Fini pranza a Prati, Emma D’Aquino moderatrice alla Treccani con Amato e le altre pillole dell’8 novembre

Luca Di Carmine
08/11/2022

Fini, per non essere paparazzato, pranza in un ristorante siciliano a Roma Prati. Di cosa ha parlato a tavola? Di tutto, di più. Avvisate Maggioni che Emma D'Aquino ieri moderava una presentazione in Treccani insieme con Giuliano Amato. Le pillole della giornata.

Fini pranza a Prati, Emma D’Aquino moderatrice alla Treccani con Amato e le altre pillole dell’8 novembre

Gianfranco Fini, grazie al suo passato di politico navigato, è un uomo accorto, e sa che è meglio non pranzare in centro: si dà troppo nell’occhio. E allora si va a Prati, zona che è stata una storica roccaforte della destra romana. Ma dove si può fare un pasto senza finire paparazzato? Non certo alla Nuova Fiorentina situata a due passi da piazza Mazzini, dove rischi di trovare mezzo stato maggiore della Rai, e magari pure Paolo Mieli. Il ristorante Pulejo di via dei Gracchi, dove si mangia benissimo ma qualche vip lo trovi sempre, è aperto solo la sera: un vero peccato. E allora che si fa? Oggi, martedì, poco dopo le 13 ecco Fini con i suoi commensali da Siciliainbocca, locale che si trova in via Emilio Faà di Bruno, dove domina la tradizione gastronomica e vinicola della Trinacria. Tra l’altro nella strada accanto c’è pure un comodo parcheggio per i clienti. Di cosa parlava Fini a tavola? Di tutto, di più…

Dite a Maggioni che con Giuliano Amato modera Emma D’Aquino

Molti ricorderanno le polemiche sui conduttori del Tg1, con l’edizione delle 20, la più seguita in assoluto, con tre giornalisti “messi sulla graticola” dalla direttrice Monica Maggioni: Francesco Giorgino, Emma D’Aquino e Laura Chimenti. Fate sapere alla giornalista “embedded” che guida la rete ammiraglia della Rai che ieri pomeriggio nella sede dell’Enciclopedia Italiana, conosciuta dal grande pubblico come Treccani, a fianco di Giuliano Amato c’era D’Aquino. Si trattava della presentazione del volume XXI secolo. Il mondo sospeso. Gli anni della pandemia, e nella sala con Amato c’erano anche Luca Savarino, Paolo Vineis e Massimo Bray per un saluto. Di che si tratta? «Il nuovo volume dell’Istituto della Enciclopedia Italiana, che si avvale della direzione scientifica dei Professori Giuliano Amato e Paolo Vineis, propone una riflessione critica e un approfondimento sull’eccezionalità del tempo che stiamo vivendo e sulle conseguenze della pandemia, che ha completamente sconvolto il nostro mondo rendendo impossibile tornare alla realtà precedente. Si tratta di un’opera che guarda ai possibili scenari futuri e in cui immagini e parole dialogano e si completano per seguire la cronaca dei primi giorni e poi dei mesi successivi, ricostruendo la situazione drammatica e piena di incertezze che si è creata, le difficoltà socioeconomiche, le crisi legate ai cambiamenti climatici e alle emergenze umanitarie e politiche, grazie alle riflessioni di autorevoli studiosi, come tipico della tradizione Treccani». Ricordando che «enormi sono stati i costi in termini umani, sociali ed economici, dimostrando la necessità di una presa di coscienza delle responsabilità su scala globale di fronte a un concetto di salute inteso come diritto dei singoli e della collettività e per la cui tutela devono essere poste in atto strategie comuni fondate su collaborazione e coordinamento a livello internazionale. Quindi un volume sul nostro passato recente, sul complesso presente che stiamo vivendo e proiettato in un futuro da preservare».

Fini attovagliato a Prati, Emma D'Aquino moderatrice alla Treccani con Amato e le altre pillole dell'8 novembre
Emma D’Aquino e Amato alla Treccani.

La stampa estera “battezza” gli apolidi d’Italia

Nasce l’Unione italiana apolidi per dare rappresentanza formale alla frammentata comunità di chi non ha la cittadinanza di nessuno Stato: «Burocrazia, vuoti normativi e scarsa informazione limitano l’accesso a diritti fondamentali come lavoro, istruzione e salute». L’associazione è sostenuta da PartecipAzione, il programma di Unhcr e Intersos, ed è stata presentata presso la sede dell’Associazione della stampa estera in Italia, a Roma, in via dell’Umiltà. “Unia” è la “prima organizzazione in Italia di apolidi per gli apolidi, che mira a migliorare le condizioni di vita di migliaia di persone che vivono in Italia senza la cittadinanza di nessuno stato”. Si stima infatti che siano circa 3 mila le persone apolidi, ovvero senza la cittadinanza di nessuno Stato che vivono nel nostro Paese. Il numero esatto delle persone apolidi è difficile da definire proprio a causa dell’invisibilità che vivono rispetto alle istituzioni. La causa principale di apolidia in Italia e in Europa è legata al fatto che molte persone non hanno acquisito una cittadinanza in seguito alla dissoluzione dell’ex Unione Sovietica e dell’ex Repubblica Federale Socialista di Jugoslavia, una situazione che ha posto le basi per la successiva trasmissione dell’apolidia di generazione in generazione. L’assenza di un’identità legale significa spesso che le persone apolidi hanno un accesso limitato a diritti fondamentali, come l’istruzione, cure mediche adeguate, misure di protezione sociale o un regolare impiego. Gli apolidi privi di documenti incontrano difficoltà a compiere anche attività più semplici, che molto spesso si danno per scontate, come aprire un conto in banca, ottenere la patente o prendere in affitto un’abitazione. Ma l’Italia è all’avanguardia nella tutela delle persone apolidi, avendo ratificato entrambe le convenzioni internazionali sull’apolidia. È inoltre uno dei pochi Paesi al mondo ad aver predisposto una procedura per la determinazione dello status di apolide. Tuttavia rimangono molteplici sfide per garantire l’effettivo godimento dei diritti delle persone che vivono questa condizione. «Nasciamo per colmare un vuoto: normativo, di rappresentanza, di conoscenza e soprattutto di diritti. L’ambizione è quella di diventare il punto di riferimento nel dialogo con le istituzioni», spiega il presidente Unia Armando Augello Cupi. «La volontà dei fondatori di Unia di attingere alla loro esperienza personale come risorsa per migliorare la situazione delle persone apolidi in Italia è per noi una fonte di ispirazione. Facciamo loro un sincero augurio di buon lavoro», afferma Chiara Cardoletti, rappresentate Unhcr per l’Italia, la Santa Sede e San Marino, e «il nostro impegno per porre fine all’apolidia proseguirà nelle convinzione che solo continuando a lavorare in sinergia con le istituzioni e la società civile potremo finalmente rimuovere gli ostacoli che le persone apolidi incontrano nel godere dei loro diritti fondamentali».