Mentre l’Italia era ancora in piena emergenza sanitaria, nel gennaio del 2021 c’è stato chi si è presentato in procura di Milano per depositare un esposto che rischia di creare non pochi problemi a Confindustria e al sistema politico economico del capoluogo lombardo. La denuncia riguarda atti di presunta corruzione dei vertici di Fiera Milano rispetto ai fornitori di materiale di allestimento per la controllata Nolostand.
Un esposto in Procura a Milano denuncia presunte irregolarità
È un film che in procura non è nuovo. Lo hanno infatti già visto nel 2016, quando proprio la Nolostand finì sotto indagine e poi l’anno successivo fu commissariata per un anno. Il pubblico ministero che ha in carico il fascicolo è Paolo Storari, nome balzato proprio in queste settimane agli onori della cronaca per la bufera giudiziaria che ha determinato la sua rottura con il procuratore capo Francesco Greco e sconvolto l’intero palazzo di Giustizia milanese. Storari, il magistrato che ha consegnato a Piercamillo Davigo le carte riguardanti le rivelazioni di Amara sulla cosiddetta “Loggia Ungheria” (una associazione segreta che avrebbe condizionato inchieste ed equilibri di potere nei principali uffici giudiziari italiani), è lo stesso che, a fianco di Ilda Bocassini di cui era uno dei pupilli, nel 2017 aveva chiesto e ottenuto dal tribunale il commissariamento del Gruppo Fiera e aveva poi guidato l’accusa nei processi intentati contro i vertici del consorzio Dominus.
La Nolostand era già stata commissariata nel 2017
La denuncia di gennaio genera numerosi dubbi sull’effettiva messa in sicurezza della Nolostand dopo il commissariamento decretato dal Tribunale nel 2017. I giudici avevano accertato i legami tra un importante fornitore di allestimenti (che aveva fatturato 18 milioni di euro con Fiera), il consorzio Dominus appunto, i vertici di quest’ultimo, Giuseppe Nastasi e Liborio Pace (entrambi condannati a svariati anni di carcere) e la criminalità organizzata. Il ripresentarsi di un episodio corruttivo costringerà la società a fare verifiche approfondite sulla gestione delle gare di acquisto e sui fornitori, oltre che sulla più generale efficacia dei controlli. Su questi ultimi sovrintende il consiglio d’amministrazione; quello in carica al momento dello scoppio dello scandalo fu, a suo tempo, dimissionato dalla Procura.

Una grana per il nuovo ad di Fiera Luca Palermo e il presidente Bonomi
Le procedure anti-corruttive vennero implementate durante la gestione del precedente amministratore delegato Fabrizio Curci, il quale prese la guida della società al termine della gestione commissariale, nell’autunno 2017, per poi abbandonarla improvvisamente a inizio 2020, quando la pandemia era appena scoppiata. Oggi la denuncia sollevata dall’esposto rischia di compromettere il profilo reputazionale della società, oltre che accendere un faro su procedure e decisioni di manager e amministratori. Il tema è delicato e dovrà essere gestito al meglio sia sotto l’aspetto dell’immagine sia sotto quello di eventuali correttivi alla gestione. Un impegno cui dovrà cimentarsi il presidente Carlo Bonomi (che è anche presidente di Confindustria) e il nuovo amministratore delegato, Luca Palermo, in carica da gennaio di quest’anno con il compito di rilanciare il gruppo fieristico e congressuale milanese, dopo il crollo di fatturato determinato dal Covid.