’altra parte politica, però il Corriere è il più diffuso e importante giornale italiano e che Cairo non abbia pensato di bilanciare la predominanza tecnocratico-progressista con qualche innesto conservatore ha fatto storcere più di un naso. Anche perché in questo periodo l’editore è attenzionato dai nuovi padroni nei palazzi romani, a dire il vero non tanto per il Corriere, visto il solidissimo rapporto che esiste tra la Meloni e il direttore Luciano Fontana (che ovviamente è rimasto vicepresidente della Fondazione), quanto per le propaggini televisive di Urbano. La premier infatti quando accende La7 e guarda a qualcuno dei talk show della rete deve poi ricorrere al Maalox Plus per digerire l’irritazione.

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