Il figlio di Dmitry Peskov, portavoce del Cremlino, si è arruolato nel Gruppo Wagner e con la milizia paramilitare ha combattuto in Ucraina. La vicenda di Nikolay Peskov è finita sotto i riflettori nei giorni scorsi ma, forse, si tratta di una bufala creata ad arte per dimostrare al popolo russo che anche i “figli di” fanno la propria parte nel conflitto.

Il racconto di Peskov jr e la conferma di Prigozhin
Secondo i media russi il 33enne Nikolay Peskov avrebbe servito il Paese indossando la divisa della Wagner, la compagnia di mercenari guidata da Yevgeny Prigozhin. Arruolato tra i reparti di artiglieria, con incarichi legati in particolare all’approvvigionamento, dopo un addestramento di circa tre settimane Peskov jr avrebbe combattuto nella regione di Lugansk per sei mesi. «L’ho considerato mio dovere. Non potevo rimanere in panchina a guardare amici e altre persone che andavano lì. Quando sono andato lì, ho dovuto cambiare il mio cognome. Nessuno sapeva chi fossi», avrebbe detto alla Pravda. La ricostruzione è stata confermata anche da Prigozhin: «Il ragazzo ha servito come chiunque altro, immerso fino alle ginocchia nel fango». C’è però un ma.
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I dubbi di Kyiv: in quel periodo ha preso delle multe a Mosca
Sui canali Telegram legati a Kyiv in molti dubitano che ciò sia davvero accaduto: la presenza di Nikolay Peskov jr al fronte non si concilierebbe infatti con le multe che, a Mosca, il 33enne avrebbe rimediato alla guida della sua auto elettrica.La sua Tesla Model X, in particolare, avrebbe ricevuto due multe per eccesso di velocità a Mosca il 24 luglio e il 6 novembre 2022, proprio nel periodo in cui avrebbe combattuto in Ucraina. Inoltre, una delle foto esibite per avvalorare il racconto sarebbe un’immagine estrapolata da un’intervista che il propagandista Vladimir Solovyov aveva realizzato a gennaio con un mercenario, non identificabile perché a volto coperto. A settembre, poco dopo l’annuncio della mobilitazione parziale da parte di Vladimir Putin, il giovane Peskov era stato vittima di uno scherzo telefonico da parte di Dmitry Nizovtsev, membro della ong Anti-corruption Foundation (che fa capo ad Alexei Navalny): quest’ultimo, aveva finto di convocarlo per le visite mediche per l’arruolamento. A quel punto Nikolay aveva risposto che la sua presenza nelle liste «era un errore» e che, comunque, «avrebbe risolto la questione ad altri livelli».