Smart working, da Focusmate a Caveday le piattaforme per essere più produttivi

Camilla Curcio
18/02/2022

Per ritrovare adeguati ritmi di produttività, nonostante il lavoro a distanza, sempre più persone si affidano alle piattaforme online. Spazi virtuali in cui si condivide con sconosciuti l'obiettivo di portare a termine un compito in un tempo preciso. Ecco le più usate.

Smart working, da Focusmate a Caveday le piattaforme per essere più produttivi

Anche a causa delle “distanze” imposte dallo smart working, per molti professionisti mantenere la produttività è diventata un’impresa. Lontano dalla routine quotidiana, la tendenza alla procrastinazione ha portato tanti a prendersela comoda, ritrovandosi poi a concludere una call su Zoom o a scrivere una mail a tarda sera o nelle prime ore del mattino. Un’abitudine poco sana che molti hanno cercato di correggere attraverso sistemi di coworking a distanza, piattaforme che, simulando l’ambiente di lavoro, aiutano a non perdere la concentrazione. 

Smart working, che cos’è Focusmate e come funziona

Ideato nel 2015 da Taylor Jacobson, Focusmate è uno sito web che si propone di aiutare chi studia o chi lavora da casa a mantenere la concentrazione. Gli iscritti possono prenotare sessioni di 50 minuti nelle quali il server li accoppia ad altre persone che desiderano lavorare in quello stesso intervallo temporale. L’abbinamento, in genere, è casuale, anche se spesso capita che i nuovi arrivati vengano affiancati ai veterani. Poco prima dell’inizio, l’utente e il suo “collega” vengono messi in comunicazione attraverso una videochiamata, nella quale si presentano e si spiegano per sommi capi le mansioni da ultimare e il tempo che vogliono impiegare per farlo. La durata massima della sessione costringe chi si iscrive a organizzare la giornata attorno a quell’impegno, dando priorità al progetto da completare. E fare tutto questo in compagnia di un altro individuo, con cui condividere un obiettivo, aiuta a non distrarsi. 

Le piattaforme online che aiutano a mantenersi produttivi sul lavoro
Focusmate vuole replicare uno spazio di coworking fisico sul web (Getty Images)

Evitare la solitudine da smart working per ritrovare la produttività

Nata un po’ per caso, Focusmate, complice il Covid, ha registrato un numero quadruplicato di visite rispetto al normale, 110mila sessioni completate entro novembre 2021 e circa 60mila iscrizioni. «Mi sono ispirato ai principi della psicologia tribale e li ho applicati al nostro stile di vita», ha spiegato Jacobson al Guardian. «Crediamo di essere delle macchine solitarie, capaci di fare qualsiasi cosa da soli, ma non è così. Dobbiamo capire quanto l’interazione sociale sia fondamentale e quanto incida sul nostro sistema nervoso in termini di benessere psicofisico e buona riuscita di una performance». Anche quando si accumula stress, la connessione con gli altri è lo strumento ideale per uscirne. «Quando stiamo in mezzo a persone che ci fanno sentire al sicuro, invece, la preoccupazione sparisce e ritroviamo la tranquillità necessaria per riallinearci e concentrarci. Non siamo atomi ma tasselli di una tribù».

Caveday, l’alternativa a pagamento per uno smart working di gruppo 

Un servizio simile a quello di Focusmate viene offerto dalla startup Caveday che, dal 2017, si pone l’obiettivo di allenare la produttività dei clienti attraverso sessioni di deep focus su Zoom. Si tratta di training da una o tre ore che raggruppano estranei accomunati dal desiderio di portare a termine il compito della giornata. Videocamere accese, microfoni spenti e tutti a lavoro. A supervisionare il team una guida che, dopo 50 minuti, verifica i progressi di ciascuno. Un meccanismo, dunque, simile al progetto di Jacobson, dal quale si differenzia soltanto per un dettaglio: mentre il primo offre tre appuntamenti a settimana gratis o sedute illimitate per 5 dollari al mese, Caveday prevede il pagamento di 20 dollari a sessione o 40 dollari mensili per un abbonamento. «L’ambiente è un po’ quello della palestra», ha puntualizzato Jake Kahana, uno dei cofondatori, in un’intervista a Wired Magazine, «puoi allenarti a casa, è vero, ma farlo con un personal trainer è diverso. In più, lo spirito di sana competizione che si sviluppa tra gli iscritti spinge a dare il massimo».  Anche in questo caso, la pandemia ha aiutato e, da qualche anno, Caveday tiene 38 sedute a settimana, con picchi di 100 persone per volta.

Le piattaforme online che aiutano a mantenersi produttivi sul lavoro
Una sessione firmata Caveday su Zoom (Twitter)

Il corto circuito delle app per lo smart working

Per alcuni esperti, tuttavia, piattaforme come queste risultano contraddittorie. Si presentano come strumenti per eludere la pigrizia e, contemporaneamente, non lasciarsi soffocare dall’ansia da iperproduttività, promettendo al cliente di renderlo produttivo al punto giusto. Un corto circuito che per la professoressa Ella Hafermalz non è altro che la dimostrazione di quanto, nell’immaginario collettivo, la procrastinazione sia stata assimilata al fallimento: «Si tratta di una dinamica che abbiamo interiorizzato a tal punto da aver bisogno di qualcuno che ci sorvegli per non caderci dentro. I coworking virtuali fanno questo, si trasformano in sentinelle e alimentano questa visione».