Dietro Letizia Moratti e la sua campagna elettorale ci sono un romanziere diventato spin doctor e un imprenditore radiofonico. Un guru del centrosinistra e una figura organica del centrodestra nazionale, aggiungiamo noi. Terzo Polo in purezza quello incarnato da Daniel Fishman, 61enne scrittore e comunicatore alla guida dell’agenzia Consenso, e da Tiziano Mariani, 69enne editore di Radio Lombardia e amico di vecchia data di Lady Moratti.
La corsa in solitaria di Lady Letizia
Saranno loro a dover comunicare in un mese e mezzo all’elettorato lombardo l’immagine di una Moratti «concreta, dinamica, tenace». Non potendo contare sulla ramificata struttura territoriale del centrodestra né sulla rete del Partito Democratico, Moratti ha scelto di agire nel modo che più conosce: accentrando tutto su di sé. Matteo Renzi e Carlo Calenda, che l’hanno candidata, restano sullo sfondo. Altrettanto resterà sullo sfondo Lombardia Migliore, l’associazione divenuta lista civica alla cui struttura lavora l’ex forzista Camilla Musciacchio. Sarà confronto diretto: Moratti vuole strappare con la sua esclusiva immagine consensi a sinistra a Pierfrancesco Majorino e voti a destra ad Attilio Fontana. Corsa in salita per la quale ha voluto avvalersi del duplice ausilio di Fishman e Mariani. Così diversi e così complementari.
Fishman, ex stratega di Bonaccini
Come ha fatto notare il Domani, «la strategia che per ora sta adottando Moratti è quella di correre come se fosse realmente competitor di Fontana, nonostante il divario nei sondaggi» (che vedono l’ex sindaca di Milano al 14,8 per cento contro il 45,1 di Fontana e il 40,1 di Majorino). Moratti marca a uomo colui che fino a poche settimane fa era il suo diretto superiore a Palazzo Regione. Lo punge su ogni dossier; lo attacca per presunti errori nella gestione della pandemia; ne sottolinea le fragilità politiche. Giocando all’attacco, colpisce il leghista in una maniera simile a quella seguita da Stefano Bonaccini contro Lucia Borgonzoni nel 2020 in Emilia-Romagna. Non a caso, dietro la vittoria di Bonaccini contro Borgonzoni e, soprattutto, Matteo Salvini c’era la regia di Fishman. Nato a Bradford, Regno Unito, nel 1961, figlio di una famiglia di ebrei egiziani, alunno dell’ex rettore della Statale Enrico Decleva, con cui si laureò in Lettere, Fishman nel 2020 ha seguito con slogan e proposte d’immagine la controffensiva di Bonaccini a Salvini. Temi, territori e target: il presidente della Regione e attuale candidato alla Segreteria del Pd rispose in maniera “salviniana” alla Bestia di Luca Morisi. Ha creato l’immaginazione dei “barbari alle porte” oggi replicata in casa Moratti con una narrazione precisa: concretezza, dinamismo e tenacia sono ciò che mancano al centrodestra che avrebbe tradito se stesso. Non più lo stucchevole mito della “competenza” contro il “populismo”: Moratti si presenta come l’argine all’autoreferenzialità del potere consolidato della Lega e dei suoi alleati.

Così Fishman ha spinto Moratti a candidarsi
Ci sarebbe proprio Fishman, racconta chi conosce bene il Terzo Polo lombardo, dietro la scelta di Moratti di rompere con il centrodestra e di presentarsi come parte lesa nella trattativa con la destra. Dopo la partecipazione della vicepresidente regionale con Calenda & Co alla manifestazione per l’Ucraina di inizio dicembre, la Lega ha risposto con l’ormai noto tweet di Moratti con falce e martello che ha segnato la fine di ogni possibile accordo, sabotando i piani della stessa Giorgia Meloni che da Roma sperava in una ricucitura. Fishman ha capito che Moratti ama essere desiderata, più che lusingata. E sta creando una campagna elettorale che vede l’ex sindaca di Milano presentarsi come autorevole controparte di Fontana. Applicando a Pierfrancesco Majorino la strategia dell’oblio. «Non parlare di Majorino significa renderlo irrilevante agli occhi dell’elettorato», spiegano dal Terzo Polo.
Mariani regista di una Moratti più “pop”
Se Fishman è l’uomo della strategia politica, Mariani è il vecchio amico che deve aiutare Lady Moratti a spingersi dove non è mai giunta prima. Ad assumere, cioè, una postura più pop e meno rigida. Mariani è l’uomo di Radio Lombardia, stazione che dal 1975 ha costruito una parte non secondaria di immaginario culturale nazionale. Un esempio? Mai dire gol e la Gialappa’s Band sono proprio scoperte di Mariani. Il quale, imprenditore del ramo assicurativo e già consigliere di Moratti in Regione, le sta aprendo due fronti. Il primo, sostanzialmente, è quello della comunicazione attiva. I tempi del pubblico della radio sono quelli dei celebri video in cui Letizia Moratti appare intenta a cucinare o a ascoltare gruppi di cittadini. La competenza è nulla senza la forma della comunicazione, e Moratti deve scrollarsi di dosso l’immagine di dura borghese di potere, lontana dalla gente. C’è molto di Mariani dietro questa svolta. Il secondo è quello delle relazioni mediatiche. In Radio Lombardia, basata a Milano e ben introdotta negli ambienti meneghini di potere, Moratti sa di avere un’alleata nel sistema informativo, che costruisce l’immagine di una candidata che lavora già da presidente. Sulle frequenze e sul sito della radio di Via Belinzaghi si moltiplicano sondaggi che danno Moratti avanti a Majorino e prossima a insediare Fontana, sottolineando la consistenza della candidatura dell’ex prima cittadina milanese.

Il rischio di una eccessiva personalizzazione
Moratti è, dunque, concentrata su se stessa. Tutto questo mentre al Terzo Polo è lasciata la politica in senso stretto con la ricerca di candidati e di preferenze pescando dai delusi di centrodestra, Pd e cinque stelle. La campagna viaggia dunque su due binari paralleli ma Moratti, affidando totalmente su Fishman e Mariani la sua strategia politica, corre un rischio. Parliamo della personalizzazione della campagna di una candidata impegnata in una corsa solitaria cercando di risollevarsi nei sondaggi. Né Fishman né Mariani sembrano voler cambiare strategia ma Moratti non può permettersi alcuno scivolone. Ogni stop sarebbe fatale per la chance di spodestare Fontana. Ma fino all’ultimo giorno sarà difficile capire se la macchina della propaganda pro-Moratti avrà avuto successo o se si sarà trattato di un abile gioco delle tre carte volta a tenerla in partita anche contro ogni logica di realismo politico.