Direttore: Paolo Madron
  • Economia e Finanza
  • Politica
  • Tecnologia e Innovazione
  • Attualità
x
  • Attualità
    • Cronaca
    • Gossip
    • Web
  • Cultura e Spettacolo
    • Arte
    • Cinema
    • Design
    • Libri
    • Moda
    • Musica
    • Serie Tv
    • Teatro
    • Tv
  • Economia e Finanza
    • Aziende
    • Lavoro
  • Politica
    • Europa
    • Italia
    • Mondo
  • Salute e Benessere
    • Beauty
    • Fitness
    • Food & Beverage
    • Medicina
    • Sanità
    • Wellness
  • Sport
    • Altri Sport
    • Calcio
    • Motori
  • Tecnologia e Innovazione
    • App
    • Device
    • Domotica
    • Gaming
    • Sostenibilità
  • Chi Siamo
  • Scrivono per noi
  • Tag
  • Feed
  • Privacy Policy
  • Cookie Policy
  • Europa

Nella rete di Fight Impunity, la Ong che arruolava nomi di peso

Come ha fatto l’organizzazione no profit di Panzeri, al centro delle accuse di corruzione del Qatargate, a ingannare così tante persone? Facendo leva sulla reputazione dei nomi del suo organigramma. Tra cui Mogherini, Cazeneuve e Bonino. Che però non sono coinvolti e hanno subito detto addio. Il sistema della controversa associazione.

20 Dicembre 2022 15:59 Redazione
Nella rete di Fight Impunity, la Ong che arruolava nomi di peso

Come ha fatto Fight Impunity ad ammaliare (quasi) tutti? Come si era creata tutta quella credibilità, svanita in un colpo solo dopo le accuse di corruzione? C’era qualcuno che sapeva o c’è stato solo un grande inganno? Sono le domande che orbitano attorno all’organizzazione no profit finita al centro del cosiddetto Qatargate, che sta sconvolgendo il parlamento europeo e non solo. L’Ong è stata fondata nel 2019 da Pier Antonio Panzeri, l’ex eurodeputato del gruppo Socialisti e democratici e principale accusato, per promuovere la causa dei diritti umani e consegnare i criminali alla giustizia. Ma le (presunte) condotte criminali alla fine potrebbero rivelarsi altre. E pensare che Fight Impunity era una delle associazioni meglio inserite nelle dinamiche politiche a Bruxelles, con le giuste entrature e qualche aggancio con profili pesanti. Non a caso vantava un ufficio a pochi metri dalla residenza dell’ambasciatore britannico, oltre allo specchietto per le allodole che ha abbagliato molti: una manciata di nomi altisonanti presenti nei suoi organigrammi. Ma che si sono subito affrettati a prendere le distanze da Panzeri, dopo lo scoppio dello scandalo. E persino la targhetta con il nome dell’organizzazione è stata rimossa dalla porta della sede.

Sequestrati 1,5 milioni di euro in contanti dopo almeno 20 irruzioni

Tra i collaboratori di Fight Impunity c’era anche Francesco Giorgi, che tra le altre cose è il compagno della greca Eva Kaili, ex vicepresidente dell’europarlamento: considerati una delle coppie più glamour tra Strasburgo e Bruxelles, sono finiti entrambi in stato di fermo. Niccolò Figà-Talamanca è invece il segretario generale dell’Ong Non c’è pace senza giustizia, che condivide l’indirizzo dell’ufficio in rue Ducale con Fight Impunity: ora è stato rilasciato con un braccialetto elettronico, come hanno spiegato i pubblici ministeri. In tutto, la polizia ha sequestrato 1,5 milioni di euro in contanti dopo almeno 20 irruzioni dentro case, uffici e camere d’albergo in Belgio, Francia e Italia, nell’ambito della maxi inchiesta sulla presunta corruzione e il riciclaggio di denaro, che avrebbe coinvolto rappresentanti politici del Qatar, impegnati, secondo l’accusa, a elargire soldi per garantirsi una bella ripulita d’immagine del Paese, anche e soprattutto in vista del Mondiale 2022 ospitato e appena terminato.

Mazzette dal Qatar al Parlamento Europeo: arrestati Panzeri, Visentini e la vicepresidente dell'Eurocamera Kaili. Cosa sappiamo
Antonio Panzeri. (Getty Images)

Luca Visentini e quella donazione da 50 mila euro

Lunedì, un altro degli arrestati nell’ambito dell’indagine, il segretario generale della Confederazione internazionale dei sindacati Luca Visentini, ha ammesso di aver ricevuto, senza farsi troppe domande, una donazione di 50 mila euro per la sua scalata a segretario, e che in particolare servivano a «rimborsare alcuni dei costi della mia campagna per il Congresso della Confederazione». Ora è stato rilasciato, dopo aver risposto a ogni domanda e respinto le accuse di corruzione. «Non mi è stato chiesto, né ho chiesto nulla in cambio dopo aver preso quei soldi. E non mi è stata posta alcuna condizione per questa donazione».

Il gioco della reputazione e le mancanze burocratiche

Quando è stata fondata Fight Impunity, anche Gianfranco Dell’Alba, un altro ex eurodeputato, ha accettato di essere co-fondatore dell’organizzazione di Panzeri, per aiutare quella che pensava essere una buona causa. Come altri coinvolti nello scandalo, Dell’Alba insiste nel ribadire di essere stato imbrogliato. La Ong insomma gli era sembrata «normale», ha raccontato a Politico. «Quello che è successo dopo, per me, è stato un enorme shock e una grossa sorpresa». Panzeri del resto era stato capace di fare leva sulla reputazione di alti esponenti dell’Unione europea, che ha convinto a mettere la faccia, e non solo quella, sul suo progetto. Molti adesso dicono di non aver avuto ruoli operativi e di non aver mai sentito parlare dei due Paesi protagonisti della presunta corruzione: Qatar e Marocco. Dietro le quinte l’organizzazione no profit non operava in modo normale. La legge belga impone per esempio di presentare ogni anno i conti. Se trascorrono tre anni senza alcuna documentazione, la società può essere liquidata. E secondo il tribunale la Fight Impunity «non ha mai aperto un conto». Oltre a non essere presente nemmeno nel registro per la trasparenza del parlamento europeo, che richiede informazioni alle Ong che vogliono svolgere attività.

Nella rete di Fight Impunity, la Ong che arruolava nomi di peso
Gianfranco Dell’Alba.

Non solo figurine: per Avramopoulos anche un compenso di 60 mila euro

Ad attrarre molti è stato il livello delle altre persone coinvolte nell’Ong. Il comitato onorario comprendeva l’ex capo della politica estera dell’Ue Federica Mogherini, l’ex primo ministro francese Bernard Cazeneuve e l’ex commissario europeo per le migrazioni Dimitris Avramopoulos. Ora si sono tutti dimessi in seguito agli arresti, che non li hanno riguardati direttamente. Avramopoulos ha spiegato di essere stato pagato 60 mila euro tra febbraio 2021 e febbraio 2022 da Fight Impunity. Un altro pezzo da 90 presente nell’organigramma era Emma Bonino, storica leader Radicale ed ex ministro degli Esteri dell’Italia. Dell’Alba e Bonino sono anche l’anello di congiunzione tra le due organizzazioni con sede in Rue Ducale 41 a Bruxelles: Fight Impunity e Non c’è pace senza giustizia.

Cottarelli, Bonino, Di Maio e non solo: i grandi sconfitti degli uninominali
Emma Bonino. (Getty)

Bonino si dichiara estranea e non si ricorda di Panzeri

Dell’Alba è stato eletto al parlamento europeo da candidato nella “lista Emma Bonino” ed è stato il suo capo di gabinetto quando la Radicale è stata nominata ministra per le Politiche europee dal 2006 al 2008. Ha ricoperto il ruolo di segretario generale di Non c’è pace senza giustizia dal 1998 al 2009. L’Ong è stata fondata dalla Bonino, che anche secondo Dell’Alba è «completamente estranea a questa storia». Parlando di Panzeri in una recente intervista dopo lo scoppio del Qatargate, la stessa Bonino ha detto: «Non lo ricordo, forse l’ho incontrato qualche volta quando ero all’europarlamento». Diverse persone che si sono avvicinate a Fight Impunity hanno riconosciuto di essersi fidate di Panzeri per l’alto profilo delle personalità politiche che gli giravano attorno. «Quando abbiamo lanciato questa iniziativa, Panzeri mi ha accennato al fatto che c’erano grossi nomi tra i membri del comitato consultivo», ha detto Dell’Alba a Politico. «Credevo di essere in buona compagnia». In molti ci sono cascati.

Guardia di Finanza, la battaglia per la successione a Zafarana
  • Italia
Giallo Zafarana
Il comandante della Finanza è in scadenza. Nonostante si vociferi di un suo rinnovo, la partita per la successione è aperta. Carrarini, Cuneo, Carbone sono i favoriti. Dietro le quinte si muovono in molti, compresi i grandi vecchi De Gennaro e Pollari. E il governo consulta Savona e Tremonti. Le trame.
Andrea Muratore
Tra pandemia e guerra il settore è in forte crescita. I 33 crematori del Paese non sono più sufficienti. Mentre lo spazio disponibile in molti cimiteri è esaurito.
  • Attualità
Russia, boom dell’industria funeraria
Tra pandemia e guerra il settore è in forte crescita. I 33 crematori del Paese non sono più sufficienti. Mentre lo spazio disponibile in molti cimiteri è esaurito.
Redazione
Un uomo di 47 anni è morto ieri sera sul binario 9 della Stazione Termini. E' stato investito da un treno mentre cercava di liberare il suo trolley rimasto incastrato.
  • Attualità
Roma Termini, travolto e ucciso dal treno: stava recuperando un trolley incastrato
Nell'intento di recuperare il suo trolley incastrato tra la banchina e il vagone, è stato investito e decapitato da un convoglio in transito.
Gerarda Lomonaco
Gigi Bici, ora il suo caso sembra essere risolto visto che la presunta colpevole Barbara Pasetti ha confessato.
  • Attualità
Gigi Bici, la confessione di Barbara Pasetti: «L’ho ucciso»
La fisioterapista, che si trova già in carcere, avrebbe commesso l'omicidio perché stanca delle continue richieste di denaro dell'uomo
Claudio Vittozzi
  • Chi Siamo
  • Scrivono per noi
  • Tag
  • Feed
  • Privacy Policy
  • Cookie Policy
Nielsen Digital Measurement Privacy Policy

Tagfin Srl Sede Legale: Via dell'Annunciata, 7 – 20121 Milano

Numero di partita IVA e numero d’iscrizione al Registro Imprese 11673800964 del Registro delle Imprese di Milano.

Registrazione della testata giornalistica Tag43 presso il Tribunale Ordinario di Milano, n. 100 del 23 Aprile 2021