Domani 21 giugno si giocherà al Tar il match di ritorno della partita Figc contro Lega di Serie A in relazione all’indice di liquidità (il rapporto tra attività disponibili e debiti a breve termine), calcolato sulla base della situazione patrimoniale al 31 marzo 2022. Uno dei criteri di ammissione che la Federazione italiana giuoco calcio ha imposto alle 20 squadre che parteciperanno al prossimo campionato, presentato da tutti i club tranne la Lazio di Claudio Lotito.
Falliti i tentativi di pace tra le parti
Non si tratta certo di un bel momento per lo sport italiano. Il Presidente del Coni Giovanni Malagò e la sottosegretaria allo Sport Valentina Vezzali avrebbero dovuto insistere affinché il presidente della Figc Gabriele Gravina e quello della Lega A Lorenzo Casini si sedessero attorno a un tavolo e si alzassero da questo solo dopo aver trovato una soluzione condivisa. Non è successo e la palla, dopo la decisione del Collegio di Garanzia del Coni che aveva dato ragione ai vertici delle squadre, passa ora al Tar del Lazio, Sezione Prima quater.

Perché la Figc ha insistito per il ricorso al Tar?
II Tribunale amministrativo nel 2014 aveva già stabilito che non si possono impugnare le decisioni del Collegio di Garanzia fino a quando non siano rese note le motivazioni. Identica è la situazione della causa tra Figc e Lega perché, anche in questo caso, il Collegio di Garanzia non ha ancora depositato le motivazioni della decisione. Perché allora, ci si chiede, la Figc ha voluto comunque rivolgersi al Tar del Lazio? Perché la composizione di quell’organo è cambiata. Oggi la Sezione che si occupa della causa è presieduta da Francesco Arzillo, il quale potrebbe cambiare idea rispetto a quanto stabilito dal Tribunale amministrativo nel 2014 (anche perché, caso non molto frequente, lo stesso Arzillo sarà, allo stesso tempo, presidente e relatore della causa). Malagò dal canto suo ha dichiarato che Federcalcio e Lega, su un tema cosi delicato come quello dei requisiti patrimoniali delle società di serie A, devono cooperare. Altrettanto ha fatto Valentina Vezzali, la quale si è unita al coro di chi auspica la gestione congiunta della materia. Altri non hanno mancato di rilevare che la vicenda per la quale Figc e Lega sono arrivate alle carte bollate è davvero singolare perché è lo stesso Statuto della Figc, all’articolo 7, a stabilire che quando le società sono chiamate ad adottare determinati modelli di gestione ciò può avvenire soltanto dopo aver sentito la Lega.
Un filosofo al Tar
Eppure la Figc ha fatto orecchie da mercante di fronte alla decisione del Collegio di Garanzia a Sezioni Unite, ossia il massimo organo della giustizia sportiva, arrivando a contestare persino il parere del Tribunale federale Nazionale. Evidentemente è sicura di vincere. Nessuno, senza una tale certezza, si assumerebbe infatti il rischio di una causa al Tar del Lazio. Tutto ora è nelle mani di Arzillo, conosciuto come magistrato equilibrato ed equidistante. I cui interessi spaziano dalle materie giuridico-amministrative alle istanze speculative della modernità in rapporto all’eredità della metafisica classica, specialmente per quanto riguarda il pensiero di Giovanni Duns Scoto. Arzillo, autore di alcuni saggi pubblicati dalla casa editrice Leonardo Da Vinci collabora inoltre con varie riviste filosofico-teologiche, tra le quali Studi cattolici (Milano) e Sapientia (Napoli).